Wednesday, 15 October 2025
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Pubblicato il 15 October 2025 alle 08:00
Olbia. Mirko Decandia (nato a Olbia il 28 giugno 1985) è un regista e produttore audiovisivo che ama molto la sua terra. Ha iniziato la sua carriera nel 2011 dedicandosi alla realizzazione di videoclip musicali e, nel corso degli anni, oltre che dedicarsi con estro creativo notevole al suo lavoro, ha fondato due aziende video: Green Grass Film , specializzata in cortometraggi, documentari e video musicali, e con Dimitri Tedde, Janthima Verri e Jimi Deiana, La Rochelle Studio, focalizzata sulla produzione commerciale.
Nel suo percorso professionale ha collaborato con grandi produzioni internazionali, come Catch-22 di Paramount e La Sirenetta di Disney, non disdegnando al contempo di cimentarsi come operatore e montatore per eventi musicali di artisti di rilievo, tra cui Salmo, Roy Paci, Forelock e il Jova Beach Party. Durante il nostro incontro Decandia si svela tra passato e futuro, dietro l'obiettivo della cinepresa, con un nuovo progetto che sta per decollare e che sicuramente farà parlare ancora di lui.
In che modo il suo approccio autodidatta ha influenzato lo sviluppo delle sue competenze di regia e videomaking, e quali ostacoli ha dovuto superare all’inizio della sua carriera?
"Essere autodidatta mi ha insegnato prima di tutto ad avere curiosità. Non avendo un percorso “tradizionale”, ho dovuto imparare tutto sperimentando, sbagliando e rifacendo, ed è lì che ho sviluppato la mia visione personale. All’inizio è stato difficile, soprattutto perché mancavano le risorse e i riferimenti: dovevo convincere le persone a credere in un progetto quando ancora non avevo un portfolio. Però quella libertà mi ha anche permesso di non sentirmi vincolato da regole troppo rigide, e di costruire un linguaggio mio. Oggi penso che proprio quell’approccio, più che un limite, sia stato la mia forza.
Credo che il vero motore della crescita sia la curiosità. Da autodidatta ho sempre imparato osservando, sbagliando e sperimentando. Ancora oggi considero la sperimentazione tecnica e la collaborazione con altri artisti fondamentali per mantenere viva la creatività. Quando lavori con persone diverse, con sensibilità e linguaggi differenti, ogni progetto diventa una scuola: si cresce, si mettono in discussione le proprie certezze e si trovano nuove direzioni".
Ha iniziato nella scena musicale come cantante rap e ha girato il suo primo videoclip circa dieci anni fa. In che modo questa esperienza artistica ha plasmato la sua visione estetica e le scelte narrative nei suoi progetti successivi?
"La musica per me è stata una seconda possibilità. Durante l’adolescenza mi ha letteralmente deviato da un percorso che poteva portarmi altrove - non verso l’arte, ma verso situazioni sbagliate -. Il rap mi ha dato una voce e un obiettivo, mi ha insegnato a trasformare la rabbia e la confusione in creatività. Da lì è nato tutto: il desiderio di raccontare, di costruire immagini, di dare un’estetica a quelle emozioni. Oggi, anche quando dirigo, sento che quella radice sta ancora pompando linfa".
Quale è stata la genesi di Green Grass Film e come si integra la dimensione artistico-musicale nei progetti che realizzate? Può descrivere un progetto chiave che meglio rappresenta la sua cifra stilistica?
"Green Grass Film nasce nel 2011, in modo quasi istintivo, con la realizzazione del mio primo videoclip musicale. È stato il punto di partenza di un percorso che, con il tempo, ha trasformato una semplice curiosità in una vera e propria forma d’espressione. La passione per il cinema, che mi ha sempre accompagnato fin da ragazzo, ha piano piano preso il sopravvento, diventando un linguaggio nuovo attraverso cui raccontarmi. Negli ultimi anni abbiamo realizzato diversi progetti, tra cui Absolutio, un cortometraggio attualmente in distribuzione con Alpha Film e già candidato a vari festival internazionali. Ma forse quello che più mi rappresenta è il nostro ultimo lavoro, ancora in produzione, Chroma: racconta la storia di un writer che sogna di lasciare la propria città per portare la sua arte nel mondo. È un progetto molto personale, perché prima ancora di essere un cantante rap, sono stato un writer per più di quindici anni - e ancora oggi, quando capita, mi piace condividere quella passione con le nuove generazioni di writers di Olbia -. È come se, in fondo, tutto fosse rimasto collegato: la musica, il cinema, l’arte urbana. Tutte parti della stessa urgenza di esprimersi e lasciare un segno".
Quali pratiche o metodi (autoapprendimento, sperimentazione tecnica, collaborazione con artisti) ritiene essenziali per raggiungere livelli professi…
"La prima volta che mi sono avvicinato al mondo del video è stata in terza superiore, durante un corso tenuto da Marco Navone al Deffenu — un’esperienza che mi ha fatto intuire che le immagini potevano diventare una voce potente, proprio come la musica. La musica rap dei primi Duemila, quella più legata alla strada e ai temi sociali, mi ha insegnato a parlare dei mali della nostra società, e ancora oggi questo rimane il cardine centrale di Green Grass Film: raccontare la realtà, le sue ferite e la sua bellezza. Personalmente cerco di continuare ad alzare l’asticella, sia dal punto di vista tecnico che narrativo. Mi interessa approfondire sempre di più il rapporto tra estetica e contenuto. Oggi ho la fortuna di lavorare con una squadra di colleghi e amici molto preparati, ognuno con competenze specifiche: questa sinergia ha fatto crescere moltissimo il livello di professionalità di Green Grass Film. Credo che i progetti futuri rifletteranno proprio questo passo in avanti, sia nella qualità tecnica che nella profondità narrativa".
Qualche indiscrezione sul progetto imminente di cui notiamo il casting anche on line?
"Il nuovo casting riguarda il cortometraggio che gireremo a marzo 2026. Non posso ancora rivelare troppo - un po’ per scaramanzia, un po’ perché siamo ancora nelle prime fasi di progettazione - ma posso dire che sarà un lavoro intenso, che affronterà il tema della guerra e della sua brutalità. So che può sembrare un argomento già visto, ma credo che in un periodo come quello che stiamo vivendo sia quasi impossibile non sentire il bisogno di parlarne. Non sarà un racconto di guerra in senso classico, ma un tentativo di esplorare il disagio, l’umanità e le ferite invisibili che i conflitti lasciano dentro le persone. È un progetto che sento necessario, perché l’arte, in fondo, ha anche il compito di riflettere ciò che ci circonda e di provare a dare un senso al caos. Posso dire però che stiamo insistentemente cercando il protagonista per il nuovo film: un bambino tra gli 8 e i 10 anni. Per avere maggiori informazioni non esitate a contattarci attraverso la nostra e-mail:[email protected], e chissà".
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