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Olbia, al via la nuova stagione di musica e prosa del CeDac

Ecco tutti gli appuntamenti in Cartellone

Olbia, al via la nuova stagione di musica e prosa del CeDac
Olbia, al via la nuova stagione di musica e prosa del CeDac
Barbara Curreli

Pubblicato il 22 November 2025 alle 11:00

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Olbia. Al via la nuova stagione di prosa e musica al Cine/teatro di Olbia. Riparte il Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal vivo in Sardegna. 

Cosa aspettarsi? Visioni di un ipotetico (e distopico) futuro tra il ritratto di un'imperatrice e la storia di San Francesco d'Assisi, classiche e moderne commedie e un duplice omaggio a Sergio Atzeni e Domenico Modugno per la Stagione di Prosa e Musica 2025-2026 organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna al Cine/Teatro “Olbia di Olbia, con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni e con il patrocinio ed il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Autonoma della Sardegna e del Comune di Olbia, e con il contributo della Fondazione di Sardegna. 

"La nuova Stagione di Prosa & Musica del Cine/Teatro Olbia conferma la volontà dell’amministrazione comunale di investire in un’offerta culturale di qualità, capace di parlare a pubblici diversi e di valorizzare il teatro come luogo di comunità" – sottolinea Sabrina Serra, assessora alla Cultura, Pubblica Istruzione e Beni Culturali del Comune di Olbia –."La programmazione 2025/2026, realizzata in collaborazione con CeDAC, porta nella nostra città grandi interpreti, testi contemporanei, classici riletti in chiave moderna e appuntamenti di forte richiamo culturale. È un cartellone che unisce intrattenimento, riflessione e formazione, e che continua a rafforzare la centralità di Olbia nel panorama culturale regionale".

"Un ruolo centrale lo abbiamo voluto riservare al mondo della scuola, – prosegue Sabrina Serra – con la replica dello spettacolo “Fra' / San Francesco, la superstar del medioevo”, in programma il 27 marzo, ispirato alla figura del Santo come simbolo di fraternità, dialogo e pace. Questo appuntamento non è isolato, ma fa parte del progetto che stiamo portando avanti con gli istituti scolastici di Olbia sul tema della pace, un percorso che ci ha visti protagonisti alla Marcia Perugia–Assisi insieme a tanti studenti, docenti e famiglie. La scelta di proporre ai ragazzi uno spettacolo su San Francesco nasce proprio da questo cammino condiviso: una tappa culturale e formativa che aiuta i giovani a leggere i valori della pace non come concetti astratti, ma come azioni quotidiane, concrete e possibili. Il teatro, in questo senso, diventa uno strumento educativo potentissimo, capace di emozionare e di lasciare un segno duraturo".

Otto titoli in cartellone – tra gennaio e maggio – con i nomi di punta della scena italiana, da Ninni Bruschetta (l'ineffabile Duccio Patanè di “Boris”, volto noto del grande e del piccolo schermo, dal set di Woody Allen ai films con Checco Zalone) e Claudio “Greg” Gregori (del duo Lillo e Greg) in “A Mirror” di Sam Holcroft, a Federica Luna Vincenti, protagonista di “Sissi l'Imperatrice” di Roberto Cavosi, a Riccardo Polizzy Carbonelli (Roberto Ferri in “Un posto al sole”) e Marina Lorenzi in “Un letto per due” di Tato Russo e Giovanni Scifoni con il suo “Fra’ / San Francesco, la superstar del medioevo”, Mario Perrotta (già Premio Ubu per “Un Bès”, e per il “Progetto Ligabue” e “Dei Figli”) in “Nel Blu”, ispirato a Modugno e Luca Bizzarri con Enzo Paci e Antonio Zavatteri ne “Le nostre donne” di Éric Assous. L'attore e regista nuorese Giovanni Carroni (Banquo nel pluripremiato “Macbettu” di Alessandro Serra, in questi giorni sul grande schermo ne “La vita va così” di Riccardo Milani) ricorda Sergio Atzeni con “Sono cresciuto a Babele”, preziosa antologia di testi dello scrittore prematuramente scomparso in mare trent'anni fa, mentre Domenico Ammendola firma la regia de “La bisbetica domata” di William Shakespeare (produzione NoveTeatro), una commedia che "affronta in modo ironico e ambiguo il ruolo della donna nella società patriarcale dell’epoca elisabettiana", sottolinea il regista, e attraverso la figura della “ribelle” Caterina, suggerisce "interrogativi ancora oggi attuali su identità, potere e libertà femminile".

