Thursday, 28 August 2025
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Pubblicato il 28 August 2025 alle 08:00
Arzachena. Fabrizio Filigheddu è l'inventore del termine “Domoscenografia” e promotore dell’Home Staging Italiano. Di recente ha presentato nel suo libro “La mia è più bella e la vendo prima” una metodologia volta a valorizzare vendita e affitti di immobili. Con uno stile chiaro, versatile e rassicurante Filigheddu integra principi di Neuro Marketing e Web Marketing con precisione e contagioso entusiasmo, offrendo una visione utile sia agli operatori che agli utenti finali.
Tra i principi chiave, sostiene che ogni casa debba essere preparata, fotografata e descritta in modo impeccabile, affinché gli acquirenti possano scegliere tra le opzioni migliori. Inoltre da tempo come formatore e consulente, aiuta imprenditori, freelance e team a pensare in modo nuovo attraverso strumenti moderni, promuovendo un uso consapevole dell’Artificial Intelligence, meglio nota con l'acronimo AI (in Italiano IA): non come sostituto, ma come potenziamento. L’invito è quello di andare a guidare l’AI con domande e obiettivi chiari, per lavorare in modo più efficiente senza perdere la responsabilità personale.
Durante il nostro incontro Filigheddu ci introduce nel complesso mondo della comunicazione digitale, del marketing e dell'uso consapevole delle nuove tecnologie con in testa l'AI per poterne fare un uso appropriato, costruttivo e consapevole. Nel suo blog troviamo la frase "Chi ha paura dell’AI, forse non ha mai imparato a pensare". Oggi ci spiega cosa intendesse comunicarci.
In che modo consiglia di introdurre l’AI senza cadere in entusiasmo cieco o timore?
"Il mio approccio verso la tecnologia è sempre stato fatto di due ingredienti: entusiasta curiosità e pratica diffidenza. Cioè… prima provo, sperimento, gioco con lo strumento, e solo dopo decido se fa davvero al caso mio. L’approccio “lo fanno tutti quindi lo faccio anch’io” non è sano a lungo termine. Quello che consiglio è di usarla, senza preconcetti. Di solito si comincia facendole domande “stupide”, quasi per sfida, per vedere se è davvero così intelligente. E presto ti accorgi che la vera intelligenza non è nella macchina, ma nella tua domanda. E soprattutto nella capacità di capire come funziona la risposta di un LLM – i Large Language Models come ChatGPT, Gemini e simili. Non è magia: è linguaggio, probabilità, contesto. Se impari a leggere tra le righe, diventa un alleato".
Quali regole o principi etici suggerisce per garantire che l’uso dell’AI migliori la qualità del lavoro senza sostituire il pensiero umano e la responsabilità personale?
"Di solito amici e clienti mi chiedono: “Ma la tua AI questa cosa la fa?”
La risposta è semplice: con il giusto prompt e la giusta AI – e ormai ce ne sono migliaia – si può fare quasi tutto. Il punto vero non è cosa può fare, ma cosa io sono in grado di capire e controllare di quella risposta. Se chiedo all’AI di fare qualcosa di cui non ho nemmeno le basi, mi sto creando un problema enorme. E, peggio, potrei crearlo anche ad altri. Per questo la mia regola è chiara: chiedo solo di ciò che sono in grado di controllare. L’etica parte da qui: non lasciare che la macchina diventi un alibi per non assumermi la responsabilità delle mie scelte".
Qual è il ruolo dell’AI nel marketing immobiliare odierno e quali limiti/valori dobbiamo tenere presenti?
"Il marketing immobiliare, alla fine, è fatto di relazioni. L’AI ci mette in mano strumenti incredibili per accelerare il processo e arricchire le idee da scambiare tra venditori, acquirenti e agenti. In un attimo puoi avere una deep research sul mercato locale, testi persuasivi già pronti, simulazioni grafiche che mostrano come un immobile potrebbe essere trasformato. Tutto questo significa velocità, chiarezza e più possibilità di dialogo. Ma attenzione: non sostituisce la parte umana, la eleva. L’AI accelera il processo, ma il cuore resta l’empatia, la fiducia, la capacità di ascoltare e guidare le persone in una scelta così importante come quella di una casa".
Quali domande chiave dovrebbero porre imprenditori e team per massimizzare i benefici dell’AI, evitando errori comuni come la mancanza di contestualizzazione?
