Olbia. La rassegna Sguardi in (RI) scatto presentata “Prospettiva Donna” si conferma un appuntamento centrale nel panorama culturale e sociale locale, trasformando le ex Casermette di via Mameli in un luogo di riflessione condivisa, memoria attiva e impegno civile. L’evento partito il13 novembre che si concluderà il 25, è nato in occasione delle iniziative che accompagnano la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, accoglie opere e testimonianze che, una accanto all’altra, compongono un mosaico di esperienze, resistenza e linguaggi interiori femminili.
La mostra fotografica Sguardi in (RI)scatto, visitabile ogni giorno, non vuole essere solo un’esposizione artistica, ma un percorso emotivo che invita a guardare oltre l’immagine, andando a cogliere la vulnerabilità, la potenza, i silenzi e i paesaggi interiori delle donne ritratte dalle artiste coinvoltie. Ogni opera diventa così una narrazione autonoma, ma allo stesso tempo si intreccia alle altre come un filo in una rete comune, sottolineando un messaggio chiaro: nessuna donna è sola, perché ogni storia, anche la più dolorosa, dialoga con le altre nella costruzione di un senso collettivo.
Accanto alla mostra ci si potrà districare in un ricco programma di incontri e appuntamenti che vanno ad approfondire di volta in volta temi cruciali dell'universo femminile: dalla violenza domestica alle discriminazioni, dal ruolo delle reti antiviolenza alle marginalità urbane e globali. Tutto ciò ha veduto il coinvolgimento di professionisti, associazioni e realtà territoriali, creando così una sinergia territoriale, trasfersale. Una piattaforma culturale questa creatasi, che sceglie di non voltarsi dall’altra parte, ma di accendere riflettori, creare consapevolezza e stimolare domande necessarie.
A fare gli onori di casa troviamo Sonia Ripamonti, una figura molto presente nel fresco, dinamico e creativo tessuto imprenditoriale olbiese, in qualità di curatrice dell'evento, nonchè fodatrice del progetto Green Life.
Le artiste coinvolte nella suggestiva mostra fotografica sono: Alessia Carta, Alice Pinna Angelica Korobochek, Caterina Notte, Daniela Foresto, Daniela Piras, Daria Chuvaeva, Daria, Munedda, Giovanna Campisi, Giovanna Tamponi, Ilaria Corda, Idre Paugasiu, Lorella Comi, Marinella Deledda, Michela Medda, Nadia Mazzei, Sara Todesco, Seb Falchi Martinez, Silvia Sanna, Tania Mura, Teresa Putzu, Veronica, Frau.
È in questo contesto che incontriamo cinque delle protagoniste che hanno prestato la loro sensibilità a Sguardi in (RI)scatto. Le loro opere fatte di intrecci, di emozioni e di denuncia, aprono spazi nuovi di ascolto e restituiscono alla comunità il valore dell’arte come strumento di cura, memoria e trasformazione. In queste interviste, le loro voci ci guidano dentro il cuore del progetto: un luogo dove l’estetica incontra l’etica, e dove la cultura diventa atto concreto di resistenza.
Sara Todesco
Da cosa prende forma il suo contributo fotografico alla mostra Sguardi in (RI)scatto?
"Non so se contribuiro' idealmente ma la mia opera nasce da un turbamento e spero sia almeno disturbante. Posso dire invece che dal punto di vista tecnico e compositivo si tratta di un dittico che racchiude sia teste staccate di bambole con occhi assenti o imploranti che corpi frammentati senza identità eccetto uno marchiato con nome, unico pezzo di riconoscibilità e "proprietà". La bambola è usata come simbolo di femminilità idealizzata e poi dissacrata, di innocenza perduta, sogno infranto. Il bianco e nero e le texture erose e sporche hanno contribuito all' idea di abuso e abbandono fisico e emotivo.
Quale messaggio intende lasciare al visitatore che posa lo sguardo sulla sua opera fotografica?
"Il messaggio che vorrei lasciare è quello di cullare e proteggere l'Io bambina chiuso in ognuna di quelle bambole e scusarci con quelle ormai eterne e logorate, appese ai muri di protesta e per nulla amate.
Caterina Notte
Nadia Mazzei
"La metamorfosi è uno dei temi centrali della mia poetica, la trasformazione e la rinascita dal dolore psicologico, il dolore invisibile. Nella foto che presento ho scelto di affrontare il tema del silenzio come forma di violenza. Titolo: SILENTIUM. Una delle violenze più subdole perpetrate nei confronti di una donna è il "silence treatment", cioè l'isolamento completo da qualsiasi forma di comunicazione. Un vero e proprio abuso che costringe al silenzio e all' impossibilità di avere delle risposte. La vittima porta il peso dentro di questa manipolazione emotiva, che ho voluto rappresentare con volute di metallo che fuoriescono dalla bocca una spirale dolorosa di parole forzatamente trattenute".
Ilaria Corda
"La scintilla è nata ascoltando il racconto di una donna che descriveva la propria esperienza di violenza con una frase semplice ma potentissima: "Mi sembrava di vivere sotto una campana di vetro"
Quell’immagine mentale mi ha accompagnata per molto tempo, finché non ho sentito l’urgenza di tradurla in una fotografia. Non volevo rappresentare la violenza in modo esplicito, ma mostrare la sua conseguenza più sottile e dolorosa: l’isolamento emotivo. Quella frase ha orientato la mia scelta creativa per questa mostra".
Giovanna Campisi
"Spero possa piacere lo scatto che ho scelto per la mostra, dove gli sguardi sono i veri protagonisti. Per l’occasione ho selezionato “Pensieri londinesi”, perché racchiude due sguardi opposti colti durante il mio ultimo viaggio a Londra: da un lato la donna pratica, intenta a consumare il suo pasto; dall’altro un uomo assorto, con uno sguardo perso in un punto lontano.
Di fronte a loro c’ero io, rapita da queste figure allora estranee, ma ora familiari e custodite per sempre dentro la mia fotografia. Lo scatto porta con sé la foschia lieve di una sfocatura, il passaggio di qualcuno pochi istanti prima, la confusione di un locale minuscolo ma pieno di oggetti, luci e persone. Eppure, in questo mescolarsi di azioni casuali, continuo a vedere una composizione lenta, intima e sorprendentemente rassicurante".