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Pubblicato il 07 July 2016 alle 18:57
Olbia, 07 Luglio 2016 - Ha denunciato il suo sfruttatore e per questo è tornata libera. Così possiamo riassumere la storia di una ragazza nigeriana che, arrivata in Sardegna con false promesse di lavoro, si è trovata a prostituirsi nel cagliaritano. Una storia, la sua, a lieto fine poiché ha incontrato sulla sua strada la mano amica della Caritas che l'ha tolta dalla strada, nonché la Polizia di Stato che grazie alla sua denuncia è riuscita a incastrare il suo sfruttatore.
Anche a Olbia il fenomeno della tratta è ben presente e ben noto alle forze dell'ordine. Uno degli ultimissimi casi è proprio di ieri. "Ieri sera ci siamo trovati ad aiutare una ragazza nigeriana vittima della tratta - spiega Piera Bisson di Prospettiva donna, l'associazione che gestisce a Olbia il centro antiviolenza e la casa protetta -. A capire che si trattava di una vittima di tratta è stata la Guardia di Finanza di Olbia che ci ha contattato per avere supporto. Negli ultimi 12 mesi, abbiamo seguito ben cinque casi di tratta, che sono tanti se si pensa che è molto difficile avere delle denunce da queste donne".
La tratta non coinvolge solo donne africane, ma anche donne europee. "Abbiamo aiutato anche una cittadina romena vittima di tratta. Una storia molto dura", continua Piera Bisson senza svelare altri particolari per tutelare la donna in questione. "Tutte le donne vittime di tratta sono molto giovani e vengono attirate in Italia con la promessa di un lavoro. Abbiamo avuto anche casi di donne rapite - sottolinea Piera Bisson di Prospettiva Donna -. Tutte partono con un debito altissimo, dai 30 ai 50mila euro. Queste "organizzazioni" addebitano alle donne spese di ogni genere che dovranno essere restituite con il lavoro. Arrivano in Italia e vengono private dei documenti. Dopo di che vengono minacciate pesantemente. Vivonosotto ricatto continuo". Le vittime della tratta sono vittime tre volte: vittime dei propri connazionali che le attirano in un paese terzo con la promessa di un lavoro onesto e pulito, vittime della violenza di genere poiché usate come schiave sessuali, vittime di ricatti psicologici inauditi perché non solo vengono abusate e picchiate, ma vengono vivono costantemente nel terrore che la loro famiglia venga uccisa. Ecco perché è molto difficile ricevere denunce dirette dalle vittime della tratta.
"È difficile dire cosa si può fare per arginare il fenomeno - conclude Piera Bisson -. Il traffico di esseri umani è una realtà. Probabilmente tante vittime della tratta stanno arrivando con i barconi.È certo però che le associazioni sul territorio dovrebbero essere aiutate. Noi, come Prospettiva Donna, siamo operative anche su questo fronte e abbiamo stilato un importante protocollo, già dal 2009, con Le Figlie della Carità di Cagliari e lavoriamo con i centri anti tratta".
È chiaro che servono risorse finanziarie importanti perché il fenomeno è internazionale e molto complesso. "Ci vuole una rete forte, ci vuole una grande specializzazione e un grande di lavoro di protezione per le donne che decidono di denunciare e non è facile. Quindi le associazioni che fanno questo lavoro devono essere sostenute perché ce n'è bisogno. Soprattutto non bisogna declassare la prostituzione forzata a problema di decoro urbano. Si tratta di persone sfruttate. Parliamo di violazione dei diritti umani. Sono esseri umani che vengono venduti, è una cosa terribile. Forse è la peggiore violazione dei diritti umani ed è un fenomeno che sta diventando molto diffuso - sottolinea Patrizia Desole, presidente di Prospettiva Donna -. A Olbia abbiamo portato avanti con la Polizia Locale un progetto importante con uno staff specializzato che contattava queste donne dando un aiuto. Progetti di questo tipo devono essere sostenuti".
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