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“Un grande errore storico”: la replica di Marco Piro sulla Gallura assente dalla mappa dei vini

Il presidente del Consorzio Vermentino di Gallura DOCG commenta la curiosa dimenticanza sulla tovaglietta

“Un grande errore storico”: la replica di Marco Piro sulla Gallura assente dalla mappa dei vini
“Un grande errore storico”: la replica di Marco Piro sulla Gallura assente dalla mappa dei vini
Patrizia Anziani

Pubblicato il 06 November 2025 alle 12:00

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Olbia. Il presidente del Consorzio Vermentino di Gallura DOCG commenta con ironia (ma anche fermezza) la curiosa dimenticanza sulla tovaglietta che lascia in bianco la patria del Vermentino (qui l'articolo).

Dopo l’ironia, arriva la competenza. La “tovaglietta del vino” che dimentica la Gallura – quella che rappresenta l’Italia enologica ma lascia vuota la zona del Vermentino DOCG – non è passata inosservata neppure a chi, di quel vino, è custode ufficiale. A commentare la vicenda è Marco Piro, agronomo e viticoltore e presidente del Consorzio di Tutela del Vermentino di Gallura DOCG. Davanti alla mappa “distratta”, Piro sorride ma non nasconde la perplessità: “Diciamo che in quella tovaglietta sono citati i vitigni, non i vini e le denominazioni tutelate. Ma dimenticare la Gallura ed il Vermentino resta comunque un grande errore storico e culturale”.

Con la calma di chi conosce bene la materia, Piro spiega perché: “Il Vermentino, nelle sue due declinazioni – di Gallura DOCG e di Sardegna DOC – è oggi il secondo vitigno per estensione della superficie vitata in tutta l’isola, dopo il Cannonau. Parliamo di oltre cinquemila ettari di superficie dedicata al Vermentino in tutta la Sardegna di cui oltre 1500 in Gallura sotto la DOCG, contro i circa 7.430 del Cannonau, circa 2470 di Monica e 2050 di Carignano per finire ad esempio con i 340 della Vernaccia ed i 270 della Malvasia”.

Un patrimonio enorme, frutto di secoli di storia e adattamento. “Il Vermentino – racconta Piro – arrivò in Italia via mare, dalla Francia alla Liguria, dove troviamo il suo ‘cugino’ Pigato, praticamente lo stesso vitigno ma con leggere differenze di colore, così come avvenne in Piemonte con l’uva Favorita. Sempre via mare, passando per la Corsica e lo stretto di Bonifacio, è approdato in Gallura, dove ha trovato il suo habitat naturale: granito, vento e mare”.

 In passato le vigne erano impiantate con un collage di vitigni e si vinificava spesso congiuntamente le uve bianche con le uve rosse.  Spiega Piro: "In Gallura i primi vigneti specializzati monovarietali di Vermentino sono degli anni ’40, dove ad esempio nel 1956 nasce la Cantina Socia di Monti-Telti, successivamente denominata Cantina del Vermentino di Monti. Negli anni a seguire nacquero altre importanti realtà cooperative, come la cantina del Giogantinu di Berchidda e la Cantina Sociale di Tempio Pausania. La storia recente è inoltre segnata dalla nascita di numerose realtà private - di cui, come Consorzio di Tutela, ne andiamo fieri - che hanno fatto conoscere il Vermentino in tutto il mondo".

E proprio per questo, vedere la Gallura “in bianco” su una mappa che dovrebbe celebrare l’Italia del vino non è solo una svista geografica, ma un corto circuito culturale: “Se rappresenti l’Italia dei vini e dimentichi la Gallura, togli un pezzo importante della nostra identità. Il Vermentino è parte della storia enologica del Mediterraneo, non un dettaglio da saltare”.

Il presidente del Consorzio – che riunisce oltre 40 cantine e più di 90 etichette DOCG, per un totale di quasi 7 milioni di bottiglie prodotte – guarda però avanti: "L’obiettivo, dice, è valorizzare la denominazione e affrontare le nuove sfide del mercato: dal cambiamento climatico alle tendenze di consumo, fino alla crescente presenza delle bollicine galluresi nelle carte dei vini internazionali. L’errore della tovaglietta – conclude Piro con un sorriso – si perdona,  ma solo se diventa un’occasione per riscoprire chi siamo, e quanto la Gallura abbia ancora da dire, anche su carta… e nel calice”.