Una programmazione interessante e variegata, che spazia dai classici ai testi contemporanei, con un intrigante viaggio nell'universo femminile – da “Sissi l'Imperatrice” a “La bisbetica domata”, senza dimenticare “Le nostre donne” dove mogli e fidanzate, assenti sulla scena, sono al centro dei pensieri dei tre protagonisti – e un thriller noir sulla censura come “A Mirror” di Sam Holcroft, dove il teatro diventa simbolo di rivoluzione e libertà d'espressione. Scene da un matrimonio (o “martirimonio”) con “Un letto per due” di Tato Russo, tra gioie e amarezze della vita di coppia e dilemmi esistenziali e scenari metropolitani in “Sono cresciuto a Babele” di e con Giovanni Carroni, da “Il quinto passo è l'addio” e altri scritti di Sergio Atzeni, e ancora un inedito ritratto del Santo di Assisi in “Fra’ / San Francesco, la superstar del medioevo” di e con Giovanni Scifoni e intrecci di parole e note in “Nel Blu” di e con Mario Perrotta, sulla vita e il talento di Domenico Modugno, figlio di «una terra dimenticata da Dio», che «parte all’avventura per “fare l’attore” e si ritrova, dopo pochi anni, a insegnare a tutto il mondo a “volare”...».

Temi complessi – dalla violenza di genere alla censura, dalle contraddizioni del cuore alla volontà di riscatto delle genti del Meridione, dalla depressione e l'anoressia alla vocazione religiosa – trasfigurati attraverso il linguaggio evocativo e simbolico del teatro, in una Stagione che spazia tra commedia e dramma, privilegiando la leggerezza dell'ironia e gli strali della satira, tra biografie di sovrani, artisti e santi e cronache di un distopico futuro, per una riflessione sulla condizione umana e sui paradossi e l'ipocrisia della società – ieri, oggi e domani.

Il Cartellone

Una coinvolgente commedia nera contro la censura – venerdì 9 gennaio alle 21 – con “A Mirror / uno spettacolo falso e non autorizzato” di Sam Holcroft (per gentile concessione dell’Agenzia Danesi Tolnay) con Ninni Bruschetta, Claudio “Greg” Gregori, Fabrizio Colica, Paola Michelini e Gianluca Musiu, scene di Alessandro Chiti, costumi di Giulia Pagliarulo, musiche di Mario Incudine e disegno luci di Sofia Xella, per la regia di Giancarlo Nicoletti – coproduzione Altra Scena e Viola Produzioni / Centro di Produzione Teatrale. Una pièce divertente su temi “spinosi” ed attuali come la libertà d'espressione e l’autoritarismo, in cui una festa di nozze diventa l'espediente per realizzare uno spettacolo in un (immaginario) stato totalitario dove ogni rappresentazione teatrale deve superare il vaglio della censura di regime: gli “invitati” che formano il pubblico sono quindi testimoni e complici di un'azione “sovversiva”, una rivolta silenziosa contro il potere. “A Mirror” è «un elettrizzante thriller dark ad alto tasso di ironia e adrenalina, in cui nulla è come sembra» e l'annunciato matrimonio di Nina e Leo si trasforma in un atto “politico”, sul filo della suspense, tra continui ribaltamenti di ruolo e coups de theatre, mentre «le forze dell’ordine attendono in agguato, riducendo sempre più la distanza fra lo spazio dietro le quinte ed il palcoscenico, in un crescendo di suspense in cui si attendono da un momento all'altro un'irruzione e la conclusione della recita. Sul palco, specchio di una società ormai lontana dai principi e dalle forme di una moderna democrazia, gli artisti cercano di far sentire la loro voce, coinvolgendo gli spettatori in una situazione ad alto rischio, con un finale tutto da scoprire....

