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Olbia in prima linea per la vita: Avis e Asl Gallura unite contro l’emergenza sangue

Con il progetto “Sambene e Salude” la donazione diventa anche prevenzione

Olbia in prima linea per la vita: Avis e Asl Gallura unite contro l’emergenza sangue
Olbia in prima linea per la vita: Avis e Asl Gallura unite contro l’emergenza sangue
Laura Scarpellini

Pubblicato il 31 December 2025 alle 11:30

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Olbia. In una Sardegna dove spesso orientarsi tra servizi, prenotazioni e cure può sembrare un percorso ad ostacoli, arrivano segnali concreti di una sanità che prova a rimettere le persone al centro. A Olbia, l’Avis e la Asl Gallura hanno fatto squadra per affrontare una delle emergenze più delicate e silenziose: la carenza di sangue, fondamentale per interventi chirurgici, terapie oncologiche e cure d’urgenza.

È nato così “Sambene e Salude”, un progetto che unisce solidarietà e prevenzione, presentato nei giorni scorsi all’Ospedale Giovanni Paolo II. Da gennaio le donne che doneranno il sangue potranno accedere gratuitamente a un importante esame diagnostico, la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata), utile per individuare precocemente osteoporosi e osteopenia. Un’iniziativa che mette insieme due diritti fondamentali: curarsi e prendersi cura degli altri.

Questo progetto  sanitario sicuramente farà in modo che i cittadini sviluppino una nuova fiducia nel  sistema sanitario nazionale che in questo modo investe sulla prevenzione.  Un aspetto centrale, soprattutto in un territorio, dove le distanze e le difficoltà organizzative spesso scoraggiano lo screening.

Per Gavino Murrighile, presidente di Avis Olbia, “Sambene e Salude” rappresenta un cambio di passo: "Il sangue è vita e cominciamo dalle donne, che la vita la generano. Mettere al centro il donatore - parole che si leggono sul portale della Asl Gallura - significa costruire una comunità più consapevole e solidale. L’obiettivo è chiaro: raggiungere l’autosufficienza ematica". 

Anche i numeri parlano chiaro: in Gallura si raccolgono circa 7.000 sacche di sangue all’anno, ma ne servirebbero almeno altre 500–700 per garantire sicurezza e continuità. Come ha ricordato il dottor Marco Cocco, responsabile della Medicina Trasfusionale, sempre sul portale istituzionale "Prendersi cura del donatore significa fidelizzarlo e rendere stabile questa risorsa vitale".

L'intervento della Dott.ssa Daiana Giangrande, Direttrice Sanitaria dell’Avis Olbia in tale contesto ha tenuto ad evidenziare sia  quanto sia fondamentale il sangue per gli interventi chirurgici e conseguentemente l'importanza di mettere al centro le persone che donano anche con iniziative di questo tipo.

Un modello che unisce sanità pubblica, volontariato e prevenzione, e che fa di Olbia un esempio virtuoso in una Sardegna che ha bisogno di sentirsi meno sola e più accompagnata. Perché donare sangue non è solo un gesto altruista: è un atto di cittadinanza attiva che salva vite e costruisce futuro.