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Cronaca

Torre di Porto Rotondo. D'Oriano risponde ai fantarcheologi

Torre di Porto Rotondo. D'Oriano risponde ai fantarcheologi
Torre di Porto Rotondo. D'Oriano risponde ai fantarcheologi
Angela Galiberti

Pubblicato il 25 June 2015 alle 11:04

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Olbia, 25 Giugno 2015 - Il sito archeologico di Punta Nuraghe a Porto Rotondo ha destato un furibondo dibattito sulla rete, in particolare tra i molti appassionati di archeologia sparsi per la Sardegna. Ovviamente, non manca una punta di immancabile complottismo: gli archeologi "ortodossi" negano, ad ogni scoperta, la grandiosità della civiltà nuragica e negano quindi il passato ai sardi.

Il sito di Punta Nuraghe: la scoperta degli archeologi. Il sito archeologico di Porto Rotondo è stato scavato in modo approfondito da una equipe guidata dall'archeologa Paola Mancini, specializzata - è doveroso ricordarlo - in civiltà nuragica. La dottoressa Mancini è molto stimata nell'ambiente scientifico sardo e non solo dai suoi colleghi: la sua preparazione in materia, la sua umiltà, la sua capacità di sintesi sono universalmente riconosciute. Lo scavo, condotto da Paola Mancini, ha messo in luce diverse particolarità del sito in questione: la più importante è che la costruzione che si pensava fosse un nuraghe non è un nuraghe. La torre è cilindrica (i nuraghi sono tronco-conici), la torre non ha nessun ingresso (i nuraghi hanno un ingresso), la torre non ha stanze interne poiché è a muratura piena (i nuraghi, dentro, hanno stanze, scale e "terrazze"). Gli scavi hanno permesso di datare la torre all'età punica. Come? Grazie a dei cocci trovati nello strato del terreno corrispondente al periodo punico. Il sito è stato utilizzato continuativamente fino alla Pax Augustea, dopo c'è nulla o quasi. A questo punto gli archeologi hanno dovuto, considerando il contesto storico e paesaggistico, fare un'ipotesi sulla reale natura della costruzione. Osservando la posizione, si pensa che la torre fosse una torre di segnalazione che, tramite la luce di un grande fuoco, avvertiva il porto più vicino (Olbia) dei pericoli in arrivo via mare. La segnalazione, sempre secondo l'ipotesi degli archeologi che hanno effettuato lo scavo, arrivava ad Olbia tramite un "rimbalzo" da un altra torre situata su una collina. La seconda torre, hanno affermato gli studiosi, potrebbe essere stata individuata. Il sito di Porto Rotondo è sostanzialmente un unicum, quindi - dal punto di vista scientifico - è una scoperta importantissima.

La teoria del complottismo: si nega il passato dei sardi. A questo punto le schiere di appassionati avrebbero dovuto fare i salti di gioia. Invece no: per i cosiddetti "fantarcheologi", la Soprintendenza sta negando il passato dei sardi perché quella torre non è una torre, ma un nuraghe. Poco importa se la torre è piena, se non ha ingresso e se la stratigrafia riporta alla luce reperti punici: la torre deve essere per forza un nuraghe. Ovviamente questo negare la nuragicità della costruzione portorotondina è il frutto del decennale complotto contro i sardi, contro la loro identità e contro il loro glorioso passato nuragico, negato dall'archeologia ufficiale. Gli appassionati, in questo furioso dibattito, negano i risultati della ricerca scientifica portata avanti da Paola Mancini e mettono in dubbio ogni cosa senza, persino la stessa preparazione degli archeologi. Come se, in un certo senso, la "verità" fosse in mano solo agli appassionati e non a chi ha speso 20 anni della sua vita a prepararsi scientificamente sul campo.

La risposta del dottor Rubens D'Oriano. A queste illazioni ha voluto rispondere, in modo diretto e senza filtri, il dottor Rubens D'Oriano. L'archeologo, nonché dirigente della Soprintendenza, ha affidato alla collega Letizia Fraschini una lunga missiva in cui si risponde punto per punto alle accuse dei fantarcheologi. Riportiamo integralmente la risposta del dirigente della Soprintendenza.

La torre punica di Porto Rotondo e i bimbo-minkia dell’archeologia da facebook di Rubens D’Oriano

