Friday, 28 November 2025
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Pubblicato il 28 November 2025 alle 20:00
Olbia. Le serrande abbassate nel centro storico di Olbia sono tornate al centro del dibattito cittadino, riaccendendo un confronto che periodicamente emerge con l’arrivo dell’inverno. Il sindaco Settimo Nizzi, con una nota ripresa da ANSA e La Nuova Sardegna, ha definito “dannosa per l’immagine della città” la chiusura prolungata di numerosi esercizi nelle vie principali e nell’area aeroportuale, annunciando la possibilità di non rinnovare il suolo pubblico a chi terrà le attività chiuse per oltre trenta giorni consecutivi. La reazione del mondo economico non si è fatta attendere. Confcommercio Gallura, in una nota diffusa da Olbia.it, ha ricordato che novembre e febbraio sono tradizionalmente i mesi più deboli per il commercio locale: un periodo in cui il calo della domanda è fisiologico, mentre affitti, utenze e contributi restano invariati. Il secondo semestre dell’anno, inoltre, coincide con le scadenze più pesanti: l’IMU di dicembre e la TARI, spesso richiesta tra novembre e dicembre. Secondo Confartigianato e i dati del MEF, la pressione fiscale complessiva in Italia supera il 43% del PIL e pesa in modo significativo sulle 4,6 milioni di micro e piccole imprese, che rappresentano l’ossatura economica del Paese.
Quest’anno, alle difficoltà economiche, si aggiunge l’impatto dei cantieri. Le immagini di questi giorni di novembre mostrano transenne, deviazioni e passaggi ridotti proprio in Corso Umberto. Anche se non esistono stime precise, molte ricerche sul “public realm” dimostrano che disagi pedonali e arredo urbano degradato incidono negativamente sulla frequentazione.
A intervenire nel dibattito è stato anche il Partito Democratico cittadino. Il segretario Pietro Spano, in una nota riportata da Olbia.it, ha respinto l’idea che la responsabilità sia dei commercianti, sostenendo che "il problema non sono le serrande abbassate, ma le scelte politiche e urbanistiche che negli ultimi anni hanno spento Olbia fuori stagione". Secondo Spano, la mancanza di una programmazione culturale invernale, la riduzione della sosta nel centro storico, la frammentazione dei servizi e lo sviluppo di nuove aree commerciali fuori città avrebbero contribuito a indebolire progressivamente il cuore urbano. "Non si può chiedere ai negozianti di restare aperti se non si costruiscono le condizioni perché il centro sia davvero attrattivo", ha aggiunto, invitando l’amministrazione ad avviare un piano strutturale anziché ricorrere a richiami pubblici.
Ad incidere è anche la mobilità. La ZTL, apprezzata dai turisti durante l’estate, con il clima favorevole e la voglia di camminare, d’inverno rischia di diventare un deterrente per i residenti. Con la pioggia, il freddo e l’assenza di eventi, molti cittadini preferiscono i centri commerciali, dove la sosta è immediata, gratuita e vicina agli ingressi. Numerosi studi urbanistici confermano che nei mesi freddi la facilità di parcheggio è il principale criterio che guida le scelte di consumo: un confronto impari per un centro storico con parcheggi limitati e accessi più complessi.
Ma nel ragionamento emerge un altro elemento, più profondo e meno discusso. Il centro storico di Olbia rischia di aver perso parte della sua identità di città per assumere, progressivamente, la connotazione di località turistica stagionale. È una dinamica osservata in diverse realtà costiere italiane e descritta nei rapporti nazionali sul commercio urbano: nelle città attraversate da forte stagionalità, il commercio stabile tende a indebolirsi mentre crescono attività “a ciclo breve”, legate ai flussi estivi. Non siamo Porto Rotondo né Porto Cervo: applicare un modello turistico simile anche al centro di Olbia genera una distorsione che penalizza chi prova a restare aperto tutto l’anno.
Da qui nasce un altro tema: rivedere le concessioni commerciali. Se si vuole un centro vivo dodici mesi l’anno — e non solo da metà maggio a metà ottobre— occorre differenziare gli incentivi, premiando chi garantisce continuità annuale e prevedendo criteri diversi per chi lavora solo in alta stagione. Una strada che molte città italiane stanno valutando per arginare gli effetti della stagionalità. Anche Geasar, per voce dell’amministratore delegato Silvio Pippobello, ha espresso disponibilità al dialogo, auspicando un percorso condiviso per rendere sostenibile l’apertura delle attività nella zona aeroportuale e nel centro cittadino. Associazioni di categoria e operatori chiedono con forza una programmazione strutturata di eventi invernali, agevolazioni fiscali nei periodi più critici, un coordinamento più attento dei lavori pubblici e una revisione della mobilità stagionale.
In questo quadro la denuncia del primo cittadino ha avuto il merito di riportare il tema allo scoperto. Ma ora tocca alla politica trovare la giusta direzione. E se il sindaco ha fatto bene a “battere il cespuglio”, come si dice in gergo, facendo saltare fuori i problemi da risolvere di un tema che non può più essere ignorato, ora la città attende la fase successiva: le risposte.
(Foto B.C.)
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