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Anastasia e Marianna, due donne fuori dagli schemi nella Terranova di metà Ottocento

Due straordinarie figure femminili della Olbia che fu

Anastasia e Marianna, due donne fuori dagli schemi nella Terranova di metà Ottocento
Anastasia e Marianna, due donne fuori dagli schemi nella Terranova di metà Ottocento
Federico Bardanzellu

Pubblicato il 01 April 2024 alle 20:00

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Olbia. Lo stereotipo della donna sarda esclusivamente dedita alla cura della casa non trova sempre riscontro nelle cronache di Terranova/Olbia. Le nostre ricerche hanno individuato almeno due “grandi donne” decisamente fuori da questo schema. La prima – Anastasia – per aver esercitato un grande ruolo di potere economico-politico. La seconda – Marianna – per aver assecondato i propri sentimenti e aver messo in difficoltà nientemeno che il primo cittadino. Stiamo parlando della Terranova della seconda metà dell’Ottocento e non della Washington dei Clinton.

 

Di Anastasia Maria Bardanzellu sopravvive ancora un antico ritratto, fornitomi da mio cugino Achille: una stampa da una lastra al nitrato d’argento, risalente a circa il 1860-70. L’aspetto è quello di una principessa russa. La donna indossa un enorme vestito di costosa stoffa scura dal quale si intravede il solo volto e le mani, dalle dita inanellate. Il capo è avvolto in un enorme scialle, dal quale fuoriesce una sola ciocca di capelli. Ai suoi piedi (comunque non visibili) è accucciato un cane da compagnia.

Anastasia era figlia di Giuseppe Bardanzellu e Lucrezia Spano. Fu battezzata nella chiesa parrocchiale di San Paolo il 28 agosto 1820. Si sposò una prima volta a nemmeno diciotto anni (il 16 luglio 1838) con Tomaso Michele Puzzu, figlio di Pietro e Gavina Puzzu, e la seconda volta a trentuno anni (il 19 maggio 1851) con Francesco Mibelli, che fu Sindaco di Terranova tra il 1866 e il 1868.

Anche suo padre Giuseppe Bardanzellu, nato dal matrimonio di Anastasia Azara con la guardia reale Antonio Bardanzellu, già vedovo di Laura Scano, era stato sindaco di Terranova nel 1850. Tra il 1853 e il 1858 fu anche agente consolare dell’Impero francese. Prima di ottenere tali prestigiosi incarichi, Giuseppe Bardanzellu aveva avuto alcuni problemi con la giustizia, come evidenziato in un suo articolo da Roberto Mette, che ringraziamo.

Il 31 maggio 1839 Bardanzellu aveva subito un inatteso sequestro dei beni. Dal resoconto di ciò emerge quale fosse, allora, il suo già ingente patrimonio. Possedeva, dentro il popolato di Terranova, un corpo di case composto da due stanze ed un piccolo cortile, nonché una piccola stalla in località Su cantone; una tanca in regione Tannaule ed un’altra in località Baratta confinante con quella di Luigi e Gavino Puzzu; un podere chiuso in località Isciamariana, confinante con un altro chiuso di Tomaso Bardanzellu, figlio del suo fratellastro; tratti di terra aratoria nelle vidazzoni in località Aglintana, e Nanuri, Samora; un ovile in località Sa pedra tzocada, compreso il bestiame ivi pascolato; un ovile posto nella regione detta Corri-mozzu e un altro a Terrata, con terreni annessi; il diritto su un ovile sito in Campu majore, con metà delle bestie tenute in comunione; altre terre aratorie in altre vidazzoni, nei luoghi detti S’eligheddu, S’isticadu e Gulpalza.

Anche se del patrimonio citato sarebbe venuta in possesso soltanto di una parte, dovendolo dividere con altri cinque fratelli e sorelle sopravvissuti/e al padre (dei dodici figli da questi messi al mondo), Anastasia Maria, quindi, fu sin dalla nascita una delle donne più ricche della cittadina costiera gallurese.