Che la notizia della torre costiera punica di Porto Rotondo avrebbe scatenato gli “archeologi da face book” contro di me per delitto di “lesa nuragicità” era del tutto atteso, ma sorprende sempre il livello di stupidità, malafede e presunzione al quale riescono ad arrivare quelli che Umberto Eco chiami “gli imbecilli da web”. Gli Italiani sono 60 milioni di CT della Nazionale di calcio, i Sardi ora sono 1 milione e mezzo di archeologi.Mi si accusa di avere poco o per nulla argomentato le mie affermazioni. Solo uno sciocco può ignorare che una conferenza stampa o il testo di un pannello didattico non sono una conferenza scientifica o, tanto meno, una edizione scientifica di uno scavo, e che in tali occasioni si deve procedere in modo riassuntivo e perciò apodittico. Mentre è meno noto, anche se ben intuibile, che per quante informazioni si diano alla stampa, i giornalisti a loro volta selezionano, enfatizzano (e spesso sbagliano) ecc. come più loro aggrada; questa è la logica dell’informazione mediatica.Venendo al merito dei commenti dei quali sono informato (chissà quante altre stupidaggini gireranno che, per mia fortuna, non conosco), do qui le informazioni, anche in questo caso riassuntive (non è nemmeno questa una edizione dello scavo).Lo scavo è stato INTEGRALE, e anche all’interno della torre centrale e del rifascio sono stati praticati vari e ampi saggi in profondità fino alla roccia vergine (avendo così appurato che si tratta di murature edificate come piene, il loro svuotamento totale ne avrebbe messo a serissimo rischio la tenuta), e vari saggi sono stati fatti persino all’esterno a varie distanze dal monumento. Non c’è NULLA DI NULLA di più antico della fine IV-inizi III sec. a. C., il monumento è frequentato continuativamente fino all’età augustea, due reperti mostrano una frequentazione molto sporadica in età imperiale e poi più NULLA. La posizione stratigrafica dei reperti è chiarissima e data l’erezione del monumento alla fine IV-inizi III sec. a. C. Quando materiale archeologico sta tra le pietre di base e la roccia sulla quale posano, e non è un residuo in uno strato più recente, l’archeologia (quella vera, non da facebook) IMPONE di datare il muro alla stessa data, perché in genere si tratta dei vasi nei quali (salvo casi specifici come i rituali di fondazione ecc.) mangiavano, cuocevano, bevevano ecc. gli operai che costruivano il muro e che si sono rotti durante i lavori. Punto e basta !!! E se i concetti di stratigrafia e di residuo non sono familiari ai miei illustri critici…peccato …il problema non è mio ma, ahiloro, di chi legge le loro castronerie e non ha modo di valutarle per ciò che sono.La torre e il rifascio sono PIENI (il rifascio di pietre e terra alla rinfusa, la torre soprattutto di pietre ben connesse “a spina” allo scopo comunque di ottenere una solida torre piena) e tali sono stati realizzati dall’inizio (senza un riempimento quelle murature non starebbero in piedi) perciò non ci sono né ci sono mai stati vani interni e ingressi. La struttura sul piano tipologico, architettonico, strutturale ecc. non ha NULLA di un nuraghe. La torre è piena, e la sua muratura è perfettamente verticale e consta di un solo paramento (non esistono nuraghi verticali o ad un paramento o pieni). I blocchi che la compongono non provengono da un nuraghe perché la curvatura della superficie esterna di svariati di essi è calcolata per QUEL diametro. E quand’anche così fosse per i blocchi senza curvatura, sarebbe un semplice riuso come tantissimi casi analoghi.Circa la somiglianza della torre centrale ad un nuraghe, dovuta all’ aspetto dei blocchi e alla circolarità, le possibilità interpretative sono varie e non intendo certo darle in pasto ai facebook-archeologi, visto che il loro sport preferito è straparlare di ciò che ignorano e, soprattutto, darmi addosso per partito preso travisando pesantemente le parole e il pensiero. Ne cito solo una: potrebbe esserci dietro anche solo un “banale” intento mimetico, cioè si voleva farlo sembrare da lontano un nuraghe per ovvi motivi, trattandosi di una torre di segnalazione di pericoli in arrivo dal mare (ci arrivate da soli sììììì !?!?!?).In sintesi: un NON-nuraghe NON restituisce alcun reperto nuragico (ma guarda un po’), ma per i bimbo-minkia dell’archeologia da web sarei io che complotto, che nascondo, o che non capisco una mazza.A chi da anni mi accusa di trascurare l’età nuragica perché farei parte del complotto “romano” della archeo-Spectre che trama per negare la grandezza della Civiltà Nuragica, faccio notare che:- ho pubblicato alcuni lavori scientifici in quella materia (pur non occupandomene continuativamente in modo primario: “nasco” specialista d’età classica, ma forse già solo questo è sufficiente per essere damnatus memoriae dagli archeosardisti), tra i quali uno nel quale ho identificato per primo alcune ceramiche nuragiche in Spagna (se fosse mio compito negare….non lo avrei fatto, no !?!?!?)- che ho avuto la pesante responsabilità di Direttore dei Lavori di svariati scavi nuragici (diretti sul campo da altri colleghi) e una torre di un nuraghe complesso e resti di capanne di un villaggio li ho scavati in prima persona- che, soprattutto, nel mio oscuro lavoro di funzionario di Soprintendenza ho SALVATO DA DISTRUZIONE o da gravi danni alle strutture o al loro contesto paesaggistico molti siti e monumenti nuragici; per fare solo un esempio recente, nell’ambito della archeologia preventiva della strada a 4 corsie SS-OL ho salvato 3 nuraghi, due tombe di giganti, ecc. Il lavoro in Soprintendenza è soprattutto quello della tutela, e se le future generazioni fruiranno dei monumenti nuragici da me salvati, lo dovranno alla mia opera: se vi pare quella di un “nemico della Civiltà Nuragica”…..fate voi.