Thursday, 06 November 2025

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Michela Pastafiglia e il violino che abbraccia Olbia

Quando si condivide la musica tra insegnamento e comunità

Michela Pastafiglia e il violino che abbraccia Olbia
Michela Pastafiglia e il violino che abbraccia Olbia
Laura Scarpellini

Pubblicato il 06 November 2025 alle 17:20

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Olbia. Nata a Iglesias e ormai stabilmente residente a Olbia, dove insegna alla Scuola Civica di Musica e lavora presso la Scuola Media Olbia N. 2 A. Diaz, la violinista Marina Pastafiglia ha conversato con noi tra una nota e l’altra, offrendo una finestra sul debating tra musica, cultura e territorio.

Pastafiglia durante il nostro incontro ci ha parlato del suo impegno educativo: “Insegno musica perché possa nascere curiosità, disciplina e libertà espressiva. La scuola è un luogo di scambio tra generazioni, dove le nuove pratiche artistiche possono dialogare con le tradizioni.” Ha espresso orgoglio per la scena culturale locale di Olbia in continuo fermento, che offre opportunità di confronto tra giovani talenti e artisti affermati, contribuendo a una crescita collettiva che va oltre l’arte stessa.

A tal proposito l'abbiamo potuta ascoltare di recente in occasione della mostra "Dissolvenze" di Walter Mura, allestita alle Ex Casermette di Olbia (visitabile fino all'8 novembre 2025) Qui la violinista concertista Michela Pastafiglia ha regalato al pubblico un momento di rara intensità tra le tinte cromatiche delle opere e i tremolii del suo violino. Durante la performance le melodie si sono intrecciate con temi originali, quasi a voler disegnare sul pubblico una mappa di sensazioni: tensione, dolcezza, speranza. “La virtuosità non è fine a se stessa,”ha osservato, “ma strumento per porre domande, per accompagnare le storie che gli artisti visivi intendono raccontare”. L’episodio ha evidenziato la sinergia tra le arti, tanto da andare a proporre Dissolvenze non solo come mostra di pittura fine a se stessa, ma come un festival di incontri tra suono e colore. Michela Pastafiglia, con la sua maestria, continua a dimostrare come la cultura possa essere una vibrazione comune, capace di trasformare anche lo spazio espositivo in un palcoscenico acceso di emozioni, da condividere tra artisti.

Foto: Walter Mura e Michela Pastafiglia

Il suo amore per la musica si percepisce immediatamente sia in classe sia sul palco: come riesce a bilanciare lo studio, l’insegnamento e l’esibizione live senza perdere autenticità e cuore nel suono?

"Ricordo ancora i primi anni del Conservatorio a Cagliari, 1998, avevo 11 anni e avevo appena iniziato le scuole medie per cui erano anni molto intensi per me che dovevo viaggiare da Iglesias 2-3 volte a settimana e dovevo conciliare la scuola, il conservatorio, lo sport, catechismo e se avanzava tempo, uscivo con le mie amiche d'infanzia. Col tempo ho sicuramente fatto delle scelte un po’ obbligate ma ciò che mi ha più formato è stato il dovermi per forza organizzare tutto sempre in anticipo. Il mio primo maestro, l’allora M°Vincenzo Bolognese, mi raccontò che quando gli studi al Liceo paralleli al Conservatorio si facevano duri, lui adottava un’organizzazione molto schematica che gli consentiva di fare tutto. Da allora provai, con l’aiuto della mia famiglia, ad organizzarmi sempre il lavoro e gli impegni una settimana prima, facendo sempre il punto di cosa bisognava fare, di cosa si era fatto cercando anche delle valvole di sfogo dove potermi svagare: mare, passeggiate ecc. Penso che solo attraverso un buona organizzazione si riesca a bilanciare bene sforzo e piacere, insegnamento e esibizione, progettazione e realizzazione. Ogni lavoro merita arricchimento ma il tanto lavoro fatto su se stessi, passione, ed emozionarsi liberamente senza giudicarsi, aiuta a mantenere quella autenticità e cuore anche nel suono".

