Thursday, 06 November 2025
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Pubblicato il 06 November 2025 alle 11:00
Olbia. C'è una tovaglietta – di quelle di carta che nei ristoranti servono più a decorare che a proteggere – che ho trovato in Piemonte (Avigliana) e perfino a Olbia. Raffigura una mappa dell'Italia dei vini. Un'idea che potrebbe essere simpatica, didattica persino. Il genere di cosa che fa sentire intelligente il turista tra un antipasto e il primo. Peccato che, a uno sguardo più attento, riveli un'insopportabile contraddizione: la zona nord-orientale della Gallura, patria della Vermentino di Gallura DOCG – l'unica DOCG bianca della Sardegna, per la cronaca – appare in bianco. Vuota. Come se non esistesse.
Sulla Sardegna, intendiamoci, compaiono denominazioni come Cannonau, Carignano, Monica, Vernaccia e altre. Tutto regolare, tutto al suo posto. Ma per quella porzione di costa e colline che va da Olbia a Monti, passando per Berchidda, fino ad Arzachena e Palau – terra di granito, di vento, di vigne che guardano il mare – non appare alcun riferimento alla Gallura come zona viticola distinta. Niente. Il vuoto cosmico.
La patria della Vermentino di Gallura DOCG, l’unica DOCG bianca di Sardegna, è lasciata vuota. Bianca, appunto. Ironia perfetta: il bianco migliore dell’isola cancellato dal bianco della stampa.
La zona di produzione comprende i comuni di Aggius, Aglientu, Arzachena, Badesi, Berchidda, Bortigiadas, Budoni, Calangianus, Golfo Aranci, Loiri Porto San Paolo, Luogosanto, Luras, Monti, Olbia, Oschiri, Palau, S. Antonio di Gallura, S. Teodoro, S. Teresa di Gallura, Telti, Tempio Pausania, Trinità d’Agultu e Viddalba (in provincia di Sassari). Tutti tagliati fuori, come se nessuno di loro avesse mai visto un grappolo d’uva.
Eppure il disciplinare è chiarissimo: uve da vigneti galluresi, terreni granitici, altitudine entro i 500 metri. La prima DOCG sarda, riconosciuta nel 1996. Non un dettaglio da sbagliare su una tovaglietta didattica, ma un forte simbolo di identità territoriale.
Non è campanilismo, è semplice geografia. Ignorare la Gallura su una mappa del vino è come dimenticare la Normandia su una carta dei formaggi o le Highlands su quella del whisky. E il fatto che la tovaglietta in questione circoli anche nei ristoranti di Olbia rasenta la comicità: sembriamo i primi a non crederci davvero.
Forse è il segno di un vizio più grande: la tendenza a semplificare, a livellare tutto sotto l’etichetta “Vermentino di Sardegna”, perdendo la specificità dei luoghi. Ma il Vermentino di Gallura non è “uno dei tanti”: è un vino di granito, di vento, di mare invisibile ma presente in ogni sorso.
Forse è ora che anche le tovagliette imparino un po’ di geografia. Perché se la Gallura resta in bianco sulla mappa, a perderci non è solo lei. È il racconto stesso del vino italiano.
E quello, si sa, merita di essere scritto — e bevuto — con più attenzione.
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