Il fascino e il mistero di un'aristocratica anticonformista – venerdì 23 gennaio alle 21 – con “Sissi l'Imperatrice”, con testo e regia di Roberto Cavosi, con Federica Luna Vincenti e con (in o. a.) Marco Manca, Miana Merisi, Maria Giulia Scarcella e Francesca Bruni Ercole, costumi di Paola Marchesin, disegno luci di Gerardo Buzzanca, musiche di OraGravity, produzione Goldenart Production, in coproduzione con Teatro Stabile di Bolzano e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Una pièce originale, ispirata all'inquieta e tormentata esistenza della principessa austriaca, figlia del duca Massimiliano Giuseppe in Baviera e di Ludovica di Baviera e sposa dell'imperatore Francesco Giuseppe d'Asburgo-Lorena, creatura sensibile, amante della bellezza e della poesia, insofferente alle regole della corte viennese, spesso in contrasto con la suocera, l'arciduchessa Sofia, sempre attenta a rammentarle i doveri e le responsabilità del suo rango. “Sissi l'Imperatrice” propone un ritratto della sovrana, affascinante e ribelle, un'anima gentile “chiusa in gabbia” che anelava alla libertà, in fuga dalla solitudine e dagli obblighi dell'etichetta, vittima di tragedie familiari come la morte del cugino Ludwig di Baviera e soprattutto il suicidio del figlio Rodolfo. Elisabetta di Baviera, meglio nota come Sissi, «in eterno lutto per le morti assurde di due dei suoi figli, sviluppa una sensibilità dolente e rabbiosa al tempo stesso ma tutt’altro che astratta, rivolta infatti anche verso le più delicate questioni sociali: dalle sofferenze delle minoranze etniche, ai soprusi subiti dal proletariato».

Storia di una “ribelle” – venerdì 6 febbraio alle 21 – con “La bisbetica domata” di William Shakespeare con (in o.a.) Andrea Avanzi, Matteo Baschieri, Fabrizio Croci, Carlotta Ghizzoni, Ettore Marrani, Francesca Rossi, Gabriele Tondelli e Victoria Vasquez, con musiche originali di Luigi Pagliarini, costumi di Valentina Donatti e Francesca Tagliavini, disegno luci di Giancarlo Vannetti, realizzazione scenografie Donatello Galloni, per la regia di Domenico Ammendola, produzione NoveTeatro. La trama è nota: Petruccio, giovane aristocratico in cerca di una moglie ricca, chiede la mano di Caterina, figlia di Battista Minola, fanciulla di forte (e pessimo) carattere, fornita di una bella dote, nota per essere rude e sgarbata e tutt'altro che incline alle nozze. Il padre, esasperato dal comportamento della figlia, che, come sottolinea il regista Domenico Ammendola, «sfida i codici sociali con la sua lingua tagliente e il suo rifiuto ad obbedire», acconsente e affida, o meglio consegna la sposa riluttante al marito e costui si impegna a “rieducarla” e a piegarne la volontà «con metodi spesso crudeli o psicologicamente manipolatori, ma che nella commedia vengono trattati in tono ironico e canzonatorio». La pièce riflette le convenzioni dell'epoca, per cui Caterina rappresenta l'opposto della moglie ideale, mite e sottomessa al marito, a differenza della sorella Bianca, così dolce e gentile, oltre che bella, ma Shakespeare disegna con grande sensibilità e finezza psicologica gli stati d'animo e i pensieri di una donna moderna, «simbolo di resistenza» in seno alla civiltà patriarcale. “La bisbetica domata” offre interessanti spunti di riflessione – sottolinea il regista – ponendo «interrogativi ancora oggi attuali su identità, potere e libertà femminile».

