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Tempio Pausania: Gianluca Accogli dalla costa sarda ai palchi internazionali

Il racconto di come passione, formazione e intraprendenza non mettano limiti alla musica

Tempio Pausania: Gianluca Accogli dalla costa sarda ai palchi internazionali
Tempio Pausania: Gianluca Accogli dalla costa sarda ai palchi internazionali
Laura Scarpellini

Pubblicato il 24 September 2025 alle 14:50

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Tempio Pausania. Nel cuore pulsante della scena musicale sarda, Gianluca Accogli, un giovane talento di Tempio Pausania,  sta conquistando palchi e platee con una firma sonora che è già riconoscibile: il basso.

Tra concerti e jam session che si trasformano in veri e propri atelier di suoni, e collaborazioni artistiche che mescolano tradizione e contemporaneità, la sua storia racconta una ferrea dedizione al mestiere di musicista, e una curiosità artistica inesauribile.

Non è raro incontrarlo suonare a Monte Carlo, dove il timbro caldo del suo basso si fonde con l’atmosfera internazionale, né vederlo scendere in scena durante un evento estivo a Porto Pollo, dove la brezza marina sembra alimentare l’energia del live. E, in parallelo, le Maldive che lo vedono sembre ad imbracciare il suo amato basso, o un tributo al grande Fabrizio De André. Sembra chiara una versatilità che va oltre i confini geografici: dalla costa al cuore, dalla tradizione al contemporaneo.

Questo è il ritratto di una personalità temprata da una continua formazione, sostenuta da una grande dose di passione e talento, e coronata dall’intraprendenza tipicamente sarda. Un artista che non teme di sporcarsi le mani con diverse anime della musica: dagli scenari intimi delle jam agli scenari grandi dei festival, dalla produzione personale alle collaborazioni che ampliano gli orizzonti. L’intervista che segue promette di fare luce sul mestiere, sulle influenze e sulle aspirazioni di chi vede nel basso non solo uno strumento, ma una lingua con cui raccontare il proprio mondo.

 Come si è avvicinato al mondo della musica. C'è stata una scintilla che l'ha fatta innamorare delle sonorità musicali, dello studio di uno strumento così coinvolgente come il basso?

"Mi sono avvicinato alla musica intorno agli otto anni, ascoltando mio padre suonare in casa. La vera scintilla è scoccata quando sentii per la prima volta Per Elisa di Beethoven su un disco: da quel momento ho desiderato imparare a suonare il pianoforte e fare della musica la mia vita. A casa avevamo una piccola tastierina con cui passavo ore a giocare. Mio padre mi insegnò a orecchio la melodia di Per Elisa, e riuscire a riprodurla fu per me una soddisfazione enorme: capii che la musica non era qualcosa di irraggiungibile, ma il mio cammino.
A tredici anni mi avvicinai al rock e al metal, grazie a mio fratello che ascoltava gruppi come Dream Theater, Metallica e Pantera. All’inizio volevo suonare la chitarra elettrica: mi affascinavano i suoni distorti e le parti complicate. Il basso, invece, lo consideravo quasi inutile. Tutto cambiò quando scoprii Maxwell Murder dei Rancid: quel basso così forte, presente, addirittura protagonista con un assolo, mi travolse. Da quel momento decisi che avrei voluto suonare il basso a tutti i costi".

Se non sbaglio poi ci fu l'innesco grazie alla scoperta di uno dei grandi della musica. Cosa accadde?

