Santa Teresa Gallura. Dalla Gallura all'America passando per l'India, potremo riassumere così il viaggio di Matteo Mannoni e Consuelo Filippi, due cittadini del mondo, sardi di nascita, originari di San Pasquale, una frazione di Santa Teresa.
"Mi chiamo Matteo Mannoni e insieme a mia moglie Consuelo Filippi, dopo anni di viaggio e varie esperienze di volontariato, abbiamo fondato un'associazione umanitaria che ha come scopo il miglioramento della condizione di vita di persone che si ritrovano a vivere in condizioni di difficoltà, con particolare attenzione a donne e minori".
Comincia così il racconto di un viaggio straordinario che ha rapito in primis i due protagonisti, ma rapisce anche coloro che ascoltano la loro storia.
"L'associazione è italiana/sarda e si chiama Futura Associazione Umanitaria. Dal 2022 Futura ha avviato una serie di programmi rivolti ai bambini di strada in uno dei quartieri difficili della città di Calcutta (dove personalmente abbiamo vissuto per quasi un anno) e in un piccolo villaggio di nome Barwan nello stato dell'Uttar Pradesh. Ad oggi tutte le iniziative promosse da Futura in India proseguono grazie al lavoro di una nostra collaboratrice indiana e noi, da 9 mesi, ci siamo trasferiti in Bolivia, precisamente nella città di Cochabamba".
"In collaborazione con un'associazione locale abbiamo aperto un Consultorio medico dove, grazie al lavoro di medici specialisti (pediatra, ginecologa, oncologa, cardiologa) riusciamo a dare assistenza sanitaria a centinaia di persone. Il tutto in maniera gratuita. Di pari passo al Consultorio sempre in Bolivia portiamo avanti varie iniziative benefiche, con particolare attenzione a donne e minori".
Matteo Mannoni ha 40 anni e Consuelo Filippi ha 36 anni, due giovani che hanno lasciato la loro quotidianità per scoprire cosa può esserci oltre, partendo da qua ecco le nostre curiosità, amipiamente soddisfatte con le loro risposte che sanno di solidarietà, umanità, voglia di mettersi in gioco e desiderio di rendere il mondo un posto migliore.

Quale viaggio vi ha fatto cambiare prospettiva?
"Più che un viaggio è stata una scelta di vita. Nel 2018 avevamo entrambi un buon lavoro e un contratto a tempo indeterminato, ma non era quello che volevamo e ci siamo licenziati. Volevamo dare una svolta alla quotidianità, mossi dalla curiosità di scoprire cosa ci fosse aldilà del noto e dalla voglia di avventura. Partendo dalla Sardegna per i successivi due anni abbiamo viaggiato esclusivamente via terra, attraversando e vivendo tante nazioni asiatiche. Questo viaggiare lento ci ha permesso di entrare realmente in contatto con le complesse vite delle persone, facendoci vivere esperienze che per forza di cose ti cambiano nel profondo".
Come nasce l'idea dell'Associazione Futura?
"Nasce essenzialmente dal desiderio di voler condividere con altri esseri umani un po' di quella fortuna che, senza alcun merito, a noi è stata donata sin dalla nascita. Le troppe ingiustizie, le disuguaglianze sociali e le prepotenze a cui abbiamo assistito hanno acceso e alimentato in noi una rabbia che in qualche modo andava trasformata in qualcosa di concreto. Nel 2022, appena tornati da tre mesi di volontariato nel campo rifugiati di Diavata, in Grecia, abbiamo deciso di fondare Futura Associazione Umanitaria".
Perché Calcutta e poi la Bolivia? C'è qualcosa che vi lega particolarmente a questi due posti dove avete messo radici?
"I viaggi, la vita, sono soprattutto le persone che incontri, almeno per noi è così. Avevamo già vissuto in India per sei mesi e in quel tempo ci siamo legati indissolubilmente alla gente che affolla e abita quel lato del mondo. L'India è un luogo complesso, contraddittorio e molto spesso ingiusto, ma ha una magia e una capacità di attrazione difficile da spiegare. A Calcutta in particolare, nel periodo di volontariato nel centro di Madre Teresa, abbiamo stretto legami con persone che condividevano con noi la stessa visione di mondo. Abbiamo deciso che quella città fosse il luogo giusto per avviare delle iniziative umanitarie. Siamo così tornati, abbiamo affittato una casa e ci siamo stabiliti per un anno in un quartiere difficile della megalopoli indiana, avviando con Futura una serie di programmi rivolti ai bimbi di strada e, quando presenti, alle loro mamme. Ad oggi grazie al lavoro di tre nostre collaboratrici indiane tutte le iniziative vanno avanti anche in nostra assenza".
