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Da Olbia a Miami con le sonorità della sua terra

Ecco lo spettacolo “Terra mia” con le musiche di Federico Bonacossa

Da Olbia a Miami con le sonorità della sua terra
Da Olbia a Miami con le sonorità della sua terra
Barbara Curreli

Pubblicato il 18 May 2025 alle 09:00

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Olbia. Federico Bonacossa porta la musica e la danza da Olbia a Miami con lo spettacolo "Terra mia". Ha debuttato lo scorso fine settimana al Broward Center for the Performing Arts, in Florida, "Terra Mia", la nuova creazione della compagnia statunitense Dance Now Miami. L’opera, un omaggio alle radici italiane dei suoi autori, presenta coreografie originali di Diego Salterini e la musica è composta dal musicista olbiese Federico Bonacossa.

Bonacossa, residente da oltre vent’anni con la sua famiglia negli Stati Uniti è professore di musica alla Florida International University (FIU), dove insegna armonia, orchestrazione e tecnologia musicale, e collabora da più di 10 anni con Dance Now Miami. La compagnia è diretta da Diego Salterini—che debuttò come danzatore e coreografo per la televisione nazionale italiana—e da Hannah Baumgarten, coreografa e danzatrice formata alla Juilliard School.

Con un filo diretto, grazie ai potenti strumenti informatici odierni, incontriamo virtualmente Federico Bonacossa che ci racconta come nasce Terra Mia. "Il balletto Terra Mia è nato da un'idea di Diego Salterini, co-direttore di Dance Now Miami. Ho collaborato a molti progetti con la sua compagnia, quindi quando mi ha contattato più di un anno fa per chiedermi se fossi interessato a scrivere la musica, ho accettato subito e con entusiasmo".

Terra Mia, commissionata per celebrare il 25° anniversario della compagnia, è un’opera di circa 30 minuti, energica e intensa, interpretata da dieci ballerini. Il lavoro fonde elementi della tradizione popolare italiana con influenze del cantautorato che ha segnato l’infanzia di Salterini e Bonacossa, da Pino Daniele a Mina. Particolarmente evocativa è la sezione Preghiera, che richiama le origini sarde del compositore attraverso melodie ispirate alle launeddas e armonie che ricordano il canto a tenore.

“Come spesso accade nella danza, Terra Mia è stata realizzata in tempi molto stretti—un processo esaltante ma anche molto impegnativo,” racconta Bonacossa. I musicisti coinvolti, tra cui il sassofonista David Fernandez (collega di Bonacossa alla FIU, e che tra le molte esperienze fece parte del cast originale del musical On Your Feet su Broadway), hanno registrato le loro parti a distanza, da varie località degli Stati Uniti e dell’estero.

 

Cosa è la musica per lei? "La musica è la mia vita. A parte gli impegni familiari, la mia giornata ruota completamente attorno ad attività musicali: insegnare, scrivere, suonare, ascoltare, persino pensare alla musica. I miei figli mi prendono spesso in giro perché, mentre mi parlano, si accorgono che sono completamente assorto nei miei pensieri, soprattutto quando sto lavorando su un progetto. Buona parte del processo creativo si svolge mentalmente, durante attività comuni. Spesso per me questo succede quando guido o durante una lunga passeggiata".

Qual è il suo strumento musicale preferito? "Mi sono innamorato della chitarra da giovanissimo, suono da quando avevo forse 11 anni. Non ho mai smesso di studiare e imparare cose nuove. È uno strumento davvero speciale anche se limitato per molti versi. Uso spesso, ma non sempre, la chitarra anche per comporre, almeno nelle fasi iniziali".

Com’è cambiato il ruolo e la potenza della danza nella società della comunicazione immediata? "Il tipo di lavoro che faccio con Dance Now Miami è piuttosto diverso da ciò che si vede sui social. Lavoriamo su progetti ampi, solitamente brani di almeno 30-45 minuti. Sono pensati per il palcoscenico, quindi vanno vissuti con una certa concentrazione, non come un contenuto rapido da scrollare. Non penso che l’arte breve non possa essere valida, ma direi che la maggior parte delle persone (me compreso) non è così ricettiva o concentrata quando scorre su Instagram. È più un passatempo automatico. Quello che facciamo è qualcosa di diverso. La compagnia cura ogni dettaglio, ad esempio ha eccellenti costumisti e light designer".

Lo spettacolo arriverà anche in Sardegna? "Sicuramente sarà rappresentato in Italia, ma probabilmente non in Sardegna. Un nostro spettacolo precedente, Anusim, è stato eseguito a Firenze, all’anfiteatro della Villa Strozzi, recentemente".

Lei vive all'estero da tanti anni, cosa le manca di più della sua terra? "Tante cose, ma soprattutto la famiglia e gli amici. L’estate scorsa ho ripreso contatti con i vecchi amici del gruppo di skaters. Abbiamo partecipato insieme all’evento Go Skate, è stata un’esperienza davvero toccante. Skatiamo ancora tutti, per divertimento ovviamente".

Tra i suoi futuri progetti ha in mente un lavoro da realizzare qua in Sardegna? "Sono partito dall’Italia subito dopo il diploma al Conservatorio di Cagliari per continuare gli studi. Ero molto giovane e, tra scuola e poi impegni familiari, ho perso un po’ i contatti con i colleghi sardi. Oggi torno a Olbia soprattutto per le vacanze e per staccare dal lavoro, ma sicuramente mi piacerebbe fare di più in futuro".

Che consiglio darebbe ai giovani che si incamminano verso la musica, nelle sue varie forme? "Ci sono molti modi per vivere di arte. Le competenze richieste vanno però ben oltre le capacità artistiche e tecniche. La maggior parte degli artisti di successo è brava nel proprio mestiere, ma ha anche la resilienza e la capacità di affrontare i tanti ostacoli. Negli Stati Uniti, come in molti altri Paesi, molti artisti e organizzazioni artistiche si affidano ai finanziamenti pubblici. Lo stato e la contea in cui vivo offrono molte opportunità e sono piuttosto attenti al sostegno delle arti. Questo supporto è essenziale per chi promuove l’arte contemporanea, che è molto costosa da produrre. Sono co-fondatore di un ensemble di musica contemporanea chiamato The Last Hundred Ensemble, specializzato in musica degli ultimi cento anni, che conta proprio su questi fondi".

Quanto conta la disciplina e il rigore in questo mestiere? "Direi che è una 'conditio sine qua non'. La disciplina necessaria è fisica, ma anche mentale ed emotiva. Oggi, e soprattutto per artisti giovani, le distrazioni sono un ostacolo importante. Cerco di passare più tempo possibile in profonda concentrazione. Amo il silenzio, da cui traggo molta ispirazione. Mi sveglio molto presto, di solito alle 4:30, e la prima cosa che faccio è esercizio. Affrontare la giornata al primo mattino rende il resto più facile. Un famoso comico americano scherza sul fatto che la prima decisione che normalmente prendiamo la mattina è premere il tasto "snooze". Il mio obiettivo è alzarmi subito, senza rimandare. Non ci riesco sempre, ma ci provo".