Wednesday, 01 October 2025
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Pubblicato il 01 October 2025 alle 11:00
Olbia. Stavolta Antonella Careddu figura di grande caratura del calcio femminile sardo, la vediamo sedere in panchina e segnare un nuovo capitolo di questo sport, nell'Isola. Dopo anni di carriera e impegno sul campo, la figura di grande caratura che oggi collabora nella squadra femminile del Porto Rotondo dove il Mister Fabrizio Fermanelli ha una missione chiara: plasmare un vivaio al femminile di alto livello in una terra che merita di vedere crescere talenti locali. La tifoseria sente già la passione pulsare. Una passione non solo per il gioco, ma per una Sardegna che pretende e merita occasioni di crescita per le giovani atlete, guidate da una guida tecnica pronta a trasformare la cura dei dettagli e lo spirito di squadra in successi concreti. In questa intervista, Antonella Careddu racconta il suo amore per il calcio e l’impegno quotidiano per contribuire a costruire una squadra che possa competere ai massimi livelli, offrendo al pubblico olbiese e sardo uno spettacolo sportivo di alto livello e la linfa vitale di un vivaio tutto al femminile.
Guardando agli anni in cui ha costruito la squadra femminile dell’Olbia fino a portarla in Serie E, quali sono stati i criteri chiave che hanno guidato la crescita tecnica e la mentalità vincente del gruppo?
"Spesso mi ritrovo a pensare a quegli anni in cui mi misi nella mia testa di realizzare quello che per me era un sogno, che poi si è avverato dopo aver praticato tanto da atleta. Una passione la mia quella per il calcio che ai tempi non era semplice da gestire, ma spirito e una grande passione per il raggiungimento di un qualcosa che doveva avere un seguito, mi supportò. Con grandi sacrifici si realizzò ma i miglioramenti su cui si è lavorato duramente sono stati davvero tanti. Certo sono consapevol che non bastano mai, perché rimane sempre qualcosa che manca, da migliorare".
Ha avuto l’opportunità di far giocare la Nazionale femminile, con una figura come quella di Carolina Morace, a pochi passi da Olbia. Che impatto ha avuto questa esperienza sul territorio, sulle giovani calciatrici e sul modo in cui la comunità percepisce il calcio femminile?
"Oggi vediamo una serie A con 10 squadre finalmente inquadrate come professioniste riconosciute, grazie alla decisione federale di imporre anche la squadra femminile alle squadre maschili. Conseguentemente anche le nostre nazionali calcistiche hanno fatto passi da gigante. Proprio a partire dalla nazionale di Carolina Morace, vera icona di questa disciplina, non solo nazionale ma mondiale, abbiamo assistito nell'anno 2001 all'incontro Italia contro Islanda dove presenziarono 2500 spettatori. Fu sicuramente un forte impatto per l’ulteriore crescita del calcio femminile. Ecco quindi che mentre la mia Olbia quell'anno militava in serie B nazionale nacque una seconda squadra a livello regionale che diventò ben presto un vero bacino dove poter attingere negli anni, facendoci così asisstere ad un vero e proprio salto di categoria in serie A2".
Oggi torna a collaborare con l’Olbia calcio. In cosa consiste il suo ruolo e quali progetti o iniziative hai in mente per sviluppare ulteriormente il movimento femminile nel club?
"Oggi ci sono gli open day che aiutano nello sport affinchè si vadano a formare delle nuove realtà. Un tempo bisognava girare tra le scuole per far sapere che c’era una società che praticava il calcio femminile, anche se più faticoso devo dire che si raggiungevano comunque ottimi risultati. È davvero entusiasmante vedere quante nuove giocatrici vengano ai giorni nostri. Ebbene posso dire che oggi dopo anni, rientro sul luogo del delitto. Quel "tappeto erboso" ha un fascino che non so descrivere. E così grazie alla società del Porto Rotondo che con la sua Academy vanta una delle scuole di calcio femminile più numerose e qualificate della Sardegna, mi ritrovo in panchina. Devo dire che hanno dato i loror frutti anche le continue sollecitazioni ricevute da parte di Cristina Ambrosio, mia ex atleta negli anni passati che oggi vuole coltivare la sua passione anche nel contesto di promozione di questo sport, presentando il progetto calcistico femminile, che è stato accolto con grande entusiasmo dalla società. Durante gli open day organizzati nei mesi scorsi, si è assistito ad un riscontro incredibile. Sono arrivate da ogni dove nuove aspiranti calciatrici tanto che non abbiamo faticato a creare la rosa della prima squadra composta da 24 atlete. Queste parteciperanno con grande entusiasmo al campionato regionale. Debbo dire che la vera novità sta nel buon numero delle giovanissime che parteciperanno ai campionati giovanili. Insomma stiamo andando vanti!".
Se dovesse immaginare il calcio femminile tra 5–10 anni, quale evoluzione ritiene possibile e quale messaggio vorrebbe trasmettere alle nuove generazioni di calciatrici olbiesi?
"Anche se qualcosa sta cambiando è sempre un combattere continuo ma come sempre dico non bisogna arrendersi mai. Sono rimasta veramente colpita da questo exploit, tanto che non ho esitato nemmeno un momento nel dare la mia disponibilità per dare il via ad un futuro di crescita, davvero importante. Certamente il divario con la compagine maschile è ancora distante per tanti motivi però, per ora è importante ridurre il gap con le squadre di nuove generazioni. Si dovrà lavorare molto e oggi chi si affaccia per la prima volta nel rettangolo di gioco lo sa bene e dovrà armarsi di tutta la passione e la voglia di applicarsi. Solo così ogni ragazza potrà realizzare il proprio sogno in campo. Posso dire di essere felice perché la mia città avrà nuovamente la sua squadra femminile dopo tanto tanto tempo e in campo ci sarò anche io!".
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