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Pubblicato il 01 July 2017 alle 13:02
Olbia, 01 luglio 2017 - Alla fine, dopo tante segnalazioni e tanto penare da parte gli operatori, la spiaggia de Lo Squalo - una delle più conosciute del quartiere Pittulongu - è stata (si fa per dire) "pulita" dalla posidonia: a spostare la pianta marina sarebbe stato il mare. Ogni anno, sulle spiagge sarde, si combatte una vera e propria battaglia tra chi vuole la spiaggia in stile "caraibico", senza la minima traccia di alghe o piante marine che agli occhi del turista sporcano l'arenile, e chi invece chiede a gran voce il rispetto degli equilibri ambientali.
La posidonia oceanica è fondamentale per il mantenimento delle spiagge della Sardegna. Il suo depositarsi sulla sabbia garantisce il mantenimento della stessa: questo è un dato di fatto, corroborato da studi scientifici inappellabili. Nonostante ciò, ogni anno chili e chili di posidonia vengono prelevati dai litorali, vanificando o depotenziando così il suo "lavoro" naturale di mantenimento delle spiagge. Il tutto solo a beneficio estetico del turista che non solo ignora il funzionamento dell'ecosistema marino sardo, ma che considera la spiaggia sporca ogni qual volta nota alghe o posidonia a due centimetri dal suo piede.
Eppure, la sporcizia delle spiagge è ben altra: le bucce dei gelati sepolte sotto la sabbia, le migliaia di cicche di sigarette buttate nell'arenile, i rifiuti di ogni tipo abbandonati dopo una giornata al mare. Tutte cose di cui i turisti ben poco si lamentano, forse perché sono tra i primi considerare le spiagge dei "cestini" a cielo aperto. A questo bisogna aggiungere un certo servilismo culturale nei confronti dello "straniero" che viene a soggiornare in Sardegna: una visione miope del rapporto Isola-turismo, che alla lunga potrebbe danneggiare la nostra maggiore risorsa, cioè il nostro ambiente naturale (già abbastanza bistrattato da politiche cementificatorie altrettanto miopi).
In un documento della Regione Sardegna intitolato "Indirizzi urgenti per la gestione della fascia costiera - Gestione della posidonia spiaggiata", datato - udite, udite - 2008 si legge che lo smaltimento della posidonia provoca, citiamo testualmente, "le seguenti e significative alterazioni":
In parole povere, asportare la posidonia significa danneggiare la spiaggia. Nel documento, si legge che è importante "agire sulla diffusa percezione negativa della posidoniaspiaggiata, al fine di aumentare la tolleranza da parte dei fruitori della spiaggia: questo obiettivopuò essere raggiunto attraverso opportune azioni di sensibilizzazione".
Il documento regionale, in prima battuta, consiglia il mantenimento in loco della posidonia; in seconda battuta, qualora il "mantenimento in loco dei residui di posidonia venisse giudicato incompatibile con labalneazione", si suggerisce in primis di pulire la spiaggia dai rifiuti di natura antropica e in secundis di rimuovere (preferendo mezzi manuali) gli strati superficiali asciutti della posidonia spiaggiata (quella bagnata può essere rimossa in un secondo momento, una volta asciugata). La rimozione di grossissime quantità di posidonia (anche bagnata) è concessa, in via eccezionale, solo se si è di fronte a mareggiate di particolare intensità. Una volta presa, la posidonia va posizionata vicino alla spiaggia e rimessa al suo posto a fine stagione.
La rimozione e lo smaltimento in appositi impianti della posidonia è l'estrema ratio, l'ultima possibilità e di certo non quella da preferire.
A 11 anni dalla pubblicazione di questo documento, la situazione non è cambiata di una virgola: ogni anno si assiste alla guerra tra ambientalisti e operatori, ogni anno la posidonia viene rimossa (più o meno bene), ogni anno perdiamo un po' delle nostre spiagge. Manca totalmente, invece, la sensibilizzazione sull'utilità della posidonia, manca l'educazione ambientale, manca il rispetto per l'ambiente. In questi 11 anni si poteva fare moltissimo in questi termini, ma - a parte gli sforzi dell'Area Marina Tavolara Punta Coda Cavallo - si è preferito abbozzare, perché - in fin dei conti - i primi a vendere la spiaggia in stile caraibico siamo proprio noi sardi.
Che fare, dunque? Il compromesso ambiente-turismo è sancito a chiare lettere nelle linee guida della Regione Sardegna: bisogna semplicemente applicarle al 100%.17 May 2025
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