Friday, 22 August 2025
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Pubblicato il 22 August 2025 alle 10:26
Olbia. Che il passaggio in Italia dei sionisti o dei turisti pro-Israele non sia pacifico è dimostrato dalle numerose cronache di questi mesi: unico denominatore comune, l'aggressività di chi si crede al di sopra di ogni cosa.
Olbia non fa eccezione, anche se per ora non si è arrivati a casi gravi come quelli di Napoli o Bari - e speriamo che non ci si arrivi mai. Ne sanno qualcosa Alessandro Lintas e Claudia Scugugia, titolari di un banco al mercato di via Principe Umberto dove promuovono il loro progetto My Own Way di fotografie di viaggio. Un progetto in cui arte, conoscenza e valori si mescolano sapientemente. Inevitabile, dunque, esporre la Gaza Cola e avere tra le loro opere tante foto con messaggi in favore della Palestina e della sua liberazione dall'occupazione sionista.
A non apprezzare tutto ciò, ovviamente, sono i turisti pro-sionismo. Nella giornata di ieri, il banco è stato preso di mira da due persone di presunta nazionalità franco-israeliana che non hanno proprio gradito tutto il contesto di quella piccola area del mercato.
"Di fronte a noi abbiamo un muro con adesivi e scritte in favore della Palestina. Già l'anno scorso siamo stati oggetto delle attenzioni di filo-sionisti - racconta Alessandro Lintas -, abbiamo delle foto esposte che vengono girate in continuazione. Per tutelarci, abbiamo messo delle piccole telecamere che sono ovviamente segnalate".
Il clima, infatti, è quello che è (pessimo) e il modus operandi dei filo-sionisti è noto. I sionisti spesso non accettano il benché minimo segno di critica, neanche di tipo "passivo" come ad esempio degli adesivi attaccati a un muro. Proprio questi adesivi sono stati oggetto delle loro attenzioni: "Il marito ha iniziato a staccare gli adesivi pro Palestina, poi la moglie si è avvicinata, ha preso la telecamera e ha cercato di cancellare i video, e alla fine hanno iniziato a riprendermi parlando in israeliano. Presumo fossero franco-israeliani perché si esprimevano anche in francese". Fortunatamente non si è andati oltre, anche grazie alla calma di Lintas.
Questo è il primo episodio, poi c'è stata la seconda dose. Altri turisti hanno nuovamente rivolto le loro "attenzioni" al viturperato muro con gli adesivi. "Uno aveva anche un coltello da ristorante con il quale grattava via la carta - continua Lintas -. Una volta finito, si sono messi in gruppo davanti al nostro banco e si sono fatti una foto facendo il segno della vittoria!".
Non è escluso che i turisti sionisti siano organizzati in chat e che segnalino posti "sicuri" e posti "non sicuri": sul significato di queste parole, però, c'è da ragionare. Sicuro per chi e in che senso? Se ti senti minacciato da un adesivo "Free Palestine" appiccicato su un muro o da delle foto esposte in un mercato, e non da un governo che compie un genocidio, forse il problema non è l'adesivo né la foto.
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