Saturday, 13 September 2025
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Pubblicato il 12 September 2025 alle 09:00
San Teodoro. Nella Gallura dove la luce si riflette sul mare turchese e i profumi di mirto e macchia mediterranea si incontrano ecco che San Teodoro è già pronta a trasformarsi in palcoscenico ideale per una chiacchierata speciale. Qui tra le viuzze vivaci e l’energia dell’estate che si mescola al silenzio del tramonto, incontriamo Marta Proietti Orsella: virtuosa attrice poliedrica, giornalista curiosa e insegnante appassionata.
L'attrice sarda, che sarà la protagonista sul palco di San Teodoro nel prossimo autunno con “Due donne—un passo a due”, racconta di scelte artistiche, di cadute e risalite, di come l’esperienza di vivere in salsa sarda arricchisca il suo mestiere di interprete e di voce. Tra una risata e una riflessione, l’intervista esplora la sua visione del teatro come luogo di confronto, crescita e solidarietà, dove ogni passo è un compagno di viaggio. Benvenuti a San Teodoro, dove l’incontro con una donna che si fa progetto è già una scena pronta a brillare.
Nel tuo lavoro di attrice, interpreti molte donne diverse, ognuna con la propria storia e personalità. Come riesci a “vestirti” di queste identità multiple mantenendo sempre fede a te stessa?
"“Fare l'altro“ mi è sempre piaciuto, un gioco naturale fin da piccola. Il mio amore per il teatro sprofonda nell’infanzia, quando nonostante la timidezza, mi esibivo davanti agli ospiti (paganti) della casa al mare di mia zia e mettevo in scena storie inventate, che facevo interpretare a mia sorella e alle mie cugine. Questa esperienza si ripeteva tutti gli anni, quando ci penso mi viene ancora da ridere e credo che non avrei potuto fare altro nella vita che questo mestiere. Recitare, poi, è vita. Il teatro è anche un modo per cercare di vivere tutte le vite parallele che altrimenti non potrei conoscere. Personalmente poi, riesco a trovare un pezzo di Marta in ognuna delle donne che interpreto".
La tua interpretazione delle donne in scena sembra essere molto intensa e autentica. Qual è il processo che segui per entrare nel personaggio e trasmettere le sfumature di ogni donna che rappresenti?
"Le donne che interpreto sono spesso molto diverse (se non opposte) e per me ogni volta è una sfida cercare di “reggere il ruolo” ed essere credibile fino in fondo. Se da una parte è necessario studiare bene il personaggio, la sua storia e curare bene l'analisi del testo, dall'altra penso che bisogna anche farsi guidare dal proprio istinto attoriale. Spesso mi capita di avere intuizioni rapide che nascono da un movimento o ricordo o pensiero passeggero e che mi aiutano a trovare magicamente la chiave giusta per entrare nei panni di quel personaggio".
Hai lavorato su progetti come “S’accabadora” di Susanna Mameli, che ha ricevuto riconoscimenti importanti. Come ti avvicini a testi così profondi e complessi, e cosa ti ispira maggiormente in questi ruoli?
"Partendo dal presupposto che tutti i ruoli sono importanti e necessari, certamente un ruolo da protagonista è più impegnativo e stimolante per le sfide che comporta. Il ruolo di S'Accabadora non è stato semplice: con l'autrice e regista abbiamo provato tanto per indagare sull'animo di questa donna che, nella nostra storia, cade spesso in crisi per la missione che deve compiere. Antonia, nonostante la maschera ferma e dura, nasconde tante fragilità. “Io vado e torno dall'Inferno e non faccio cigolare i cancelli quando vado e torno”, dice per farsi coraggio, ma vive un'inquietudine terribile che non può e non riesce a esprimere con nessuno. Ecco: le vite così tormentate, fatte di grandi contraddizioni sono ruoli senz'altro più difficili e, anche se comportano una buona dose di stress, alla fine restituiscono tanta soddisfazione. "S'Accabadora" di Susanna Mameli ha vinto il premio alla drammaturgia al Roma Fringe Festival 2020".
Oltre alla recitazione, sei anche docente, giornalista e coordinatrice artistica. In che modo queste diverse attività si influenzano reciprocamente nel tuo percorso artistico?
"Per me sono tutte attività che completano il mestiere. L'esperienza del giornalismo, così come il mio trascorso attivismo in contesti femministi (penso al Forum delle Donne, alla scuola di Politica delle Donne e alle tante collaborazioni con associazioni femminili) hanno arricchito quella conoscenza dell'animo umano e della vita in generale da cui come attrice e regista non posso prescindere. Il lavoro di indagine giornalistica in particolare a volte mi ha dato conferma che la realtà supera la finzione. Spesso sono partita da storie vere per scrivere i miei testi o sono ricorsa a interviste fatte ad altre donne o uomini per interpretare certi ruoli. Ho cominciato presto a tenere laboratori teatrali, dopo il mio diploma all'Ecole Florent di Parigi. Mi piace insegnare agli aspiranti attori, anche ai più piccoli, poter trasmettere la mia passione e vedere sbocciare qualche talento in erba. Mi occupo anche di progetti speciali (teatro e disabilità, teatro nelle scuole contro la dispersione scolastica...). Coordinare i gruppi è molto stimolante e restituisce il senso del lavoro di squadra che deve animare quest'arte".
Hai programmato appuntamenti teatrali in Gallura? Ci puoi anticipare qualche progetto o spettacolo che sarà possibile vedere nella tua regione?
"A novembre sarò a San Teodoro con un nuovo lavoro: “DUE DONNE – un passo a due”. Il testo nasce da interviste a casalinghe ed ex prostitute. In scena ci sono Bettina e Stella, chiuse dentro un ghetto senza uscita. Le due donne confessano il fallimento della propria vita in una dimensione poetica, ritmica, che fa da sottosuolo ai monologhi e alle canzoni. È un progetto coraggioso che mi ha dato molte soddisfazioni nella sua costruzione, soprattutto perché parte da testimonianze di donne vere che si raccontano senza filtri. Credo che il grido di queste donne possa toccare le corde di tanti uomini e donne e, perché no, suscitare spunti di riflessione e di confronto".
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