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Partite di calcio ricordate come giochi di pura fortuna

Partite di calcio ricordate come giochi di pura fortuna
Partite di calcio ricordate come giochi di pura fortuna
Olbia.it

Pubblicato il 30 September 2025 alle 16:19

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Il calcio, celebrato (forse a ragione) come il gioco più bello, ha un lato birichino che scombina i piani. A volte basta un rimbalzo storto, un attimo di esitazione, una folata di vento—ed ecco che il copione salta. Alcune partite restano nell’album dei ricordi non tanto per schemi impeccabili o superiorità tecnica, quanto per quella catena di episodi che, per capriccio o destino, cambia tutto. In questi momenti, una sconfitta data per scontata si piega, quasi si arrende, e diventa una rimonta che nessuno avrebbe giurato possibile. O almeno, questa è la narrazione che spesso si preferisce dare.

 

Quando la casualità diventa protagonista

 

Gli episodi di pura fortuna nel calcio, a voler azzardare un paragone irriverente, presentano alcune somiglianze con i meccanismi di un casino online: sono imprevedibili, emozionanti e capaci di ribaltare la mano all’ultimo secondo. Rimpalli senza logica apparente, deviazioni beffarde, errori non forzati, meteo dispettoso—tutto può influire pesantemente. Un vento laterale può spingere la palla quel tanto che basta, può nascere un autogol da un mezzo controllo, una decisione arbitrale che, vista oggi e rivista domani, resta grigia. Questi elementi sono sempre stati presenti, sotto gli occhi di tutti. Negli ultimi anni, alcuni lavori statistici suggeriscono una flessione dei cosiddetti “random goal”: forse per via del VAR, forse per difese più accorte, o forse per semplice maturazione tattica. Sembra così; poi il campo, di tanto in tanto, smentisce queste teorie.

 

La notte di Istanbul: Liverpool-Milan 2005

 

La pagina che molti indicano come emblema del “non può essere vero” è quella di Istanbul. Nel primo tempo il Milan impone il proprio gioco, va sul 3-0 con autorità e dà la sensazione che la coppa sia già incartata. E invece, in sei minuti cambia tutto. Gerrard di testa riapre il match, poi Smicer con una deviazione che modifica la traiettoria, infine il rigore di Alonso dopo la parata di Dida e quella ribattuta che, nove volte su dieci, scappa via. Non fu solo fortuna: furono decisivi anche coraggio, inerzia psicologica e dettagli tattici. Tuttavia, la sequenza ha qualcosa di improbabile, di quei fili sottili che, se li tiri un millimetro in meno, non succede niente. Ai rigori, come spesso accade, il confine fra merito e caso si fa ancora più sfumato.

 

Il gol fantasma di Wembley 1966

 

Inghilterra-Germania, finale mondiale. La semplice menzione del “gol fantasma” riaccende la discussione. La palla di Hurst sbatte sulla traversa, cade vicino alla linea—sopra, dentro—e il guardalinee alza la bandierina: è rete. Le immagini d’epoca non mettono d’accordo nessuno, quelle rianalizzate più tardi convincono molti ma non tutti. È plausibile che non l’avesse superata del tutto, oppure sì; tutto dipende da angoli, fotogrammi e modelli. La verità, in questo caso, rimane opaca. Quello che resta evidente è l’effetto: un episodio, mezzo errore mezzo sorte, che finisce per marchiare a fuoco la memoria del calcio inglese.

 

Italia-Uruguay: il caos di Italia '90

 

Ottavi a Italia ’90, clima teso, margini sottili. La partita non fu un manifesto di pulizia estetica. Il gol che sblocca nasce, nella memoria di molti, da una fase confusa: calci d’angolo ripetuti, rimpalli, una palla che nessuno controlla davvero che poi si infila. Schillaci dimostra l’istinto da predatore, la mischia fa il resto. Alcuni ricordano una deviazione decisiva, altri sostengono che fu più costruzione che caso; probabilmente la verità sta nel mezzo. Nei tornei importanti, quando i nervi sono tesi, la palla non sempre sceglie i più belli—talvolta sceglie semplicemente chi si trova al posto giusto.

 

L'eredità della casualità nel calcio moderno

 

Oggi si afferma che il calcio sia più “pulito”: dati, staff allargati, tecnologie, posizionamenti precisi. Inoltre, diversi studi fanno pensare a un calo degli episodi pienamente aleatori. Tuttavia, eliminando la quota di imprevisto, lo sport perde intensità, forse anche un po’ di fascino. Dalla partitella al parco alla Champions, resta sempre la gara ricordata per un rimbalzo assurdo, un fischio discusso, una nuvola che spezza il copione. Finché l’arbitro non fischia la fine, il risultato resta sospeso. La fortuna non sceglie per curriculum: a volte strizza l’occhio, altre cambia il volto della partita. Anche per questo il calcio, nel bene e nel male, continua a sembrarci vivo. E leggermente incontrollabile, che è poi il bello.