Omaggio a Sergio Atzeni – venerdì 27 febbraio alle 21 – con “Sono cresciuto a Babele”, uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Giovanni Carroni, (produzione Bocheteatro) e liberamente ispirato alle opere dell'intellettuale, narratore e poeta, traduttore e giornalista, autore di racconti e romanzi, dai “Sogni della città bianca” ai “Racconti con colonna sonora”, “Bellas Mariposas”, “Apologo del giudice bandito”, “Il figlio di Bakunìn” e “Passavamo sulla terra leggeri”. Sulla falsariga de “Il quinto passo è l’addio”, il romanzo più autobiografico dello scrittore, figura di spicco della letteratura italiana del Novecento e di alcuni dei racconti ambientati a Cagliari, la “città bianca”, con le sue atmosfere, i suoi suoni e colori, tra l'antica rocca e i quartieri popolari, Giovanni Carroni propone «un teatro della memoria dentro una sorta di tragico varietà atzeniano», dove la figura di Sergio Atzeni si intreccia e si sovrappone a quella del suo alter ego Ruggero Gunale. “Sono cresciuto a Babele” racconta le vicende, ma soprattutto i pensieri e le emozioni, le riflessioni sulla vita e sul mondo di uomo disincantato e deluso dalla politica e dal tradimento degli ideali, cui si aggiungono questioni personali e professionali da cui scaturisce una grave depressione, insieme alla fine del suo matrimonio. Il protagonista attraversa una profonda crisi esistenziale «durante la quale maturerà la decisione di abbandonare la sua terra amata e odiata» – sottolinea Giovanni Carroni – «come spesso succede a tanti giovani sardi». Un amaro affresco dell'Isola, e specialmente di Cagliari, tra bellezza e degrado.

Scene da un matrimonio – venerdì 6 marzo alle 21 – con “Un letto per due” di Tato Russo, con Riccardo Polizzy Carbonelli e Marina Lorenzi e con i performers dell'Incorporea Group, con le coreografie di Aurelio Gatti, per la regia di Livio Galassi (produzione T.T.R. / Il Teatro di Tato Russo). La pièce racconta la storia di una coppia, tra «difficoltà, tribolazioni, risate, dolori, speranze e delusioni» di trentacinque anni di vita insieme, mettendo l'accento sui momenti cruciali, dalla prima notte di nozze alla nascita del primo figlio, il successo del marito come scrittore, ma anche una relazione extraconiugale, e poi il matrimonio felice della figlia e le disavventure del figlio maschio. Un grande letto a due piazze al centro del palco diventa il simbolo del “martirimonio”, un neologismo che riassume il carattere contraddittorio di un legame fatto di gioia e amarezza, passione e tradimenti, ricordi e rimpianti, rabbia e disincanto: in questa trasposizione teatrale, da una sceneggiatura per un film, Tato Russo, affermato attore, regista e drammaturgo partenopeo, «rilegge in chiave moderna la favola più antica del mondo: quella dell’amore eterno». Sotto i riflettori Riccardo Polizzy Carbonelli e Marina Lorenzi interpretano i protagonisti di una storia semplice ma anche paradigmatica, che rivela le aspirazioni e i desideri, i fallimenti e le incomprensioni e ripercorre l'evoluzione di un rapporto dopo la fine dell'idillio con la consapevolezza delle imperfezioni e delle contraddizioni della natura umana, tra i fantasmi del passato e la ricerca della felicità.

Viaggio tra parole e note – venerdì 27 marzo alle 21 (con una matinée per le scuole, sempre venerdì 27 marzo, alle 11) – con “Fra' / San Francesco, la superstar del medioevo”, uno spettacolo di e con Giovanni Scifoni, per un inedito ritratto del Poverello di Assisi, con musiche originali di Luciano Di Giandomenico, eseguite da Luciano Di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli (strumenti antichi), per la regia di Francesco Ferdinando Brandi, co-produzione Teatro Carcano – Mismaonda – Viola Produzioni. «Se chiedo ad un ateo anticlericale “dimmi un santo che ti piace” lui dirà: Francesco» – afferma Giovanni Scifoni, che si interroga sulla fama planetaria di un monaco del XIII secolo, sulla sua capacità di imporsi nell'immaginario collettivo, sfidando i secoli. La risposta è che Francesco, mistico e poeta, «era un artista, forse il più grande della storia» – sottolinea Scifoni –. «Le sue prediche erano capolavori folli e visionari. Erano performance di teatro contemporaneo. Giocava con gli elementi della natura, improvvisava in francese, citando a memoria brani dalle chanson de geste, stravolgendone il senso, utilizzava il corpo, il nudo, perfino la propria malattia, il dolore fisico e il mutismo». Il monologo ripercorre «la vita del poverello di Assisi e il suo sforzo ossessivo di raccontare il mistero di Dio in ogni forma... dalla predica ai porci fino alla composizione del Cantico delle Creature, dove Francesco canta la bellezza di frate sole dal buio della sua cella, cieco e devastato dalla malattia. Nessuno nella storia ha raccontato Dio con tanta geniale creatività».

