Thursday, 28 August 2025
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Pubblicato il 28 August 2025 alle 10:00
Olbia. La Giunta comunale di Olbia ha approvato il progetto di fattibilità tecnico-economica per i lavori di sistemazione della Chiesa San Michele Arcangelo. La delibera numero 386, approvata all'unanimità il 26 agosto 2025, rappresenta il via libera definitivo ai "lavori di sistemazione" della perla architettonica della città di Olbia, un passo decisivo per l'importante complesso religioso che costituisce una delle più significative testimonianze dell'architettura sacra contemporanea in Sardegna.
Il Complesso parrocchiale San Michele Arcangelo, progettato dall'architetto Enzo Satta, rappresenta un ambizioso esempio di sintesi tra tradizione e modernità. Situato in una zona periferica di Olbia in rapido sviluppo urbano, l'edificio è stato concepito non solo come luogo di culto, ma come catalizzatore di sviluppo urbano e punto di riferimento architettonico e sociale capace di dare carattere e dignità a un'area urbana altrimenti priva di carattere distintivo.
L'approccio progettuale si ispira alle antiche chiese della tradizione sarda, reinterpretandone la semplicità e l'essenzialità in chiave contemporanea. La struttura si distingue per elementi architettonici caratteristici: tre portali in bronzo, superfici bianche dalle linee pulite, un campanile slanciato che si assottiglia verso l'alto e una copertura in scandole bicolore che evidenzia la forma a croce dell'edificio.
Il complesso si sviluppa su un'area di oltre 12.000 metri quadrati e comprende diversi edifici: la chiesa principale, strutture di servizio religioso come sacrestia, canonica e oratorio, spazi comunitari tra cui sala multifunzionale e impianti sportivi, oltre al futuro Centro Diocesano. Gli edifici si sviluppano parallelamente alla strada in una composizione longitudinale che abbraccia la chiesa centrale, mentre il sagrato funge da spazio di transizione e socializzazione.
L'interno dell'edificio bianco immacolato segue uno schema basilicale tradizionale con navata centrale capace di accogliere 300 fedeli, affiancata da cappelle laterali specializzate destinate a diverse funzioni: confessionale, coro, adorazione eucaristica, battistero e altari dedicati. Il presbiterio, sopraelevato rispetto all'aula, è progettato per garantire visibilità ottimale, mentre la volta si trasforma in una cupola illuminata da aperture zenitali che creano suggestivi giochi di luce.
L'intervento sarà interamente finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna attraverso la Legge regionale n. 17 del 19 dicembre 2023, che ha stanziato 200.000 euro specificamente per questo progetto. La convenzione tra Regione e Comune è stata firmata lo scorso novembre, permettendo all'amministrazione comunale di procedere come soggetto attuatore dell'opera.
Il budget complessivo si suddivide in 122.390 euro per i lavori effettivi (118.040 euro per lavori a misura e 4.350 euro per oneri di sicurezza) e 77.609 euro per le somme a disposizione dell'amministrazione, che includono IVA, spese tecniche, contributi previdenziali e imprevisti.
Il progetto ha superato tutti i controlli tecnici previsti dalla normativa sui contratti pubblici (D.Lgs. 36/2023). La verifica preventiva della progettazione è stata completata nell'agosto 2025, confermando la conformità dell'intervento agli standard richiesti. Un aspetto rilevante è che l'opera non richiede varianti agli strumenti urbanistici esistenti, in quanto già conforme alla destinazione d'uso prevista. Inoltre, i lavori costituiscono un lotto funzionale unitario che non può essere ulteriormente suddiviso senza compromettere l'efficacia dell'intervento.
Con l'approvazione della delibera, dichiarata immediatamente eseguibile per rispettare i tempi del cronoprogramma concordato con l'ente finanziatore, il Comune potrà ora procedere con le fasi successive: dalla progettazione esecutiva fino all'indizione della gara d'appalto per l'assegnazione dei lavori. L'intervento rappresenta un importante investimento per la conservazione del patrimonio architettonico e religioso di Olbia, confermando l'impegno delle istituzioni nel preservare opere che, come il complesso di Enzo Satta, testimoniano la capacità della progettazione contemporanea di radicarsi nella tradizione locale creando nuovi riferimenti identitari per le comunità urbane.
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