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Pubblicato il 29 September 2020 alle 11:29
Olbia, 29 settembre 2020 - Abitare nel centro di Olbia può essere una sfida al cardiopalma, specialmente se si è genitori e si sceglie di muoversi a piedi con il passeggino; se questo passeggino, poi, è gemellare le difficoltà possono essere doppie.
Qualche giorno fa, una madre olbiese ha scritto a Olbia.it per avere alcune delucidazioni sull'uso della pista ciclabile. La domanda, infatti, era: si può circolare con il passeggino sulla pista ciclabile? Secondo il comma 1 dell'articolo 190 del Codice della Strada, la risposta a questa domanda dovrebbe essere negativa: "I pedoni devono circolare sui marciapiedi, sulle banchine, sui viali e sugli altri spazi per essi predisposti; qualora questi manchino, siano ingombri, interrotti o insufficienti, devono circolare sul margine della carreggiata opposto al senso di marcia dei veicoli in modo da causare il minimo intralcio possibile alla circolazione".
Non si parla di piste ciclabili in questo comma, ma l'occasione è propizia per parlare di un'infrastruttura pubblica che a Olbia è spesso largamente insufficiente e sottovalutata: il marciapiede.
Le difficoltà che incontra la nostra cittadina con passeggino gemellare sono quelle che incontrano tantissime altre persone quando si trovano a circolare a piedi in città. Se nelle aree più recenti di Olbia i marciapiedi non sono così malaccio, nelle aree più "vecchie" la situazione è drammatica. I marciapiedi sono stretti, con i pali situati al centro dello spazio, spesso risultano molto alti e senza scivoli (o peggio sono intervallati da continui sali-scendi per la presenza di passi carrabili). A volte le mattonelle presentano danni, altre volte sono fatti a scacchiera: ogni casa privata ne ha realizzato un pezzettino autonomamente, cosicché risultano diverse le altezze, le fatture e così via.
Altre volte non ci sono del tutto e lo spazio per i pedoni, inesistente, si tramuta nell'occupazione - come suggerisce lo stesso CdS - della sede stradale.
E poi, appunto, c'è la pista ciclabile che viene occupata da una madre che non ha altro posto dove poter passare in sicurezza con i suoi due bimbi sul passeggino perché il marciapiede è impossibile da praticare.
Ecco: la summa della mancata programmazione olbiese (che viene da lontano e non va addossata a un'amministrazione in particolare) sta proprio in questa scena, in questa madre che è costretta a fare lo slalom tra gli ostacoli perché non c'è abbastanza spazio nelle infrastrutture destinate ai pedoni.
Ovviamente, non tutta Olbia può avere i marciapiedi larghi appena realizzati in via Redipuglia, ma basterebbe avere un po' più di attenzione all'utenza quando si programma un intervento, una riqualificazione o un semplice riordino dei sensi di marcia delle strade. Non esistono solo le auto, a Olbia esistono anche le persone e hanno diritto a muoversi liberamente senza dover rischiare una caviglia, un ginocchio o la vita perché non ci sono i marciapiedi o quelli che non ci sono è come se non ci fossero.
Questo argomento si lega, chiaramente, anche all'inclusione sociale perché i marciapiedi e le strade sono le prime infrastrutture che le persone con disabilità incontrano appena escono di casa. Il rifacimento di un metro di marciapiede non è semplicemente un lavoro fatto di calcoli, disegni e cemento, ma soprattutto è la porta di ingresso sullo spazio urbano. Se lo spazio pubblico non è fruibile da tutti, se lo spazio pubblico diventa un ostacolo, se lo spazio pubblico non include ma esclude significa che non si sta programmando, significa che non si pensa a chi deve usare quell'infrastruttura.
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