"Per sviluppare un approccio orientato all’AI la domanda di partenza è semplice e potentissima:“Questo processo può essere migliorato o addirittura automatizzato?”, già qui si vede se i processi aziendali sono espliciti o se vivono solo nella testa di qualcuno. Perché l’AI è un acceleratore: se il processo è confuso, moltiplica la confusione. Se è definito, libera tempo prezioso e sgrava imprenditori e dipendenti da attività a basso valore. Ma c’è un altro punto chiave: il contesto. L’AI è costruita su schemi probabilistici che funzionano bene nella “maggioranza dei casi”, ma non sono personalizzati. La personalizzazione arriva dopo, quando decidi di addestrare il modello sul tuo linguaggio, sui tuoi dati, sul tuo modo di lavorare. È lì che diventa davvero indistinguibile da ciò che faresti “a mano”.
Lei si definisce un formatore e consulente che aiuta imprenditori e team a pensare in modo nuovo. Quali strumenti consigli all’inizio di un percorso di riformattazione digitale?
"La cosa straordinaria dell’AI è che apre l’accesso a software tecnici praticamente a tutti. Non era mai esistita una tecnologia a cui potessi chiedere “come funzioni?” e che fosse in grado di spiegartelo, scrivendo e parlando con te. Ma prima della tecnologia serve una nuova mentalità. La vera riformattazione è mentale, non tecnica. Consiglio sempre di partire da strumenti semplici: ChatGPT o Gemini, per imparare a dialogare con l’AI. Canva, per visualizzare idee e progetti. Non servono subito software complessi o a pagamento. All’inizio serve allenarsi a ragionare per processi digitali, cioè abituarsi a chiedersi: “cosa posso delegare, cosa posso automatizzare, cosa posso semplificare?".Una volta che questa mentalità è chiara, la tecnologia diventa un acceleratore naturale".
Nell'uso quotidiano coloro che non hanno da gestire aziende ma solo farne uso personale, quali errori più comuni devono evitare.
"Il primo errore è aspettarsi che l’AI legga nel pensiero: se non sai fare una domanda chiara, avrai risposte confuse. Il termine Intelligenza Artificiale nasce nel 1955 e sottintende l’idea di costruire una macchina che replichi i meccanismi del cervello umano. Ma in realtà funziona in un altro modo: è una grande calcolatrice di testo. Non ti dà la risposta “più intelligente” o “più utile”, ma quella statisticamente più probabile in base alle parole che hai fornito. Per questo chi la usa per predire chi vincerà il campionato di Serie A, Sanremo o il Superenalotto… non ha capito come funziona. L’AI risponde, certo, perché è programmata per farlo. Ma la risposta, in quei casi, è inutilizzabile. L’AI va vista come un assistente: giorno dopo giorno raccoglie i tuoi dati, il tuo modo di ragionare e di parlare, e diventa un’estensione del tuo pensiero. Non sostituisce la tua intelligenza: la amplifica".
Giovani e AI: qual'è il suo punto di vista?
"I giovani hanno un vantaggio enorme: non hanno il peso delle abitudini. Possono imparare a usare l’AI con la stessa naturalezza con cui oggi scorrono un feed su TikTok.
Ma la vera sfida è non farli diventare consumatori passivi. L’AI non deve trasformarsi in un “copia e incolla infinito”, ma in un allenatore di creatività. Se i ragazzi imparano a farsi buone domande, avranno tra le mani lo strumento più potente per costruire il proprio futuro.
Quando mi capita di lavorare con loro, non mi concentro sul dare subito la risposta, ma sul mostrar loro il percorso per arrivarci. La scorciatoia è facile, ma non forma.
Il vero esercizio non è “saper usare l’AI”, ma allenare il pensiero critico: capire se una risposta è valida, se è contestualizzata e se può essere davvero utilizzata nella vita di tutti i giorni. È lì che la tecnologia diventa crescita".
A lei possiamo chiedere sicuramente quali siano le nuove forme di valore con l’AI
"L’AI non serve solo a fare più velocemente ciò che già facciamo: ci apre la porta a nuove forme di valore e di reddito. Oggi puoi avere report istantanei, analisi approfondite, contenuti efficaci e tagliati su misura del tuo target… in tutte le lingue del mondo. È come avere un team di specialisti che lavorano 24 ore su 24 senza pausa. Io chiamo questo concetto “dipendenti digitali”: asset di processo automatizzati che creano nuove modalità di lavoro, innovative e agili. Non stiamo più parlando solo di strumenti, ma di veri collaboratori digitali che ampliano il tuo potenziale e generano nuovi modelli di business. Proprio per questo il 24 settembre terrò un corso al Felix dedicato a queste tematiche, dove mostrerò concretamente come trasformare l’AI da semplice supporto a motore di nuove opportunità economiche".
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