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Il musicista Marco Borrini a Olbia: dal palco all’impegno educativo

Da Milano a Olbia, passando per Roma, l’evoluzione di un professionista della musica

 Il musicista Marco Borrini a Olbia: dal palco all’impegno educativo
 Il musicista Marco Borrini a Olbia: dal palco all’impegno educativo
Laura Scarpellini

Pubblicato il 02 October 2025 alle 16:00

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Olbia. Nel panorama musicale italiano, Marco Borrini si è imposto come una figura chiave: un musicista capace di stare al fianco dei grandi nomi della scena live, tra collaborazioni degne di nota con  Enrico Ruggeri, Tony Esposito, Fabio Concato, Nicolò Fabi, Eugenio Finardi e Dolcenera. Trasferitosi ad Olbia proveniente da Milano e un periodo vissuto a Roma, Borrini ha trovato nella Gallura settentrionale la sua casa, innamorandosi di una città che lo ha accolto con entusiasmo e curiosità: Olbia.

Oltre ad animare palchi e live durante tutto l’anno, l’artista si dedica con generosità all’insegnamento, offrendo lezioni di musica grazie alla sua ampia preparazione e al suo spirito professionale. Da ormai 11 anni vive a Olbia ed è integrato nel tessuto cittadino: un professionista dal pragmatismo milanese che porta con sé una vasta esperienza sul campo, un approccio concreto al mestiere e una passione senza tempo per la musica live.

L’intervista getta luce su come sia riuscito a conciliare le valenze artistiche della carriera da palco con l’impegno educativo e la quotidianità di una vita in una realtà sana e vibrante come Olbia, offrendo così un ritratto di un musicista completo, capace di trasformare ogni palco in una casa.

 

Nel corso della tua lunga carriera hai suonato con grandi nomi del panorama musicale italiano. Pensi che una particolare esperienza sul palco ti abbia insegnato una lezione cruciale per un musicista emergente?

"Penso che questo mestiere sia fatto di continue esperienze, continuie emozioni e di sfide continue, perchè comunque salire su un palco è sempre molto impegnativo, più di quanto si possa pensare. Certamente perché tu hai una responsabilità enorme,sia che tu sia un grande artista, oppure un artista non conosciuto. Si è sempre al centro dell'attenzione. C'è bisogno poi di  un mix tra concentrazione, cuore e anche un grande controllo. Tutto questo risulta essere molto complicato. Quindi direi che non c’è stata un’esperienza particolare che mi abbia però suggerirei in ogni caso l’esperienza del palco. Farla è importantissimo per fare questo mestiere . Solo così si apprende veramente cosa voglia dire essere un vero musicista. Tutto questo sempre dopo averci messo ovviamente, un grande impegno nello studiare". 

Durante Sarabanda hai vissuto un periodo di grande visibilità. Quali ricordi o insegnamenti hai tratto da quell’esperienza che ancora utilizzi nelle tue esibizioni odierne?

"Sarabanda" è stata una bellissima esperienza, diversa da quella a cui ero abituato. Ogni settore è veramente completamente diverso. C’è un palco live con un artista certamente, ma lavorando in televisione vi sono criteri formulati in un altro modo, altre esigenze. Devi essere molto concentrato sulle parti, sapere leggere bene la musica, a differenza del live che è più di getto; si va più a sentimento. "Sarabanda" mi ha dato una grande visibilità e devo dire che fa molto piacere essere riconosciuti per strada. Di quella trasmissione televisiva ho mantenuto ricordi bellissimi e tantissime risate. Con i compagni di lavoro si è diventati amici, avendoci vissuti insieme ben otto anni. La mia esperienza in televisione mi ha insegnato soprattutto ad avere molto controllo e a canalizzare l’energia, la concentrazione. Tutto programmato esattamente. In un preciso momento tu devi essere assolutamente distaccato da tutto, perché non soprattutto in televisione, non puoi sbagliare neanche una nota. Tutto viene registrato. Sarabanda mi ha insegnato, ecco, la concentrazione: cioè a concentrare le mie energie e a distaccarmi da tutto, riuscendo così ad avere il meglio da me stesso".

 

Oltre a esibirti, lavori con scuole di musica per trasmettere la tua passione agli allievi. Qual è l’aspetto più importante nell’insegnamento del basso, e come aiuti i ragazzi a farsi trasportare dalla musica?

"Si io insegno a scuola, insegno ai privati la scuola è un grande  impegno per me. Cerco di trasmettere la passione per la musica, ovviamente. Ho lasciato le città di Milano e di Roma dove ho vissuto tanti anni, e sono venuto qui ad Olbia per una maggiore qualità della vita. Devo dire la verità non c’è un approccio molto professionale alla musica ,giustamente. Purtroppo non ci sono prospettive valide ad oggi, per chi volesse farne una professione. Ovviamente  è tutto molto più complesso, però cerco comunque di segnare ciò che so e che serve al momento perché  se schiaccio troppo sull'acceleratore si tratta solo di studiare molto. E'un discorso molto molto complesso insegnare, quindi diciamo non c’è una visione professionale è un conto ma  quando uno deve veramente studiare uno strumento, diventa complessoe si studia moltissimo. Talvolta  diventa veramente difficile riuscire a far capire questo concetto di impegno fatto di molti sacrifici. Però  io cerco di trasmettere veramente la mia passione e poi cerco comunque di creare un'ambiente amichevole, ad ogni età con igni tipo di  allievo".

Puoi condividere una curiosità o un aneddoto legato a un “big” della musica che hai affiancato sul palco, qualcosa che magari non è noto al grande pubblico ma che ha influenzato il tuo modo di suonare?

"Niente di particolare devo dire la  verità. Insomma, non ho episodi particolari da raccantare legati ai Big. Comunque devo dire la verità è un genere  inversamente proporzionale cioè  più sono big e più sono persone molto piacevoli quando si lavora insieme,  viceversa più scende più tutto diventa più complicato. Dal canto mio devo dire che io sono molto professionale pertanto il mio rapporto coi big è meraviglioso perché conosco perfettamente quale sia mio ruolo, e so esattamente quello che c'è da fare e che va fatto bene".