"Ricordo che  praticavo ciclismo agonistico e spesso riuscivo a vincere o piazzarmi bene nelle gare, ricevendo piccoli premi in denaro. Con quei risparmi, messi da parte con impegno, riuscii finalmente a comprarmi il mio primo basso: l’inizio di un percorso che ancora oggi mi emoziona quando ricordo le prime note. Ricordo ancora quando il mio padrino mi parlò per la prima volta di Jaco Pastorius: «Ah Gio, stai suonando il basso… ma conosci Jaco Pastorius?». Io non sapevo nemmeno chi fosse. Mi disse che era considerato il bassista più forte del mondo, un genio purtroppo morto troppo giovane. A tredici anni rimasi colpito da quell’aura di leggenda: il “più bravo del mondo”, un titolo che per un ragazzino aveva un fascino irresistibile. Così andai su YouTube e iniziai a guardare i suoi video. Rimasi subito folgorato: Pastorius aveva trasformato il basso in uno strumento protagonista, libero, espressivo. La sua musica era complicatissima per la mia età, ma da quel momento divenne un modello".

Quale è stata la sua formazione?

"Dopo le scuole superiori decisi di intraprendere un percorso accademico, ma non era chiaro quale fosse la strada giusta. Per strumenti moderni come il basso elettrico, le uniche scuole serie si trovavano a Milano o Roma, con costi proibitivi. Non volevo pesare troppo sui miei genitori, soprattutto per un percorso che non offriva certezze: fin da subito ti insegnano che con la musica si vive con difficoltà.Cercando soluzioni più vicine, scoprii quasi per caso che al Conservatorio di Sassari esisteva un corso di basso elettrico a indirizzo jazz. Rimasi incredulo: non solo c’era una scuola per il mio strumento, ma addirittura un Conservatorio, un’istituzione che ti rilasciava un titolo ufficiale. Nel 2019 mi diplomai e proseguii gli studi al Conservatorio di Salerno, dove ebbi l’onore di studiare con Dario Deidda, uno dei miei bassisti di riferimento".

Oltre allo studio lei è un musicista che può vantare collaborazioni esperienze cimentandosi in diversi stili con accanto personaggi di grande spessore della scena musicale

"Infatti arallelamente agli studi iniziai a suonare con varie band: un progetto jazz bossa nova con cui girammo i paesi della Sardegna, un gruppo blues al festival Musiche sulle Bocche a Santa Teresa e persino il palco dell’Aglientu Blues Festival. Con i Gentiles pubblicai l’album Ascolta il Silenzio (2019) e partecipai al videoclip del singolo Insieme a Gli Istentales, I Bertas, Giuliano Marongiu e Maria Luisa Congiu: un progetto che superò le 100.000 visualizzazioni e mi fece girare molte piazze della Sardegna. In seguito entrai nella tribute band ai Pink Floyd, con cui suonammo al festival Rock in Beer davanti a più di 5.000 persone e al Rocce Rosse Blues, in un tour indimenticabile in Ogliastra. Il 2024 segnò la mia prima esperienza internazionale: tre mesi a Cipro come resident band del casinò di Limassol, poi Monte Carlo, un mese alle Maldive e il Capodanno in Bahrain. Viaggi intensi che mi hanno arricchito musicalmente e umanamente.Infine nell’ultimo anno ho registrato le linee di basso per l’album di Daniele Gala, presentato a giugno all’Archivio Cervo con ospiti straordinari come il chitarrista Marino De Rosas e Luigi Lai, penso il più grande suonatore di launeddas al mondo. Grazie al lavoro di Daniele ho avuto modo di lavorare anche a stretto contatto con Marco Azara, che ha prodotto il disco: un’esperienza che ha consolidato ancora di più il mio percorso e la mia visione musicale".

Eppure nel suo contesto musicale trova spazio anche un progetto in cui il vero collante non sono le note, ma l'amicizia

"Si, Infatti oggi suono con la mia band, i Kool Tea Sea girando anche in Gallura. Siamo un gruppo di amici  molto legati, che ha deciso di r suonare insieme. Proprio per questo il ritorno alle origini ha un sapore speciale: non suoniamo solo per esibirci, ma soprattutto per il gusto di divertirci e condividere la musica tra di noi. Ho rimesso in piedi la mia saletta, il mio “bunker”, dove sto lavorando a un progetto che unirà tutte le mie influenze — dalla classica al funk, dal rock al rap — pronto a trasformare tutte le esperienze vissute in suoni e storie che siano solo mie".