Friday, 16 May 2025
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Pubblicato il 15 May 2025 alle 16:25
Olbia. La protesta contro il divieto di accesso alla cima di Tavolara si sposta ora anche in Consiglio comunale. Dopo le voci delle guide ambientali e del neonato comitato TavolaLibera, oggi è il gruppo consiliare del Partito Democratico di Olbia a intervenire con decisione, depositando una mozione per chiedere il ritiro immediato dell’ordinanza sindacale n.28 del 13 maggio 2025, che vieta in modo permanente “le attività di arrampicata verso la cima dell’isola di Tavolara”.
Le consigliere e i consiglieri dem – Ivana Russu, Antonio Loriga, Gianluca Corda, Maddalena Corda, Rino Piccinnu e Mariangela Marchio – condividono la necessità di tutelare l’incolumità pubblica, ma ritengono che la misura adottata dal sindaco Settimo Nizzi sia una risposta “sbagliata e inefficace”. “La sicurezza è una priorità – scrivono – ma vietare in modo totale e permanente l’arrampicata e l’escursionismo non è una scelta lungimirante, né equilibrata”.
Al centro della critica c’è l’approccio dell’amministrazione, giudicato ancora una volta repressivo e privo di visione: “Quando non si è in grado di gestire, si vieta – affermano – come già avvenuto con gli ecobox, le panchine rimosse o la chiusura anticipata dei locali del centro. Anche in questo caso, invece di affrontare la questione con un piano serio, si sceglie la scorciatoia del divieto”.
Il gruppo PD ricorda che nella stessa ordinanza si ammette l’assenza di una regolamentazione organica per l’accesso alla vetta: “È proprio questa la vera lacuna da colmare. Tavolara è un patrimonio naturalistico e paesaggistico unico, che merita di essere protetto, ma anche reso fruibile in modo sicuro e sostenibile”.
Per questo la mozione chiede non solo il ritiro del provvedimento, ma anche l’apertura di un tavolo tecnico che coinvolga istituzioni, operatori del settore, guide escursionistiche e rappresentanti delle comunità locali, con l’obiettivo di definire insieme un regolamento condiviso di fruizione controllata. Un modello – sottolineano – già sperimentato con successo in altri luoghi simbolo dell’escursionismo sardo, come il “Selvaggio Blu” o l’accesso contingentato a Cala Goloritzé.
Il testo sottolinea anche possibili profili di illegittimità giuridica dell’ordinanza, e preannuncia una richiesta di esame formale alla Prefettura.
“Ancora una volta – si legge nel comunicato – ci opponiamo con forza a decisioni calate dall’alto, senza confronto né condivisione. Olbia ha bisogno di soluzioni intelligenti, non di scorciatoie repressive. Il turismo ambientale può e deve convivere con la tutela del territorio, promuovendo uno sviluppo rispettoso, inclusivo e consapevole.”
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