Omaggio a Domenico Modugno – venerdì 10 aprile alle 21 – con “Nel Blu / avere tra le braccia tanta felicità”, uno spettacolo di e con Mario Perrotta, in scena con Vanni Crociani (pianoforte), Massimo Marches (chitarra) e Giuseppe Franchellucci (violoncello), con la collaborazione alla regia di Paola Roscioli (produzione Permar Compagnia Mario Perrotta e Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale). Sulle note di canzoni indimenticabili, tenere, ironiche e poetiche Mario Perrotta racconta la storia dell'artista pugliese che ha saputo racchiudere in una melodia un sogno di felicità: «un uomo di una terra dimenticata da Dio - quella Puglia che sarebbe rimasta alla periferia del regno ancora per decenni... - che parte all’avventura per “fare l’attore” e si ritrova, dopo pochi anni, a insegnare a tutto il mondo a “volare”; apre la bocca e trascina via con un urlo irrefrenabile ogni residuo fosco del dopoguerra». “Nel Blu” rappresenta così un ritratto di uno straordinario artista, dotato di grande carisma, talento e passione, la cui fama ha varcato l'oceano: «Io voglio cantare la felicità» – affermava Domenico Modugno –. «Anche se non esiste, mi voglio illudere che esista, devo credere che esista». Un'antologia di brani celebri e altri meno noti, riarrangiati ed eseguiti dal vivo dai tre musicisti, fa da colonna sonora al «racconto di un’esistenza guascona e testarda», in cui Mario Perrotta rievoca la figura di Domenico Modugno, tra i difficili esordi e il successo internazionale, cercando di restituire la profonda umanità e la sensibilità di uno dei padri della musica leggera, ambasciatore dell'Italia nel mondo.

Storia di un'amicizia – giovedì 14 maggio alle 21 – con “Le Nostre Donne” di Éric Assous con Luca Bizzarri, Enzo Paci ed Antonio Zavatteri, per la regia di Alberto Giusta, co-produzione CMC/Nidodiragno e Teatro Stabile di Verona: una commedia brillante incentrata sul legame di solidarietà e fratellanza fra tre uomini, che si trovano improvvisamente ad affrontare un dilemma morale. Max, Paul e Simon si frequentano assiduamente e sono amici da trent’anni, condividono riti e abitudini, compresa la solita partita a poker e si fidano l'uno dell'altro; tuttavia il loro successo nella vita professionale, non basta a cancellare le inquietudini né tanto meno a garantire la felicità nella vita privata. “Le Nostre Donne” indaga proprio nella sfera dei sentimenti, portando alla luce fragilità e incomprensioni, delusioni e fallimenti, mentre le figure femminili, assenti sulla scena, diventano protagoniste nei pensieri e nelle parole dei tre amici. La pièce si interroga sui confini dell'amicizia, su quanto quel rapporto fatto di spontanea simpatia e complicità maschile possa influenzare le scelte e i comportamenti, su quali responsabilità e impegni comporti, nei momenti cruciali. “Le Nostre Donne” (interpretata con successo al Theatre de Paris da Jean Reno e Daniel Auteuil con Richard Berry, che firma anche la regia dell'omonimo film) è una commedia divertente, raffinata e dissacrante, leggera e spietata al tempo stesso, dal ritmo inarrestabile e ricca di colpi di scena e ribaltamenti di ruolo, incentrata proprio su quelle creature enigmatiche, con i loro desideri segreti e le loro complicate esigenze, la loro sensibilità e la loro inattesa durezza, difficili da comprendere, comunque «amate, odiate, rimpiante» e costantemente evocate nei discorsi dei loro uomini in crisi.

La Stagione di Prosa e Musica 2025-2026 al Cine/Teatro “Olbia” di Olbia è organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiC/ Ministero della Cultura, dell'Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna e del Comune di Olbia, con il contributo della Fondazione di Sardegna. Rinnovo abbonamenti dal 21 al 30 di novembre, i nuovi abbonamenti saranno in vendita dal 2 al 7 dicembre, mentre i biglietti per le singole date saranno disponibili dal 9 gennaio.