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Luras, scomparsa di Michael Frison: l’appello della madre per una collaborazione internazionale

Ecco la richiesta di Cristina Pittalis

Luras, scomparsa di Michael Frison: l’appello della madre per una collaborazione internazionale
Luras, scomparsa di Michael Frison: l’appello della madre per una collaborazione internazionale
Barbara Curreli

Pubblicato il 12 July 2025 alle 13:00

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Luras. È trascorso un anno dalla scomparsa di Michael Frison, quando si trovava in vacanza in Gallura. La madre Cristina Pittalis, che in tutti questi mesi non si è mai arresa ha chiesto aiuto a volontari, istituzioni e forze dell'ordine e ora condivide un nuovo accorato appello affinché si attivi una cooperazione internazionale.

Scrive la donna: "Michael, mio figlio, aveva 25 anni. Era un cittadino britannico, pieno di vita, di sogni, di futuro. È scomparso misteriosamente il 13 luglio 2024, mentre si trovava in vacanza in Sardegna. Da allora, nessuna risposta. Nessuna verità. Nessuna giustizia. A distanza di un anno, mi trovo ancora da sola, con troppe domande e nessuna certezza. E con due Paesi che non collaborano".

"La sua scomparsa mette a nudo una falla gravissima nella cooperazione giudiziaria tra Italia e Regno Unito. Da un lato c’è l’Italia, che ha la giurisdizione territoriale e conduce l’indagine, ma non conosce mio figlio, non sa cosa cercare, né dove. Dall’altro c’è il Regno Unito, che potrebbe fornire informazioni cruciali sul suo passato, sulle sue relazioni, sulle ragioni che lo hanno portato lì. Ma non interviene. È come se Michael fosse diventato un fantasma tra due sistemi che non si parlano.
Un cittadino straniero che, nel momento in cui sparisce, non appartiene più a nessuno Stato".

"Io non posso accettarlo - prosegue la Pittalis nella sua disamina - non posso accettare che mio figlio scompaia nell’indifferenza delle istituzioni. Non voglio parole, voglio azioni. E le pretendo da entrambi i Paesi. Perché la verità non può fermarsi davanti a un confine. Il mio ultimo contatto con lui risale alla sera del 12 luglio 2024, quando mi inviò un messaggio dicendomi che era arrivato con la sua amica in una sorta di terreno dove avrebbero alloggiato in tenda, gratuitamente, in cambio di lavoro. Si trovava nelle campagne tra Luras e Luogosanto e il giorno successivo è scomparso. Fin da subito ho segnalato agli inquirenti che quanto mi era stato riferito dalle persone lì presenti non corrispondeva al comportamento abituale di mio figlio e che c’era qualcosa da approfondire. Michael, difatto non si sarebbe mai allontanato volontariamente lasciando me e il suo fratellino nello sconforto. No, non era da lui".

Nella sua lettera la donna riprende con lucidità  quanto è stato fatto e cosa non è stato fatto: "Nonostante i miei tentativi disperati di dimostrare che in questa vicenda c’era qualcosa di strano, Michael inizialmente fu cercato come disperso. Queste ipotesi, tra cui quella dell’allontanamento volontario, hanno sicuramente compromesso le indagini iniziali, che sono fondamentali nell’immediatezza dei fatti. Solo dopo diversi mesi so che le indagini hanno preso un’altra direzione".

Cristina Pittalis afferma che "l’amica che era con Michael non è mai stata sottoposta a interrogatorio approfondito dalle Autorità italiane, nonostante la sua testimonianza fosse fondamentale per ricostruire gli ultimi momenti di vita di Michael; gli abiti di Michael, ritrovati il giorno successivo alla scomparsa, sono stati sottoposti ad analisi forensi solo nel maggio 2025".

"Attraverso il mio avvocato ho già avanzato formale istanza alle Autorità italiane competenti affinché: - formulino richiesta di assistenza giudiziaria al Regno Unito, per acquisire informazioni complete sul background di Michael e sulle circostanze che hanno preceduto la sua partenza per l’Italia; identifichino e interroghino tutti i soggetti che hanno avuto contatti con Michael, in particolare l’amica che è stata l'ultima persona a vederlo prima della scomparsa; si proceda con urgenza alle analisi forensi sui reperti già acquisiti; siano approfondite le indagini sui messaggi anonimi ricevuti, anche attraverso cooperazione internazionale per l’identificazione dell’autore".

Dopo un anno di silenzio arriva dunque l'appello pubblico. 
"Il Regno Unito attende l’autorizzazione per intervenire - conclude la madre di Michael - si tratta di un loro cittadino e la scomparsa di Michael è stata presa a cuore dagli organi di governo del suo paese nativo. Dopo un anno di silenzio, solitudine e sconforto, supportata solamente dal consolato inglese, dal mio legale italiano e dai volontari che mi hanno assisGta, ho deciso di rendere pubblica questa vicenda per sollecitare un'azione coordinata delle Autorità competenti con quelle del Regno Unito. Michael non può rimanere uno “scomparso senza patria". La cooperazione giudiziaria internazionale non può essere un ostacolo alla ricerca della verità, ma deve diventare lo strumento attraverso cui capire cosa e’ realmente accaduto a mio figlio".