Tuesday, 18 March 2025
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Pubblicato il 12 March 2025 alle 12:31
Roma. La Sardegna è la regione italiana più vulnerabile ai dazi agroalimentari imposti dagli Stati Uniti, in vigore dal prossimo 2 aprile.
È quanto emerge dall’analisi di Cia-Agricoltori Italiani, presentata alla X Conferenza Economica a Roma, sulla base dei dati di Nomisma e dell’Ufficio Studi Confederale.
Secondo lo studio, l’export sardo di Pecorino Romano DOP – prodotto per oltre il 90% nell’isola – destina agli Stati Uniti quasi il 50% della sua produzione totale. Ma il dato più allarmante riguarda l’intero comparto lattiero-caseario sardo, il cui 74% dell’export complessivo finisce negli USA.
Il rischio è che i dazi americani possano compromettere in modo significativo uno dei settori chiave dell’economia regionale, già provato da una congiuntura economica complessa e dall’instabilità del mercato internazionale.
L’analisi della Cia-Agricoltori italiani evidenzia come la Sardegna sia in cima alla lista delle regioni italiane più esposte agli effetti dei dazi americani, seguita dalla Toscana, dove gli Stati Uniti rappresentano la destinazione del 28% dell’export agroalimentare regionale, con un’incidenza particolarmente elevata per olio (42%) e vino (33%).
Oltre alla Sardegna e alla Toscana, anche Lazio, Abruzzo e Campania risultano fortemente a rischio: il 58% dell’export di olio del Lazio, il 28% delle esportazioni di pasta e prodotti da forno abruzzesi e il 26% delle vendite di vino campano hanno come destinazione il mercato statunitense.
Il settore agroalimentare del Centro e Sud Italia è quindi particolarmente esposto alle ripercussioni delle nuove tariffe doganali, soprattutto perché i rapporti commerciali con gli USA sono spesso consolidati da decenni di esportazioni e dalla forte domanda generata dalle comunità di italiani residenti oltreoceano.
L’export agroalimentare italiano negli Stati Uniti ha registrato una crescita del 158% negli ultimi dieci anni, raggiungendo nel 2024 un valore di 7,8 miliardi di euro. Questo fa degli USA il secondo mercato di riferimento per il cibo e il vino Made in Italy. Tuttavia, il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, ha lanciato l’allarme:
"Serve un’azione diplomatica forte per trovare una soluzione e non compromettere i traguardi raggiunti finora. L’Italia può e deve essere capofila in Europa nell’apertura di un negoziato con Trump, visto che abbiamo più da perdere rispetto agli altri Paesi".
Secondo Fini, infatti, gli Stati Uniti rappresentano quasi il 12% dell’export agroalimentare italiano totale, mentre paesi come Germania (2,5%), Spagna (4,7%) e Francia (6,7%) risultano meno dipendenti da questo mercato.
L’applicazione dei dazi potrebbe non solo danneggiare direttamente le imprese italiane, ma anche favorire il dilagare dell’“Italian Sounding”, fenomeno che vede prodotti agroalimentari contraffatti venduti con nomi italiani per ingannare i consumatori americani.
Uno dei prodotti più minacciati dai dazi è il Pecorino Romano DOP, la cui produzione è concentrata prevalentemente in Sardegna e che viene esportato negli Stati Uniti per un valore di circa 151 milioni di euro annui.
Negli USA, il formaggio sardo viene utilizzato principalmente dall’industria alimentare, per prodotti come le chips aromatizzate al Pecorino, che potrebbero presto essere sostituite da formaggi caseari più economici in seguito ai dazi.
Se le tariffe imposte da Trump dovessero tradursi in un rincaro del 25% sui prodotti agroalimentari italiani, la Sardegna rischierebbe perdite milionarie difficilmente compensabili in altri mercati. La ricerca di sbocchi alternativi, come i mercati asiatici o del Medio Oriente, richiederebbe infatti anni di lavoro e investimenti significativi per poter sostituire le quote di export destinate agli USA.
Il settore vinicolo italiano rappresenta un altro punto debole nel contesto della guerra commerciale con gli Stati Uniti. Nel 2024, l’export di vino negli USA ha raggiunto 1,9 miliardi di euro, ma ora potrebbe subire un forte ridimensionamento.
I prodotti più a rischio includono: vini rossi toscani DOP, con una quota export negli USA pari al 40% (290 milioni di euro); vini rossi piemontesi DOP, che dipendono dagli USA per il 31% del loro export (121 milioni di euro) e Prosecco DOP, con un’incidenza del 27% sull’export totale della categoria (491 milioni di euro).
Secondo le previsioni della Cia-Agricoltori Italiani, se i dazi entrassero in vigore, produttori di vino come Argentina, Cile e Australia potrebbero approfittare della situazione, sottraendo quote di mercato ai marchi italiani negli Stati Uniti.
Le nuove tariffe USA rappresentano una seria minaccia per l’economia agroalimentare della Sardegna, che potrebbe trovarsi in grande difficoltà se non verranno presi provvedimenti tempestivi.
L’allarme lanciato da Cia-Agricoltori Italiani evidenzia la necessità di una forte azione diplomatica a livello europeo, per negoziare un’intesa con gli Stati Uniti prima che i dazi entrino in vigore.
Nel frattempo, il settore lattiero-caseario e i produttori di Pecorino Romano restano in attesa di risposte concrete. La speranza è che il governo italiano e l’Unione Europea possano intervenire per salvaguardare uno dei settori più rappresentativi dell’agroalimentare sardo, evitando che i mercati esteri riducano la loro domanda e mettano in crisi un comparto già fragile.
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