Può raccontare un momento memorabile in cui una studentessa o uno studente ha trovato fiducia nel proprio violino anche grazie al suo insegnamento?

"Devo dire che felicemente i miei alunni sono tanto motivati e trovo che alcuni hanno davvero brillato in questo trovando il violino come compagno di vita. L’attenzione nel lavoro, lo studio metodico e le strategie insegnate hanno permesso loro di proseguire con grande interesse. Sarebbe di buon auspicio offrire alla città di Olbia un numero maggiore di concerti classici e soprattutto di strumenti ad arco. L’insegnamento spesso finisce con il termine della scuola media e raramente prosegue in altri contesti ed è un peccato perché non vedendo dal vivo dei professionisti, orchestre e ensemble nella propria città, si perde la parte culturale motivante che è fondamentale per incoraggiare i giovani. Con felicità ne ho tanti di momenti memorabili e tanti li ho avuti spesso dopo i saggi ad esempio, dove l’emozione e la stanchezza sono alti ma l’intensità e la passione con la quale arrivano alle volte sorprende e nel salutarti ti lasciano spesso tanti bigliettini, abbracci, lacrime e messaggi whatsapp anche da parte dei loro genitori con ringraziamenti per aver acceso in loro la passione, per averli sostenuti in tutto il percorso, per averli messo in difficoltà ma con fiducia che ce l’avrebbero fatta. Conservo con amore tutte le loro confessioni specie per avergli insegnato a suonare uno strumento così complesso ma allo stesso tempo stimolante e che con metodo si possono affrontare anche i brani più apparentemente difficili".

Ha suonato in location suggestive tra palazzi storici e palcoscenici noti: quale atmosfera o dettaglio la guida quando interpreta in ambienti carichi di storia, e come trasferisce quella magia a chi l'ascolta e agli studenti?

"Bella domanda: i luoghi hanno tanto da raccontare e spesso influiscono molto su come mi sento quando devo suonare. Il Teatro è per me un luogo in cui mi sento davvero a mio agio e tanto appagata assieme ai palazzi storici, i musei e luoghi di culto che rimangono fra i classici “ambienti di casa”. Il dettaglio che mi guida maggiormente quando interpreto i brani è quella di rimanere fedele al carattere e stile del brano stesso, in qualsiasi contesto mi trovi proprio per una questione di rispetto per la musica e la sua autenticità. Sebbene si possa suonare musica classica al mare oppure musica rock in un teatro, lo stile e la musica eseguita non deve mai perdere il suo rigore stilistico ed esecutivo, tenendo sempre conto che la perfezione in ogni caso non esiste o comunque dando sempre il meglio tecnicamente ed interpretativamente. Credo che il modo più autentico per trasferire invece la magia agli studenti sia proprio quella di raccontargli i dettagli di come si vive dietro le quinte, di come quel luogo dove ho suonato fosse strano oppure pieno di affreschi, di come il viaggio per arrivare in quel teatro durasse il tempo necessario per ripassare il brano da suonare, i musicisti che ho incontrato, il mio studio personale che ho fatto in quel concerto particolare, l’abbigliamento utilizzato, gli mostro gli spartiti che ho suonato e come alcuni passaggi mi sono piaciuti e altri no, quale archetto ho utilizzato in quel concerto, quale pece meglio si prestava per i crini… insomma, bisogna coinvolgerli condividendo i dettagli curiosi delle esperienze non facendoli sentire soli nel loro percorso proprio perché anche io, come loro, studio dunque suono!".

Il violino è uno decisamente meno moderno di una chitarra o una batteria. Perchè viene scelto dagli studenti in un'epoca sempre più tecno e dai ritmi decisamente molto più concitati?

"Perché il violino rimane sempre uno strumento molto affascinante che sa trasportare davvero emotivamente. Ci sono in realtà molti brani moderni di Ludovico Einaudi, Joel Sunny, Lindsey Stirling ma anche violinisti classici seguiti come Ray Chen, Two set Violin, David Garrett e tanti atri nel panorama attuale che utilizzano anche il violino elettrico, uno strumento così apparentemente lontano ma che accompagna tantissime musiche odierne".