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Alà dei Sardi incontra l’autore di “Terranoa a manu armada”

Roberto Mette presenta il suo libro

Alà dei Sardi incontra l’autore di “Terranoa a manu armada”
Alà dei Sardi incontra l’autore di “Terranoa a manu armada”
Barbara Curreli

Pubblicato il 25 May 2025 alle 10:00

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Alà dei Sardi. Roberto Mette presenterà il suo libro storico 'Terranoa a manu armada' presso il centro pastorale Don Addis di Alà dei Sardi nella serata di venerdì 30 maggio a partire dalle ore 18.

Roberto Mette vive a Olbia, originario di Alà, che ha dato i natali ai suoi genitori, è molto impegnato nello sport, nel sociale e anche in politica. Molto legato alle tradizioni e alla sua terra, si attiva in ogni campo e settore affinché non venga persa la cultura, la storia e la lingua dell'isola. 

È lo stesso autore che ci racconta le origini di questo libro e gli studi che si celano dietro le ricerche. L'opera racconta le vicissitudini criminali avvenute dal Medioevo alla metà del 1800 ad Olbia e nella Gallura orientale, un'Olbia che non ci si immaginarebbe mai.

Come e quando nasce l’idea di questo libro?
"Il libro nasce per puro caso, e paradossalmente, pur essendo la mia prima stampa, è l’ultimo arrivato tra tanti progetti che ho temporaneamente accantonato per dare spazio appunto a 'Terranoa a manu armada.' Consultando gli archivi riguardanti nascite e decessi di Olbia, per mie ricerche genealogiche, ho notato appunto che in allegato ad essi venivano spesso messe relazioni delle forze dell’ordine su morti violente. Inizialmente non ci ho badato, assorto da tutt’altre ricerche. In seguito ho notato che il materiale era abbastanza corposo, ho preferito dunque conservarmi il tutto per una valutazione successiva".

"Poi, nell’ambito dei post storici che pubblico sulla pagina social della Consulta Terranoesa – sodalizio culturale che ho costituito con altri sei volontari di Olbia – ho voluto fare un breve riassunto di tutti gli episodi criminali che avevo rilevato. E’ stato un successo clamoroso, tantissimi likes, svariate condivisioni, e ciò mi ha fatto capire che era un filone di ricerca fecondo. Alla fine il materiale era così corposo che ho dovuto dividere lo studio in due parti. La prima appunto pubblicata nel dicembre scorso – di cui già a febbraio ho dovuto effettuare la ristampa – e la seconda vedrà la luce a fine anno o nel 2026, si Deus cheret".

Come si è documentato per questo storico?
"La fase iniziale è stata quella di censire i singoli episodi. Ho messo ordine alla documentazione, ho integrato le informazioni che avevo con altri testi, quali ad esempio i vari volumi editi da Giovanni Ricci, e in seguito ho fatto ricerche approfondite nei vari archivi storici, anche quelli che si possono consultare sul web. Certi casi processuali hanno inoltre fatto giurisprudenza, per le loro particolarità. Ho quindi attinto anche dalle riviste di settore, da dove ho carpito tanti dettagli importanti ed interessantissimi. Mi sono state inoltre di fondamentale aiuto le conversazioni estemporanee con alcuni studiosi come Claudio Chiscuzzu, Sandro Piras, oltre che con Mario Spanu Babay, Simplicio Usai, il compianto poeta terranoesu Antonello Serra e Giovannino Degortes Lacone, questi ultimi tutti miei compagni di ventura nella Consulta Terranoesa".

C’è un fatto particolare che le è rimasto impresso?
"Più che fatti particolari, sono due i casi giudiziari che mi hanno colpito di più, limitandomi a quelli indicati nella parte già data alle stampe. Trattasi degli omicidi di Cesare Brandano e quello di Sas venas de sos caddos, vicino a Monte de Littu, che coinvolse Giacomo Asara alias Cuaglione. Entrambe le vittime erano persone stimatissime, il primo già capo dei barracelli di Terranova, più volte amministratore del paese, e persona unanimemente riconosciuta come di buon senso ed autorevolezza, il secondo un anziano dal cuore d’oro, onesto e portato a fare del bene a tutti, òmine de mesu nelle discordie, e sempre propenso a consigliare nel miglior modo chiunque. Per questi due episodi ho avvertito sinceramente un profondo senso di ingiustizia".

