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Fabio Delizzos, cuore a Luras e penna in viaggio: la sua poesia tra i finalisti a Latina

Lo scrittore è tra i finalisti al Premio Città di Latina 2025

Fabio Delizzos, cuore a Luras e penna in viaggio: la sua poesia tra i finalisti a Latina
Fabio Delizzos, cuore a Luras e penna in viaggio: la sua poesia tra i finalisti a Latina
Laura Scarpellini

Pubblicato il 21 November 2025 alle 08:00

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Luras. Dopo aver conquistato migliaia di lettori con romanzi avvincenti e trame dal ritmo serrato, Fabio Delizzos aggiunge un nuovo tassello al suo percorso creativo. Nato a Torino ma ormai diviso tra Luras e Roma, lo scrittore approda quest’anno alla fase finale dell’11ª edizione del Premio Letterario Internazionale Città di Latina con la poesia inedita Gli altri dormono, testo che conferma la sua capacità di attraversare con naturalezza generi diversi, mantenendo intatta la forza evocativa della sua scrittura.

Il Premio organizzato da ANAGTIA A.P.S. con il patrocinio del Comune e della Provincia di Latina, è oggi uno dei concorsi più articolati del panorama nazionale, aperto a poesie singole, sillogi, saggi, romanzi, racconti brevi e opere in lingua o vernacolo. Accanto alle classifiche di sezione, la giuria assegnerà il prestigioso Premio della critica “Nunzio Granato” e proclamerà il vincitore assoluto nella serata finale del 6 dicembre 2025.

In attesa di conoscere il responso, incontriamo Delizzos per parlare della sua ricerca interiore e di quella voce notturna che attraversa Gli altri dormono, rivelando nuove sfumature della sua scrittura.

Nel suo percorso autobiografico, tra Luras, Gallura e Roma, c’è una tensione narrativa tra radici e modernità. In che modo questa dialettica si riverbera nelle sue opere, e c’è un tema ricorrente che cerca sempre di esplorare?

"Le radici si muovono, si espandono, sotto il suolo. Si ramificano, creano storie. Luras, la Gallura, la Sardegna in generale… Lì il silenzio è così profondo e magnifico. Si impara respirando. Gli spazi sono puri… Le persone sono vere. Roma, benché ricca di storia, costringe a muoversi nell’insondabile continuamente, si è soli, costretti a reinventarsi ogni giorno, a non adagiare lo sguardo da nessuna parte. Per me, almeno, è così. Questa frizione tra pace assoluta e pulsazione urbana entra quasi da sola nei miei romanzi. C’è sempre un personaggio che si trova tra due forze in contrasto: la memoria e il cambiamento, il richiamo del riposo, di un abbraccio materno, e la spinta verso l’ignoto. Il tema ricorrente è questo tentativo instabile di tenersi in equilibrio mentre il mondo, intorno, si muove rapido".

Si è descritto come “strategic writer” per molte televisioni internazionali. In che modo questa attività influisce sul suo modo di costruire la trama e i personaggi nei suoi romanzi, soprattutto in termini di ritmo narrativo e attenzione al personaggio?

"Non sono uno strategic writer in senso stretto. Questa definizione risale a quando lavoravo per National Geographic Channels. Più precisamente, sono un copywriter e direttore creativo pubblicitario. Faccio questo lavoro da 26 anni, ormai: la creatività per la pubblicità è un’attività concreta, un mestiere, non si può improvvisare, ogni idea deve funzionare; questo ti allena a togliere il superfluo e ad ascoltare il ritmo dei testi; ti costringe a immaginare come ogni parola possa orientare un’emozione o un gesto. È disciplina nel trattare le idee, e si trasferisce nella narrativa. È una sorta di bussola, è esperienza".

Nelle sue opere pubblicate per Newton Compton (La setta degli alchimisti, La cattedrale dell’Anticristo, La loggia nera dei veggenti, I peccati del papa, Il labirinto del male, Il collezionista di quadri perduti), si distinguono temi di mistero, potere e fede. Come nasce l’idea di una serie che lega la sfera storica e quella metafisica, e che cosa si chiede prima di iniziare a scrivere un nuovo capitolo di questa storia?

"I miei romanzi si leggono tutti singolarmente, non sono una serie, anche se seguono sentieri simili. L’idea nasce sempre dal desiderio di mettere in contatto due piani che, nella mia esperienza, non sono mai davvero separati: la storia documentata e la sua ombra, quella zona dove le domande non hanno una risposta certa e univoca. La linea tra il verificabile e il possibile non è affatto rigida. Prima di iniziare un nuovo romanzo mi chiedo due cose: da quale ferita nasce la storia, e quale verità personale muove il
personaggio principale. Solo dopo arrivano la documentazione, l’intreccio. Devo avere chiaro da quale frattura filtra la luce, tutto il resto arriva durante il lavoro di scrittura.

La poesia “Gli altri dormono” è tra i finalisti al Premio Città di Latina 2025. In che modo trasla i temi poetici nelle sue opere narrative, e che rapporto ha tra poesia e romanzo nel tuo processo creativo? Può condividere una scena o immagine ricorrente che per lei incarna questa convergenza?

"La poesia “Gli altri dormono” racconta, per così dire, della distanza nei confronti della disperazione, in una mattina qualunque. La Poesia è un’arte dove tutto si restringe e si amplifica allo stesso tempo. “Gli altri dormono” nasce da una di quelle notti che sembrano disfare ogni cosa e lasciare detriti, quando il mondo si ritira e rimangono solo i dettagli che di giorno ignoriamo. È una scrittura più nuda, più esposta. Nel romanzo, invece, la poesia entra nel linguaggio, nel modo di guardare una scena o in cui un gesto può dire più di una descrizione accurata. Quando scrivo narrativa cerco sempre qualcosa che possa reggere da solo il peso emotivo della pagina, e ho sempre la poesia in mente, da dosare, certo, ma senza la quale sarebbe scrivere saggistica o giornalismo, non narrativa. Qualcuno osserva un luogo devastato o abbandonato mentre qualcosa, nell’aria, ricomincia a muoversi. È un momento liminale, una faglia tra distruzione e possibile rinascita. Nella poesia è un ragazzo che barcolla tra macchine incendiate, nel romanzo può essere un personaggio che scopre una verità sotto uno strato di polvere. In entrambi i casi, come anche nel copywriting pubblicitario, si tratta di scrivere. È questo, per me, il bello".