Thursday, 04 December 2025

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Telti, le tre croci: quando il disagio diventa vandalismo

Le parole del sindaco Pinducciu sui limiti di un sistema

Telti, le tre croci: quando il disagio diventa vandalismo
Telti, le tre croci: quando il disagio diventa vandalismo
Laura Scarpellini

Pubblicato il 04 December 2025 alle 15:30

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Telti. La mattina del 3 novembre la cittadina gallurese di Telti si è svegliata con un’immagine sconcertante: tre grandi croci nere, tracciate con vernice spray sulle serrande e sulla vetrata dell’ufficio postale di via Manzoni. Un gesto simbolico, violento, percepito da molti come provocazione e atto intimidatorio.

Le telecamere di sorveglianza insieme alle indagini dei Carabinieri, hanno permesso di individuare immediatamente l’autore: un uomo già noto alle forze dell’ordine e conosciuto dagli impiegati e dagli abitanti del paese. Dalla ricostruzione emerge un quadro difficile perché l’autore vive da tempo un disagio psicologico importante. Secondo quanto riferito dal sindaco di Telti Vittorio Pinducciu: "La persona individuata versa in una condizione di fragilità e sofferenza psicologica che si protrae da tempo. A seguito dell’assegnazione di un amministratore di sostegno, non dispone più in autonomia della gestione delle proprie risorse economiche, situazione che ha contribuito ad accrescere il suo disagio. Riteniamo necessario un immediato percorso di presa in carico all’interno di una struttura adeguata, tuttavia, in assenza di un provvedimento dell’Autorità giudiziaria che autorizzi misure restrittive e certifichi la piena incapacità di intendere e di volere, gli interventi possibili risultano purtroppo limitati".

Il primo cittadino ha inoltre evidenziato come la situazione attuale "stia determinando un contesto potenzialmente rischioso, sia per la comunità sia per il personale pubblico, che deve poter lavorare in condizioni di sicurezza e serenità. L’Amministrazione comunale continua a mantenere un confronto costante con le autorità competenti affinché possano essere definite soluzioni tempestive e adeguate alla tutela di tutte le parti coinvolte".

Purtroppo non è la prima volta che il medesimo soggetto mette in atto atti vandalici o comportamenti pericolosi: una lunga serie di allarmi, denunce e segnalazioni che hanno segnato la vita del paese. Ma ogni volta, raccontano i residenti, la risposta istituzionale pur essendo stata presente, si è dovuta confrontare con ostacoli e lungaggini che hanno aggravato tensioni e paure: "Stiamo rischiando che ci chiudano l’ufficio postale. Non abbiamo più lo sportello del Banco di Sardegna perché ha chiuso, e l’unico che è rimasto è l'ufficio postale. Se ci dovessero chiudere anche questo, si verrebbe a creare un grave disagio per la nostra comunità. Nonostante tutto non si fa niente non si muove un passo avanti. È una situazione vergognosa. Non è possibile che tutte le volte che questo signore va alle poste fa danno, crea disturbo e disagio con atti vandalici. Ogni volta che viene ripreso dalle telecamere di sorveglianza, il direttore delle delle poste deve comunque recarsi in caserma a sporgere l'ennesima denuncia. Trovo tutto questo è inammissibile".

L'episodio della cittadina gallurese purtroppo non è un caso isolato ma accomuna molte comunità italiane, soprattutto in contesti piccoli, rurali o marginali, dove  si intrecciano fragilità personali, carenza di servizi psichiatrici territoriali, ritardi burocratici e assenza di un sistema di supporto adeguato. Il risultato spesso è la stigmatizzazione, l’emarginazione, o la recrudescenza di atti dannosi.

Secondo gli esperti, la risposta efficace richiederebbe politiche integrate, interventi sanitari, sociali, educativi, co-progettazione con il terzo settore, percorsi di inclusione personalizzati e soprattutto un deciso snellimento delle procedure per garantire dignità e cura.

 

Il sindaco Pinducciu, condannando fermamente l’atto vandalico, ha dichiarato che l’amministrazione e i servizi sociali stanno seguendo il caso con attenzione, cercando di superare l’inerzia burocratica e di attivare un percorso di cura e vigilanza.

Se è vero che la giustizia deve fare il suo corso, è altrettanto urgente che le istituzioni accettino la sfida: offrire strumenti di inclusione, percorsi di cura, ascolto, rispetto, ma prima di tutto abbreviazione dei tempi e degli iter burocratici soprattutto quando vi sono casi di una certa gravità sociale. Solo così si potrà trasformare la paura in prevenzione, il vandalismo in opportunità di rigenerazione e la solitudine in comunità.

Le tre croci rimangono ancora lì, visibili a chi passa di fronte all’edificio: simboli che impongono una riflessione collettiva sul disagio sociale che può annidarsi anche nei centri più piccoli, lontani dai clamori delle grandi città. Il gesto non ha solo colpito un servizio essenziale, ma ha violato un senso condiviso di appartenenza che il primo cittadino è pronto a tutelare, invocando una burocrazia più veloce e vicina alle urgenze del territorio, evitando così che le situazioni di una certa criticità abbiano in tempi brevi il loro epilogo.