Thursday, 14 August 2025
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Pubblicato il 14 August 2025 alle 15:40
Olbia. Marco Meloni, talento emergente tra le luci di Londra, si stringe in un abbraccio ideale tra innovazione e tradizione: è lui il nome che porta a casa il prestigioso titolo Best International Hotel Bar, aggiungendo un altro tassello alla sua ascensione nel firmamento della ristorazione globale. Vincitore agli Spirited Awards di Tales of the Cocktail, la fondazione americana di New Orleans riconosce ancora una volta, il talento italiano capace di ridefinire l’hospitality baristica.
Dietro questo successo c’è la storia di un bar giovane ma già distintivo: il Side Hustle, aperto nel maggio 2021 all’interno del NoMad Hotel dove l’earned reputation di Marco è cresciuta da aiuto bartender a bar manager in poche stagioni. L’itinerario di Meloni racconta una carriera costruita sui contatti giusti e sulle opportunità: da Olbia, dove la scuola di bartender lo spinse a entrare nel team del popolarissimo Bar Gregorio, ai maestri incontrati nel cammino—Emilio Rocchino, fondatore di Macchia Mediterranea e Spirits Boutique, e Leandro Serra al The Duke di La Maddalena—fino alla svolta londinese che ha delineato la sua figura di riferimento nella scena internazionale.
Nel 2019, dopo una stagione da responsabile del rooftop bar all’Ostrica Ubriaca di Golfo Aranci, la decisione di trasferirsi a Londra per affinare l’inglese e crescere professionalmente, iniziando come aiuto bartender all’Opium, Chinatown.
Come è stato il percorso dalla tua esperienza a Olbia, grazie alla scuola di bartender, fino a diventare bar manager del Side Hustle a Londra? Quali sono state le sfide più grandi e le lezioni più importanti lungo la strada?
"Tutto nacque nel mio primo posto di lavoro, il Carpe Diem a Monti. Massimo, il titolare del bar, è stato il mio primo vero mentore ed è lui che mi ha sempre spinto a migliorarmi professionalmente. Dopo aver fatto il primo corso da bartender, ho avuto un grandissimo supporto dai miei compaesani, forse questa è la cosa che mi ha spinto di più ad avventurarmi in questo lavoro. Mi sono poi mosso ad Olbia per lavorare con Emilio Rocchino, figura di livello altissimo che mi ha insegnato tanto e successivamente mi ha introdotto a Leandro Serra, proprietario del The Duke a La Maddalena, dove ho lavorato nel 2018. Una grandissima esperienza che mi ha aiutato a capire tanto del mondo del bar. Decisi di andare a Londra con l’intento di rimanere un anno per imparare l’inglese. Purtroppo il Covid aveva altri piani e un’opportunità mi porto a Dubai, per poi ritornare a Londra nel 2021, per l’apertura del NoMad hotel, dove ho iniziato come barback. Ovviamente, lavorando con tanti professionisti intorno, la progressione non è mai facile ma con tenacia e determinazione sono riuscito a ritagliarmi il mio spazio. La sfida più grande è stata adattarmi a questo contesto, che era nuovo per me.
Il Side Hustle ha recentemente vinto il premio come Best International Hotel Bar agli Spirited Awards. Quali sono gli elementi chiave che rendono questo bar così speciale e riconosciuto a livello mondiale?
"Secondo me gli elementi chiave sono la cura del cliente e l’ospitalità. Ovviamente essendo il bar dentro un hotel è un tipo di servizio diverso dove trova posto un bel mix tra un servizio di lusso e un servizio molto amichevole. Ci sono elementi di lusso, ma questo lusso è trasmesso attraverso l’importanza che ha per noi il cliente. A livello tecnico i drink sono studiati con una cura del drink quasi ossessiva. Direi che c’è un lungo processo per creare i drink e il menu, e a vibe del bar sicuramente è la cura del cliente. Ecco l’arma vincente".
La tua esperienza include anche un periodo a Dubai al Mandarin Oriental. In che modo questa esperienza internazionale ha influenzato il tuo stile di bartending e la tua visione del settore?
"Probabilmente in oriente è stata la più difficile perché ovviamente Dubai è esplosa forse qualche anno dopo in termini di bar. Però è stata un’esperienza utile in termini di lusso che mi ha insegnato come rapportarmi con una determinata clientela tornando utilre quando mi sono trasferito a Londra".
Guardando al futuro, quali sono i tuoi obiettivi professionali e quali tendenze vedi emergere nel mondo dei cocktail e dell’ospitalità internazionale?
"Secondo me la tendenza sarà tornare all’origine del bar. Ho visto in questi anni un sacco di bar aprire. Il bar per come l’ho conosciuto io è un posto dove le persone devono entrare e sentirsi a casa, sentirsi coccolati a prescindere dall’offerta ma devono sentirsi come se fossero a casa loro. Questo sta già tornando di moda. Il bar deve essere un luogo sicuro, un momento di comfort e ovviamente di divertimento e l’interazione con il cliente è molto importante. Questo è il vero spirito del bar che sta tornando di moda".
Un sogno nel cassetto?
"Il sogno nel cassetto sarebbe per me quello di tornare a casa, nella mia Olbia. Piano piano iniziare a costruirmi qualcosa di mio, anche se so bene che non è affatto semplice. Dovrei dapprima ambientarmi per poi lavorare in qualche locale e ritornare in contatto con quella che è la comunitàè la gente del posto. Però sicuramente il mio sogno del cassetto sarebbe di aprire il mio bar a Olbia".
A questo punto vogliamo sapere quale è il tuo drink preferito, e le dosi ad hoc?
"Il mio americano preferito ha parti uguali di Bitter Campari e Punt e mes con un tocco di soda, guarnito con una scorza di limone e una fettina di arancia".
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