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Olbia: l’arte di Irene Recino intreccia epoche nel verde

Un nuovo racconto visivo senza tempo, arricchisce il parco Fausto Noce

Olbia: l’arte di Irene Recino intreccia epoche nel verde
Olbia: l’arte di Irene Recino intreccia epoche nel verde
Laura Scarpellini

Pubblicato il 07 November 2025 alle 08:00

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Olbia. Durante Monumenti Aperti la città di Olbia ha accolto con entusiasmo l’installazione di Irene Recino artista poliedrica da tempo perfettamente integrata con il tessuto artistico olbiese. L'installazione è intitolata “Esseri temporali”, e di fatto vede un’opera che esplora tempo, mito e identità attraverso una poetica fusione tra pittura e scultura. Nel cuore della città di Olbia il Parco Fausto Noce si è trasformato in palcoscenico di una riflessione artistica e sociale. 

 "L'opera scultorea rappresenta un albero stilizzato bifacciale, - ci illustra Irene Racino - realizzato in ferro battuto, i cui rami si intrecciano tra le quattro cornici che contengono le opere: nella parte frontale sono collocate quattro sculture a bassorilievo in terracotta e sul retro abbiamo quattro rappresentazioni pittoriche. Le opere raffigurano: Elena di Gallura, Claudia Atte, Iolao ed Ercole, mettendo in relazione personaggi e mito, creando un dialogo tra epoche passate e scoprendo come osservatore silenzioso un albero di ulivo secolare".

L'installazione, realizzata in collaborazione con il Comune di Olbia e Aspo, si sviluppa come un albero-scultura attraversato da quattro opere pittoriche che raffigurano altrettante figure emblematiche: Elena di Gallura (XI–XII secolo), prima donna sarda a salire su un trono; Claudia Atte, la schiava divenuta libera e celebre come concubina di Nerone; Ercole, eroe e dio della tradizione classica; e Iolao, mitico eroe tebano e nipote di Ercole. Queste figure sembrano dialogare tra loro lungo i rami della scultura, creando una mappa visiva che intreccia potere, libertà e leggenda attraverso i secoli. Il contesto paesaggistico del parco, arricchito dal suggestivo foliage autunnale, si fonde armoniosamente con le opere rendendo l'insieme particolarmente evocativo.

Per la città di Olbia l'intervento di Recino assume una valenza particolarmente significativa: non si tratta solo di una mostra en plein air, ma di un'occasione per ripensare il rapporto tra pubblico e spazio urbano, tra memoria storica e immaginario collettivo. Il sindaco Settimo Nizzi, presente all'inaugurazione dell'installazione, ha espresso grande orgoglio per l'evento, sottolineando come l'opera trasformi il parco olbiese in un luogo non solo ricreativo, ma anche culturale e simbolico.

Il progetto dell'artista riveste in questa occasione una doppia funzione: estetica e civica. Da un lato, innesca il dialogo tra pubblico e arte, offrendo una lettura visiva di figure femminili e mitiche che hanno segnato, in modi diversi, la storia della Sardegna e del Mediterraneo. Dall'altro, dimostra come lo spazio pubblico possa diventare cornice di racconti collettivi, di riflessione critica e di bellezza condivisa.

Irene Recino emerge qui come una interprete capace di tradurre in segni concreti il fluire di tempi, memorie e aspirazioni. Con una pratica che intreccia pittura e installazione, l’artista invita alla riflessione su temi centrali della contemporaneità: identità, potere, libertà e memoria. L’emergere di queste figure all’interno di un contesto urbano, frequentato quotidianamente da residenti e visitatori, amplifica la portata sociale dell’opera: non solo fruizione estetica, ma stimolo al pensiero critico e al dialogo tra diverse generazioni.

Per chi si è avvicinato all’opera, l’invito è chiaro: fermarsi, osservare, ascoltare. Lasciarsi guidare dalle figure, dalle compressioni cromatiche e dai silenzi evidenziati dall’installazione, per comprendere come passato e presente possano dialogare in modo vivo nel tessuto urbano. Quasi un proseguo stanziale dell'evento di Monumenti Aperti che, oltre l’aspetto visivo, racconta una città in relazione con la cultura, capace di trasformare i propri luoghi comuni in occasioni di consapevolezza e bellezza condivisa.