"In Bolivia è successa più o meno la stessa cosa - prosegue Mannoni - Volevamo allargare l'operato di Futura in America Latina e viaggiando per questo continente siamo rimasti un'altra volta colpiti dalle ingiustizie riscontrate lungo il cammino, in particolare in Bolivia. Anche qui gli incontri e la voglia di mettersi al servizio delle persone ci hanno convinti a fare qualcosa. Da 10 mesi viviamo stabili in una comunità alla periferia della città di Cochabamba e con Futura abbiamo avviato una serie di iniziative che riguardano, principalmente, l'ambito medico-sanitario. Non ci piace però il termine "radici". Noi uomini abbiamo le gambe non le radici e per natura non siamo fatti per stare fermi. Così ci piace pensare di Futura, un'associazione sì salda nel terreno ma dotata di piedi per camminare".
Cosa vi portate dietro e dentro delle vostre origini.
"Tutto. Siamo la somma di quello che abbiamo vissuto sino ad oggi e senza ombra di dubbio le origini occupano una parte considerevole del nostro essere. Cerchiamo di mettere dentro lo zaino e di portarci dietro gli insegnamenti che le nostre famiglie ci hanno dato: l'educazione, l'onestà e il rispetto verso gli altri per esempio, cose utili a qualsiasi latitudine. E poi l'idea di poter tornare, con la certezza di sapere che la Sardegna è lì che ci aspetta. E anche questa, ne siamo consapevoli, è una grande fortuna. Pensa a quante persone, popoli interi che vorrebbero tornare nei luoghi d'origine e purtroppo non possono farlo".
C'è un incontro che ha cambiato la vostra vita?
"Quando ti metti in strada, e non solo fisicamente, le cose accadono. L'incontro con l'altro ha cambiato le nostre esistenze, così come l'hanno fatto i libri e le storie di grandi personalità. Gli esempi positivi di vita, vedere che è possibile sfruttare il tempo che ci è stato concesso in un tempo utile per se stessi e per gli altri è stato ed è tutt'ora un grande insegnamento".
C'è una storia su qualche donna o bambino che avete aiutato che vi ha particolarmente coinvolto.
"Il primo gennaio del 2024, qui in Bolivia, ci è stata messa tra le braccia una bimba di 1 anno abbandonata dalla madre. La bimba si chiamava Milagro e, oltre ad essere totalmente denutrita, era nata con palatoschisi (malformazione del palato) e con il labbro leporino. Ha vissuto con noi per 35 giorni, ci siamo ricoverati in ospedale con lei per l'intervento che ha corretto i suoi problemi, siamo diventati suo padrino e sua madrina di battesimo e ci siamo impegnati a trovare qualcuno che l'adottasse. Ora Milagro ha una vita sana e serena con una nuova famiglia che le vuole bene".
Avete dato tanto, sentite di aver rinunciato a qualcosa?
"Abbiamo ricevuto molto di più di quello che abbiamo dato perché quello che dai agli altri ti viene restituito e moltiplicato. Non è retorica è la verità. Siamo delle persone molto fortunate e ogni giorno ringraziamo per questo".
Un prossimo progetto?
"Ad aprile di quest'anno, con il sostegno dei nostri donatori, abbiamo aperto qui in Bolivia un Consultorio medico, il Consultorio Futura, che in questi cinque mesi di vita è riuscito a garantire visite mediche specialistiche e gratuite a centinaia di persone. Grazie al lavoro di medici boliviani e di attrezzature donate dall'Italia, con un calendario settimanale offriamo consulenze oncologiche, pediatriche, visite ginecologiche, test di prevenzione tumori, ecografie in gravidanza, ecografie addominali, visite cardiologiche con elettrocardiogramma e consulenze psicologiche. Inoltre, al bisogno, seguiamo il paziente in tutto il suo percorso sanitario con la copertura di analisi in altri centri, l'acquisto di medicinali e il ricovero ospedaliero".
"La Bolivia - concludono Mannoni e Filippi - sta attraversando un periodo di grave crisi e sempre più persone rinunciano a curarsi. Quello che vorremmo fare ora è riuscire a dare continuità al lavoro del Consultorio Futura, che diventi un punto di riferimento non solo per la comunità nella quale viviamo ma per chiunque ne abbia bisogno. Portare avanti questo progetto è costoso, approfittiamo di questo spazio per un appello a chiunque voglia darci una mano. Sul sito
www.associazionefutura.com trovate tutte le coordinate per farlo. Queste sono le nostre pagine social: futura_associazione_umanitaria clandestini_in_viaggio.
Cosa volete fare da grandi?
"Vivere, questa è l'unica cosa che vogliamo fare"!