Thursday, 27 November 2025
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Pubblicato il 27 November 2025 alle 10:00
Olbia. La Carta Europea della Disabilità (CED) nasce per semplificare la vita delle persone con disabilità, offrendo un documento unico, riconosciuto in Italia e negli altri Paesi europei aderenti, capace di certificare la condizione del titolare tramite un semplice QR Code.
È uno strumento moderno, pensato per favorire l’accesso ai servizi pubblici e alle agevolazioni: il Ministero della Cultura garantisce già l’ingresso gratuito ai musei statali, Trenitalia ha aderito a livello nazionale e diversi Paesi UE hanno attivato il mutuo riconoscimento.
La sua introduzione non è stata improvvisata. La CED ha infatti una solida cornice normativa: il sistema italiano nasce con il DPCM del 6 novembre 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 dicembre 2021, dopo l’autorizzazione del Garante per la privacy.
La misura discende da una raccomandazione dell’Unione Europea del 2013, con cui Bruxelles invitava gli Stati membri a creare una tessera comune per eliminare gli ostacoli burocratici e unificare il riconoscimento della disabilità.
La parte operativa è stata poi definita dall’INPS con la circolare n. 46 del 1° aprile 2022, che ha attivato ufficialmente le procedure di rilascio. Insomma, un percorso strutturato e coerente, nato per rafforzare i diritti e l’inclusione delle persone con disabilità.
Ma se in Italia la CED è diventata uno strumento attivo, in Sardegna continua a rimanere un potenziale inespresso.
La consultazione dell’elenco ufficiale del Ministero per le Disabilità mostra un dato inequivocabile: nessun Comune dell’Isola ha aderito alla rete di convenzioni. Non figurano Cagliari, Oristano, Sassari, Nuoro, né Olbia, Arzachena, Tempio, La Maddalena, Santa Teresa. E lo stesso vale per musei civici, teatri, fondazioni locali, impianti sportivi e servizi territoriali: l’intera struttura pubblica regionale è assente.
Non c’è un solo ente locale che, al momento in cui scriviamo, risulti nell'elenco del Ministero della disabilità; che annunci di aver attivato servizi dedicati ai titolari della Carta: né agevolazioni museali, né accessi facilitati a strutture culturali, né convenzioni con realtà sportive o ricreative. Un vuoto che contrasta con la vocazione turistica e culturale del territorio, che potrebbe essere un laboratorio naturale per l’inclusione.
La situazione si fa ancora più significativa se si osserva il settore dei trasporti, vitale per una regione insulare.
La convenzione con Trenitalia è valida anche in Sardegna, dove l’azienda opera i servizi regionali. Tuttavia, senza comunicazione istituzionale, questa possibilità resta sconosciuta ai più.
Nessuna compagnia aerea ha aderito alla convenzione CED, sebbene sappiamo che anche in questo settore non sarebbe necessaria: l’assistenza ai passeggeri con mobilità ridotta è già un diritto garantito dal Regolamento UE 1107/2006. Stesso discorso vale per i trasporti con autobus e marittimi , disciplinati da specifici regolamenti UE, ma al momento l’unica compagnia marittima convenzionata è Grimaldi Lines. Nessun altro vettore marittimo— tra quelli che collegano regolarmente la Sardegna alla penisola — ha aderito.
Eppure, per migliaia di sardi, dal Nord al Sud dell’Isola, il traghetto rappresenta un collegamento indispensabile per studio, lavoro e soprattutto per le cure mediche.
La criticità centrale, però, resta la mancanza di iniziativa regionale.
La CED esiste, funziona, è riconosciuta in tutta Europa, è disponibile sia in formato fisico che digitale tramite App IO — ma in Sardegna non viene applicata perché nessun Comune e nessun ente locale ha aderito.
E la Regione, fino a oggi, non ha promosso alcuna campagna di sensibilizzazione né ha incoraggiato le amministrazioni del territorio ad attivare convenzioni, lasciando i cittadini sardi con disabilità privi dei benefici previsti altrove.
Una situazione che pesa in modo particolare sulla Gallura, territorio dinamico, con una popolazione in crescita e con un grande afflusso turistico, ma che non offre alcun servizio legato alla Carta Europea della Disabilità.
E così uno strumento nato per rafforzare i diritti e semplificare la vita quotidiana rischia di diventare, almeno nell’Isola, poco più che un documento simbolico.
La domanda allora è inevitabile:
cosa aspetta la Regione Sardegna a coinvolgere i Comuni e a rendere la CED realmente operativa?
Perché un diritto riconosciuto a livello europeo non dovrebbe restare lettera morta proprio in una delle regioni che più avrebbe bisogno di politiche inclusive e accessibili?
Finché non ci saranno risposte — e adesioni — la Carta Europea della Disabilità continuerà a essere, per i sardi e per i galluresi, uno strumento utile solo sulla carta.
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