Mi parli un pò di lei, come ha iniziato ad interessarsi alla sfera artistica?

"Ho sempre disegnato, fin da piccola. Dopo il diploma superiore ho sperimentato la decorazione ceramica e in seguito mi sono trasferita a Cagliari, dove ho frequentato lo IED, conseguendo il diploma in Grafica pubblicitaria. Ho sempre continuato a disegnare sperimentando nuove tecniche espressive.
Da 10 anni a questa parte c'è stata una nuova consapevolezza, una maturazione legata a sperimentazione tecniche diverse, matita, acquerello, pastello, acrilico su tela, china e pennino, e esperimenti di incisione e stampa. Le competenze grafiche mi hanno permesso di curare la presentazione di ogni mio progetto, fino alla grafica editoriale dei due libri "Abitare il tempo" e "07026 epistolario olbiese" realizzati in collaborazione con Archivio Cervo. Coltivando lo stretto rapporto tra spazio e tempo prendono corpo tutti i progetti successivi dai quale traspare la nuova visione artistica, con "Abitare il tempo" (2018) che racchiude 70 opere realizzate con diverse tecniche espressive, dedicate alla città, ai luoghi dimenticati, agli scorci, incarnando proprio il rapporto tra spazio e tempo, passato e presente. Con "07026 epistolario olbiese" (2019) Compare un nuovo soggetto: la figura umana, con 30 personaggi olbiesi ritratti a matita, accompagnati da ritratti letterari in forma aneddotica ed epistolare curati da Fabrizio Derosas.
Oltre 30 opere tratte da questi 2 progetti, sono presenti nello spazio urbano, decorando le pensiline delle fermate degli autobus Aspo. Una selezione di opere sempre ispirate alla città decorano la parete laterale del "ponte di ferro"  (luglio 2020): pannelli che si estendono per una decina di metri.
"Nella città di Iolao" (dicembre 2020) con una ventina di opere a china e pennino, vado a rappresentare il rapporto tra l'uomo, il lavoro, la fatica e la città.
Infine con "Esseri temporali" (2023/2025) ritorna il concetto  di spazio e tempo, sempre presente nella mia ricerca artistica, che mette in connessione storia, mito e leggenda in un luogo condiviso come il parco Fausto Noce, dove i fruitori del verde urbano diventano spettatori e lo spazio diventa fatto comunicativo.
Posso aggiungere che la peculiarità  dell'opera è  quella di avere  un doppio volto, di offrire una duplice visione dei personaggi rappresentati.
Le sculture, come forme modellate dalla natura, sono inserite in uno spazio aperto, ma visivamente ben  circoscritto, che diventa uno spazio intimo, personale,  ai piedi di un ulivo secolare, che simbolicamente affonda  le radici  nel passato. Un albero/totem I cui rami sostengono  le 4 opere bifacciali mettendo in relazione personaggi storici e mito e creando un dialogo tra epoche passate.
Altrettanto simbolica è la scelta di ambientare l'opera bel parco dove l'albero/totem trova una collocazione naturale.

Lei è anche scrittrice. Come nasce la voglia di scrivere?

"La scrittura è un elemento fondamentale che utilizzo per riordinare le idee, per tradurre il significato di ciò che realizzo, per dare un'interpretazione personale, ma anche una descrizione del mio lavoro, trasformandolo in segno. A modo mio, scrivendo parlo di ciò che faccio".

Un sogno nel cassetto?

"In realtà  credo di aver realizzato molti dei miei sogni nel cassetto. Sento sempre l'esigenza di trovare risposte e perciò approfondisco i temi che mi interessano attraverso una continua ricerca che poi si traduce nelle opere, nei luoghi, nei personaggi che rappresento. La curiosità per questi temi mi spinge a trovare sempre nuovi argomenti e credo che questo dia un vero impulso al mio lavoro".