Cosa pensa delle tradizioni e del loro tramandarsi?
"Chi mi conosce bene sorriderebbe nel sentire questa domanda rivolta a me. Per me le tradizioni e la sardità sono un vero e proprio scopo di vita. Il corredo culturale e storico di un popolo è un marchio di fabbrica fondamentale. Oggi ancora di più, in un mondo che non offre più alcun punto fermo - e la stessa istituzione familiare percorre un forte periodo di crisi - le tradizioni possono rappresentare una sorta di coperta di Linus,
specie per i giovani del terzo millennio, letteralmente sommersi da stimoli esterni variegati e spesso contradditori".

"Ritornare a su connotu, oltre ad essere un dovere morale per chi ama la propria terra e il popolo a cui appartiene, acquisisce oggi anche una importante funzione sociale. Sradicare culturalmente i giovani dal luogo dove sono nati, crea loro insicurezza e senso di vuoto, e li rende insicuri nell’affrontare la globalizzazione, fenomeno irreversibile che però deve essere gestito con cognizione di chi siamo e di cosa offriamo al mondo. Non possiamo affrontarla con un vuoto culturale relativo alla nostra provenienza ed appartenenza".

Quanto è importante la lingua sarda?
"Mi ricollego al discorso sulle tradizioni e sulla cultura della domanda precedente, essendo la lingua un di cui del più ampio ambito culturale. La lingua è l’anima di tutto quanto: senza lingua non esiste il popolo, e se morirà la lingua sarda sarà la fine della nostra etnia, che verrà conglobata in ambiti più ampi dove le sue
peculiarità saranno annacquate per poi perdersi del tutto! Sinceramente avrei voluto scrivere il mio libro nella mia lingua madre. Purtroppo per le nostre incapacità, ciò è ancora impossibile. La standardizzazione grafica, cioè scrivere la lingua sarda tutti alla stessa maniera (poi letta nel modus particolare di ogni comunità) è ancora incredibilmente contestata dai più, sebbene sia procedura adottata in quasi tutte le lingue al mondo, e inoltre manca in Sardegna l’equivalente dell’Accademia della Crusca, ossia un ente che porti alla creazione di un ampio lessico utile appunto ad avere a disposizione sinonimi e gergo tecnico adatto alle pubblicazioni".

"Il mio sogno è avere due grafie standardizzate, una per il sardo comune, l’altra per il sardo-corso che si parla nel nord del l’isola, con un ente che sviluppi per ambedue un lessico ricco e adatto all’uso ufficiale della lingua. Con poi le isole linguistiche catalana ad Alghero e genovese a Carloforte tutelate a livello locale. Dev’essere questo l’obiettivo. Nel frattempo ho scritto in sardo almeno la prefazione del libro e già la prima presentazione del prossimo 30 maggio ad Alà la farò interamente in lingua sarda".

Restando in tema di tradizioni e del loro tramadarsi ecco un altro prezioso omaggio artistico che la comunità di Alà potrà osservare nella serata di venerdì: oltre alla storia sarà protagonista anche l'arte con la presentazione del quadro dell'artista olbiese Valentina Baltolu, che presenterà la sua opera ispirata all’abito tradizionale femminile di Alà dei Sardi.

"Ringrazio la Pro Loco di Alà dei Sardi per avermi coinvolta in questo grande progetto "Incontri con l'autore". Sono molto orgogliosa -dice Valentina Baltolu- di aver reso omaggio alle tradizioni di Alà con questo dipinto intitolato: 'Donna di Alà dei sardi'. Nel quadro spicca un velo nero in rilievo che fa da cornice al viso dolce e sognante. Un rosso quasi rubino fa da scudo alle sue spalle e la avvolge con fare elegante. Ho rappresentato un viso in bianco e nero che lascia spazio ad una foto senza tempo".