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L’eco di Luogosanto con Piero Angelo Orecchioni trasforma la memoria in arte

Dalla Gallura a Roma l'artista architetto è in mostra

L’eco di Luogosanto con Piero Angelo Orecchioni trasforma la memoria in arte
L’eco di Luogosanto con Piero Angelo Orecchioni trasforma la memoria in arte
Laura Scarpellini

Pubblicato il 05 December 2025 alle 07:00

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Luogosanto. Dal 29 novembre 2025 al 15 febbraio 2026, le Sale del Pianoforte del Museo di Roma in Trastevere ospitano Con gli occhi e con le orecchie, ampia personale di Piero Angelo Orecchioni, artista, architetto e designer originario di Luogosanto, nel cuore dell’alta Gallura. Una mostra che non è solo esposizione, ma viaggio nell’identità, nella memoria e nelle tracce di ciò che resta, quando il tempo passa ma non cancella.

Nato a Luogosanto, laureato in Architettura a Firenze e oggi figura di riferimento tra design e arte, Orecchioni ha iniziato la sua attività professionale fondando nel 1998 lo Studio63 a+d, realtà internazionale del progetto. Nel 2015 ha dato vita con Jonathan Rosenfeld a La Récréation, laboratorio dove si intrecciano pratiche artistiche e processi creativi. Dal 2017 insegna interior design allo IED di Firenze e collabora ai master dell’Università di Architettura.

Il suo percorso multidisciplinare si riflette in una mostra nella Capitale che non è solo esposizione, ma racconto, rito, testimonianza. Ogni pezzo esposto è un frammento di una storia più ampia: la storia di un uomo che, partito da un piccolo paese gallurese, ha attraversato il mondo portando con sé l’impronta della sua terra.

La biografia gallurese di Orecchioni non è un dettaglio, ma la radice profonda da cui germoglia l’intera sua ricerca. Nelle sue opere (disegni, dipinti, installazioni, fotografie, ricami, oggetti e documenti personali), si avverte un’eco antica, quasi ancestrale, di quella terra granitica fatta di silenzi, vento e orizzonti larghi. È un patrimonio che l’artista porta con sé da sempre, anche dopo quarant’anni trascorsi lontano dalla Sardegna, tra Firenze e il mondo del design internazionale.

La mostra, curata da Giorgia Calò e promossa da Roma CapitaleAssessorato alla Cultura e Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, presenta una selezione di opere costruite come un atlante personale del ricordo. Orecchioni usa materiali eterogenei e tecniche incrociate:
– ricama lettere d’amore;
– sovrascrive e cancella parole;
– cuce frammenti di stoffa;
– stratifica immagini familiari;
– rielabora documenti che diventano reliquie affettive.

 

Il suo lavoro dialoga con l’idea dell’abitare come dimensione emotiva prima che architettonica: non la casa come luogo fisico, ma come deposito di vissuti, presenze, nostalgie. Nell’ultima sezione dell’esposizione, oggetti, carte rese illeggibili e tracce cancellate raccontano la battaglia contro l’oblio, una lotta poetica per salvare ciò che rischia di scomparire.

Accanto alla mostra, arriva Questo è il mio corpo… dell’abitare, libro d’artista che amplifica il tema del ritorno. Qui la voce di Orecchioni si fa ancora più intima: il rientro nella casa di famiglia a Luogosanto diventa un rito, un attraversamento interiore. I frammenti di una vita—oggetti, stanze, materiali del quotidiano—si trasformano in materia di rigenerazione. Il volume racconta il percorso di un uomo che scopre come la propria terra non lo abbia mai davvero lasciato: le radici galluresi affiorano come una grammatica nascosta che ha nutrito la sua professione di architetto, designer e artista. Non solo un ritorno fisico, dunque, ma un ritorno simbolico, una riconciliazione con ciò che è stato.

Con gli occhi e con le orecchie è una mostra che invita a guardare e ad ascoltare: non solo le opere, ma ciò che in esse vibra. È un invito a confrontarsi con le proprie radici, a interrogare i luoghi che ci hanno abitato, prima ancora che noi abitassimo loro. Un percorso multisensoriale che restituisce dignità alla fragilità dei ricordi, trasformandoli in materia poetica.

In questo dialogo tra Roma e la Gallura, tra passato e presente, tra arte e vita, Orecchioni ci consegna un’idea delicata e potente: la memoria non è ciò che trattiene, ma ciò che ci permette di andare avanti. Con gli occhi, con le orecchie. E, soprattutto, con il cuore.

Incontriamo Orecchioni con il suo sguardo vivace, padrone dell'evento che non si limita a illustrare le sue opere, ma accompagna il visitatore nel compiere un vero e proprio viaggio volto alla conoscenza dell'universo di Orecchioni.

Cosa porta con sé delle sue radici, del suo vivere a Luogosanto?

Mi sento un privilegiato, ho avuto un’infanzia felice, protetta, libero di poter giocare per strada e a contatto con la natura. Mi sono sempre definito bilingue, il gallurese è la mia prima lingua e tutt’ora il parlarlo mi rassicura e mi fa sentire a casa.
Luogosanto è un posto magico, con un’energia speciale che si perde nella notte dei tempi.
I racconti, le tradizioni, ora anche i ricordi sono il mio nutrimento insieme al mio vissuto, nel tempo poi tutto si addiziona e si confonde e cerco di trasmetterlo quando posso nel mio lavoro professionale e artistico. Ho avuto la fortuna di poter nascere, partire per poter poi essere accolto ad ogni mio ritorno.

Quanto c’è di identitario sardo nella sua vita?

Io sono sardo, ho difficoltà anche quando mi definiscono di origine sarda. Il fatto che abiti a Firenze da più di 45 anni non fa di me un toscano, pur amando questa regione e Firenze come mia città di adozione. Mio padre amava Firenze, era felice ed orgoglioso della mia scelta.