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Cinema Olbia: va in scena la commedia "Buoni da morire"

L'appuntamento al Cine Teatro di Olbia

Cinema Olbia: va in scena la commedia
Cinema Olbia: va in scena la commedia
Olbia.it

Pubblicato il 08 March 2023 alle 11:14

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Olbia. Andrà in scena domani, giovedì 9 marzo al CineTeatro di Olbia, la commedia “Buoni da morire”. Si legge in una nota stampa: "Il fascino discreto della borghesia e la cruda realtà di un'esistenza trascorsa letteralmente on the road con l'originale e divertente commedia scritta da Gianni Clementi, uno dei più interessanti autori italiani contemporanei, nell'interpretazione di Debora Caprioglio, Pino Quartullo e Gianluca Ramazzotti, per la regia di Emilio Solfrizzi (produzione Compagnia Molière e Ginevra Media Production) in cartellone giovedì 9 marzo alle 21 al Cine/Teatro “Olbia” di Olbia, venerdì 10 marzo alle 21 al Teatro Civico di Alghero, sabato 11 marzo alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania e domenica 12 marzo alle 21 al Padiglione Tamuli delle ex Caserme Mura di Macomer sotto le insegne della Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna".

"La pièce racconta le (dis)avventure di una coppia ben inserita in società – il marito fa il cardiochirurgo, la moglie ha scelto di dedicarsi alla famiglia, pienamente appagata dal suo ruolo di sposa fedele e madre affettuosa, ma in ansia per il figlio che attraversa una fase di ribellione e frequenta pericolose compagnie – per cui la scelta di trascorrere una Vigilia di Natale “diversa”, insieme ai volontari impegnati nell'assistenza ai clochards, invece di rimanere una semplice parentesi, stimolante e perfino un po' “esotica” rispetto alla stanca routine quotidiana, rischia di tradursi in un'esperienza indimenticabile".

"Una situazione straordinaria, in cui riscoprire la sensazione di essere utili se non indispensabili, di poter aiutare i propri simili e alleviare le sofferenze altrui, contribuendo a migliorare il mondo, suscita in Barbara (Debora Caprioglio), donna ancora affascinante ma forse prigioniera di un matrimonio precipitato nell'abitudine, come in Emilio (Gianluca Ramazzotti), medico affermato con importanti responsabilità ma in qualche modo distaccato dalle umane passioni, anche per ragioni professionali, un nuovo entusiasmo, un senso di gratificazione, il piacere di riscoprire parole quasi dimenticate come “fratellanza”, “compassione” e “solidarietà” e di condividere le “cose semplici”, ma fondamentali, della vita. In quella folla di volti sconosciuti a cui recare conforto, la coppia ritrova gli ideali e i sogni della gioventù, smarriti nei ritmi frenetici delle giornate tutte uguali, tra i mille doveri e le attività lavorative e mondane, per cui quel tentativo di dedicarsi per una sera almeno alla beneficenza, dandosi da fare in prima persona, nutrendo il corpo e lo spirito dei diseredati e degli ultimi della terra, produce in loro una sorta di esaltazione, la consapevolezza del dovere compiuto e la remunerazione del dono, quasi uno stato di felicità".

"Un episodio memorabile, in cui i due si sono sentiti di nuovo uniti come non accadeva da tempo, in armonia con se stessi e con il mondo, ritrovando un'intesa profonda, la capacità di guardarsi negli occhi e di vedersi di nuovo, interi, tra antiche e perdute “complicità” e quella capacità di comprendersi e intuire i pensieri e le emozioni l'una dell'altro, in una insolita ma riuscita “terapia” di coppia da cui la loro relazione ha tratto nuovo slancio e nutrimento, preludio, forse, a una notte di passione. Insomma quella loro “impresa” che li ha fatti sentire più vicini e in comunione con gli altri, ravvivando il loro rapporto, potrebbe davvero segnare una svolta nella loro esistenza, inducendoli a riconsiderare le azioni e le scelte compiute, e da compiere, in una nuova luce, riconciliando le due persone adulte, con i loro successi e i loro fallimenti, i sacrifici e le incomprensioni, le piccole e grandi tragedie personali e le gioie che hanno condiviso, con il loro passato, le antiche ambizioni, i desideri e i valori morali e etici su cui avevano fondato il loro matrimonio".

"Una specie di “rinascita” che non potrebbe non influire sul futuro, aprendo nuovi spazi di dialogo, anche con quel figlio ora così distante, quasi irrecuperabile, che sta cercando di vivere a modo suo, di crescere e uscire dall'alveo della famiglia, sull'onda delle naturali curiosità e delle inquietudini dell'età. La vita però è piana di sorprese e infatti Barbara e Emilio non hanno fatto in tempo a godersi la soddisfazione per la riscoperta delle gioie della bontà che il destino viene a bussare alla loro porta nei panni non troppo puliti, per usare un eufemismo, e con l'alito decisamente alcolico, di un vero clochard. Una richiesta di asilo in piena regola, da parte di uno dei tanti esseri umani che si erano ripromessi di aiutare, ma molto più faticosa (e perfino fastidiosa) del previsto perché l'individuo in questione ha varcato i confini che distinguono i benefattori e i beneficati, sovvertendo le consuetudini per intromettersi, magari con umiltà e cortesia, ma inequivocabilmente, nelle loro vite".

"Uno stravagante personaggio con un suo viso segnato, una barba incolta, abiti tutt'altro che impeccabili e un modesto ma ingombrante bagaglio, molto diverso dai loro ospiti abituali, che si rivela essere se non proprio un amico, un antico compagno di scuola, a riprova che non sempre la sorte è benevola e basta davvero poco, a volte, per cadere... La coppia si trova quindi a fare i conti con se stessa, a interrogarsi sulla sincerità dei buoni propositi, sul valore della solidarietà (a fronte del valore commerciale del divano Chesterfield...), sulla differenza neppure tanto sottile che esiste tra il compiere un gesto di solidarietà e il lasciarsi trasportare dalle circostanze, fino a fare della propria casa un rifugio per anime inquiete e disadattati della società".

"La visione della realtà di Barbara e Emilio, le loro convinzioni e idee più radicate, e così gli equilibri del loro fragile microcosmo vengono così stravolti, di fronte al dilemma se accogliere o meno quell'uomo, quell'estraneo, che poi in realtà è Ivano (Pino Quartullo), quasi riemerso dal passato, con tutti i ricordi e i rimpianti di quell'epoca remota, in cui tutti loro sognavano di cambiare il mondo... “Buoni da morire” – con un titolo che suona quasi come un ossimoro, o una provocazione – è una commedia dolceamara su un argomento delicato e complesso, ricco di sfaccettature e possibili fraintendimenti, che mira a vette inarrivabili del pensiero e riguarda forse solo i puri di cuore, come la “bontà”: come sia possibile distinguere infatti tra la naturale disposizione a operare il bene, senza secondi fini, e quindi le buone azioni (o le buone intenzioni, che talvolta possono avere effetti indesiderati se non catastrofici) e quella così abile forma di mistificazione che fa dell'ipocrisia un'arte e della beneficenza una professione... è forse più materia di fede, una questione da mistici".

"Nella pièce i tre protagonisti si ritrovano in un momento cruciale delle loro esistenze, e da quell'incontro (quasi) casuale, grazie a un biglietto da visita che guida l'intruso a casa della coppia, potranno scaturire nuovi cambiamenti e esiti imprevedibili, in una trama avvincente e ricca di colpi di scena, con un finale tutto da scoprire",conclude la nota.