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Vandalizzata la "Cupola di Antonioni": le parole dell'olbiese Sara Nieddu

Il collettivo De Rebus Sardois è da anni impegnato sul tema

Vandalizzata la
Vandalizzata la
Camilla Pisani

Pubblicato il 04 August 2023 alle 06:00

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Olbia. Un paesaggio lunare immerso nella natura selvatica di Costa Paradiso, appena davanti al golfo dell’Asinara: questo il colpo d’occhio offerto dalla Cupola, futuristica costruzione progettata dall’ “architetto delle piramidi” Dante Bini nel 1969, su commissione del celebre regista Michelangelo Antonioni; il cineasta, innamoratosi dei panorami isolani durante le riprese di Deserto Rosso, girato nella vicina Budelli, ingaggiò Bini, vera e propria archistar dalle intuizioni visionarie e geniali, per costruire una villa che fosse omaggio e nido d’amore per la sua compagna, l’attrice Monica Vitti

Sono frequenti, nella costa nord della Sardegna, gli esempi di un’architettura che sembra aspirare quasi a scomparire nel paesaggio, in una tensione mimetica di rispetto per la natura che è di per sé già un capolavoro; la Cupola di Antonioni, invece, pur non turbando la ruvida natura circostante, non vuole mimetizzarsi: la sua bellezza sta proprio in quel carattere di rottura poetica del contesto, nell’astrattezza metafisica dei suoi volumi, che ribaltano il senso della realtà percepita; vista dal satellite, la Cupola diventa un pianeta, e la vegetazione in cui è immersa si trasforma in universo. Si tratta di un pezzo di architettura che unisce la visione vulcanica di un genio interprete del fermento dei ruggenti anni sessanta alla concezione ideale di Antonioni che, come cifra stilistica del suo percorso artistico e biografico, scelse di preferire alla misurazione degli spazi reali la misurazione degli spazi interiori.

Le peculiarità della villa ovoidale non si fermano alle sue caratteristiche architettoniche: innovativa fu anche la tecnica di realizzazione dell’edificio, la cosiddetta Binishells, tramite la quale è stato possibile costruire la Cupola con un’unica gettata di cemento, gonfiata e sollevata dalla pressione dell’aria al suo interno; una volta che il cemento è solidificato, si possono bucare le pareti, ritagliando le aperture desiderate. L'abitazione, abbandonata bruscamente dal regista e dalla sua compagna, alla fine del loro amore, è rimasta per anni in balìa delle insidie del tempo, sferzata dal vento, screpolata dalla salsedine, assumendo un aspetto ancora più alieno e affascinante, ma versando in una situazione di precarietà ogni giorno più esplicita.

Da anni il collettivo De Rebus Sardois si batte per il recupero e la tutela di questo esempio architettonico di enorme valore: la fondatrice Sara Nieddu, riferisce di un ulteriore, amaro risvolto nella vicenda della Cupola, che è stata vandalizzata brutalmente.

"Nei giorni scorsi è stato danneggiato l’oblò frontale e la facciata esterna. Insieme ad altre associazioni che si occupano di architettura e del territorio abbiamo segnalato l’accaduto alla Soprintendenza. Purtroppo questo è il triste epilogo di una situazione di abbandono che dura da ormai da 20 anni. Negli anni abbiamo portato all’attenzione dei media ed istituzioni la situazione, prima attraverso una petizione lanciata nel 2020 e poi con una mostra presentata alla Festival del Cinema di Venezia. Oggi è necessario un intervento urgente per la messa in sicurezza e per decidere le sorti di questo bene culturale. Per questo motivo stiamo cercando di avviare un dibattito tra Regione, Comune, Soprintendenza e la proprietà per cercare una soluzione condivisa" spiega Nieddu.

Tanti sono stati i tentativi di intraprendere un dialogo circa il destino della villa, ma ancora nessuno è stato risolutivo: "ci sono state diverse offerte per l’acquisto a ma purtroppo nessuna è andata a buon fine; rimane sempre molto complicato intervenire quando il bene fa capo a diversi privati. Abbiamo provato a instaurare un dialogo ma senza alcun esito, fino a questo momento. Stiamo collaborando con altre associazioni per avviare un tavolo di lavoro tra i vari soggetti coinvolti al fine di trovare una soluzione definitiva per il suo recupero e per fare in modo che la Cupola possa diventare un centro d’arte e cultura aperto e fruibile a tutti per tutto l’anno" continua Nieddu.