Olbia - La
foto di copertina che vedete sopra questo articolo è quella che, qualche giorno fa, ha scatenato un acceso dibattito su
facebook tra i nostri lettori. Lo scatto riprende un graffito nei pressi dell'
ex Scolastico in pieno centro storico, e molti lettori si sono schierati contro questo genere di atti; altri ancora, invece, si sono dichiarati a favore. Ma
chi sono i writers? Cos'è un graffito? Come nasce questa arte metropolitana? A parlarcene è uno di loro.
L'unico coraggioso che ha deciso di incontrare "Il Giornale di Olbia". Il suo nome di battaglia è
Ascò, ha circa 30 anni e ha l'aspetto di un giovane della sua età amante dell'hip-hop. Un ragazzo come tanti, in una città come tante altre. Ma lui è un
writer, uno di quelli veri, che ha subìto denunce e corso molti rischi per realizzare le sue opere. La prima domanda che sgorga spontante è: com'è diventato un writer questo ragazzo? "Un giorno ho visto un graffito e l'ho copiato perchè mi piaceva - racconta Ascò - Poi sono entrato nel mondo dell'hip-hop e lì ho capito". Da quel momento la vita di Ascò cambia. Il writing diventa un'
occasione di crescita per Ascò che studia arte, viaggia in lungo e in largo per il mondo per vedere con i suoi occhi i capolavori dei grandi artisti. Insomma Ascò sembra tutto tranne che un "
teppista con la bomboletta in mano". E allora, cosa spinge un appassionato di arte a disegnare sui muri? "All'inizio, quando sei piccolo, è
l'ebbrezza del rischio, di fare qualcosa di proibito come può essere fumare - racconta Ascò - poi la molla che ti spinge a farlo è solo il
disegno e la voglia di finirlo". I writers sono consapevoli del fatto che i loro disegni finiscono su proprietà privata o pubblica, ma il punto non è questo.
I writers non vogliono danneggiare nessuno perchè il vero writers non imbratta e non rende degradato un luogo. "Il writing è un
atto di ribellione nei confronti del
cemento e del
degrado - spiega Ascò - noi macchiamo i muri con i disegni e con i colori e questi disegni stanno lì, fermi ed immobili, senza deteriorarsi. Non è come un cartellone pubblicitario che, nel tempo, si degrada e diventa spazzatura o peggio inquinamento. I nostri disegni esistono per mostrarsi". I veri writers seguono infatti delle regole non scritte: non si danneggiano i luoghi di culto e non si impiastrano i monumenti. I writers lavorano dove c'è il degrado. "
La nostra è una ribellione pacifica contro la società, contro il cemento, contro il degrado urbano - spiega Ascò -
tutto ciò che viene lasciato al degrado io lavoro per migliorarlo". E allora perchè le persone non capiscono? Perchè non apprezzano? Se è pur vero che neanche un genio come Van Ghog è stato apprezzato ai suoi tempi, lo stesso - per estensione - possiamo dire di questi artisti. Con le dovute precisazioni, però. "Penso che alle persone - ragiona Ascò - diano più che altro fastidio le
scritte con le bombolette e le firme in serie dei writers che noi chiamiamo tag e non tanto i graffiti". Il writers olbiese tocca un tasto fondamentale della questione. Perchè da una parte le scritte tipo "benvenuti in zona Bandinu" non hanno niente a che fare col writing, dall'altra vi è il
mondo sotterraneo dei writers che viene fuori sui muri e
che le persone che non frequentano il movimento giustamente non capiscono. I graffiti, i tag e i true lap rappresentano due cose: la ribellione contro il degrado e una
conversazione muta tra writers. Le firme in serie che si vedono qua e là anche ad Olbia sono il grido di esistenza dei vari writers che, in questo modo, dicono agli altri writers "
ehi, ci sono anche io". La firma stilizzata ripetuta in serie, col tempo, si trasforma in
true lap che non è altro che un graffito semplice con le lettere bombate. Infine arriva l'opera vera e propria, con tridimensionalità/sfumature/messaggi/soggetti vari. Questo "urlare sui muri" genera una rivalità tra
crew che sfocia, alla fine, nella corsa al graffito più bello e più in vista. Il tutto seguendo sempre le regole dei writers. "
Mi piacerebbe tanto che Olbia avesse la sensibilità di Orgosolo - dice mestamente Ascò - i murales sono fatti sempre con le bombolette". Già, dico io, ma
forse bisogna creare una cultura. A Olbia di writers attivi ce ne sono soltanto
6, i non attivi sono circa una
decina. L'impressione che ha dato Ascò è quella di una persona amante dell'arte che, per una serie di ragioni, ha trovato nei muri e nelle bombolette il suo mezzo di espressione. Oggi Ascò non dipinge più illegalmente: il suo estro creativo lo sfoga solo sui
muri legali. Sicuramente il writing rimarrà sempre reato (oggi si ipotizza persino quello di "associazione a delinquere") poichè la proprietà privata e quella pubblica sono uno dei pilastri della democrazia. Ma se a questi giovani venissero concessi degli
spazi in cui esprimersi liberamente forse si verrebbero a creare delle situazioni fertili dal punto di vista culturale e, probabilmente, il writing uscirebbe dal "ghetto" delle sub-culture urbane come è successo da altre parti nel mondo. Per fare questo serve
sensibilità, non solo da parte del pubblico ma anche da parte del privato. Quest'ultimo, infatti, potrebbe mettere a disposizione i suoi muri, magari quelli degli edifici che non riesce a ristrutturare. Il pensiero va subito al "
nuovo Parco", vecchio punto di aggregazione giovanile in pieno centro ad Olbia. Oggi l'edificio è un cumulo di tristezza e degrado,
ma se fosse dato a questi ragazzi potrebbe essere trasformato in un'opera d'arte urbana.