Friday, 09 May 2025
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Pubblicato il 05 September 2021 alle 06:00
Olbia. E' bastata una pioggia un po' intensa durata neanche un'ora per riportare a galla - se mai ce ne fosse realmente il bisogno - tutte le criticità olbiesi sul fronte "raccolta delle acque bianche". Sì, perché al di là del grande tema rischio idrogeologico, che necessita di opere di un certo tipo per la sua mitigazione, quando parliamo di allagamenti dopo una pioggia di questo genere il problema ricade sulle infrastrutture che raccolgono le acque piovane e le convogliano a mare. Infrastrutture che possono essere insufficienti o maltenute, poco importa: il risultato è un allagamento.
Ieri pomeriggio, come da copione, dopo appena 30/40 minuti di pioggia intensa le zone più critiche della città si sono subito allagate. Corso Vittorio Veneto si è trasformato in un "canal grande" in parte della sua lunghezza: l'acqua era talmente tanta che ha raggiunto i marciapiedi. Laghi anche in via Galvani e dietro lo stadio Nespoli. Una marea d'acqua in via Principe Umberto dove tanti turisti e residenti si godevano un aperitivo o un caffè al bar. Allagata anche la rotatoria tra piazza Crispi e il cantiere attualmente aperto in via Genova, allagamenti in via Emilia (una zona alluvionata), in via Mameli e dietro la Croce Bianca (ma anche parte di via Petta). Allagato (e non di poco) il passaggio pedonale di via Redipuglia, ma anche via di Cambio, zona via Sangallo, la new entry via San Simplicio e la nuova rotatoria "Benvenuti a Olbia" da poco inaugurata. Innumerevoli i tombini saltati per la pressione dell'acqua.
Insomma, se ancora non si fosse capito a sufficienza, il sistema di raccolta di acque bianche è insufficiente: se poi le caditoie risultano anche tappate o c'è qualche problema con le pendenze la "frittata" è fatta. Anche questi sono temi urgenti per la città di Olbia: rendono meno di un taglio del nastro su qualche opera estetica, ma sono molto utili per la città e in particolare per i cittadini - soprattutto con il clima che cambia. Il cambiamento climatico non lo menzioniamo mai, ma queste bome d'acqua sempre più frequenti ne sono uno dei sintomi maggiori che la politica deve smettere di ignorare. La salvaguardia di Olbia non si fa solo con le opere faraoniche: servono anche, banalmente, dei sottoservizi adeguati ai tempi.
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