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Origini del nome “Pittulongu”

Origini del nome “Pittulongu”
Origini del nome “Pittulongu”
Marco Agostino Amucano

Pubblicato il 05 July 2020 alle 17:01

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Olbia, 5 luglio 2020. “Comunemente si crede, però, che all’origine del nome Pittu lóngu ci sia la sporgenza costiera, lunga e stretta che separa la seconda dalla terza delle spiagge pittulongane”[1]. Così Dionigi Panedda, massimo studioso dei toponimi dei territori di Olbia e dintorni, verso la fine degli anni Ottanta riportava di un’interpretazione data da non si sa chi del toponimo costiero, cui gli olbiesi associano automaticamente - almeno dal dopoguerra - il trinomio mare-sole-spiaggia. Pittu sarebbe il sostantivo sardo-logudorese indicante “becco” o “estremità appuntita”” (vedasi anche il simile, e di comune derivazione, termine italiano “pizzo”, sinonimo di “picco” ossia cima di montagne, piuttosto frequente nella toponomastica di varie regioni italiane). L’aggettivo qualificativo “longu” non ha invece bisogno di traduzione.

Le quattro spiagge di Pittulongu come appaiono in Google Earth

Si confessa la nostra perplessità, da sempre, circa tale interpretazione. Lo stesso Panedda, ricordato sempre per il senso critico, la competenza, e la proverbiale pignoleria, piazzava dei punti interrogativi grandi così dopo questa quantomeno insolita interpretazione da lui trascritta. L'uso di tale appellativo geografico sarebbe stato in effetti insolita stravaganza; perché per definire cime di colline, monti e promontori sul mare indifferentemente, il termine prescelto in Gallura che altrove in Sardegna è sempre “punta”, o "capu, cabu" ecc.). Basta sfogliare il citato volumone di Panedda per rendersene conto. Per oltre cento volte appare ad esempio il toponimo generico “punta” (sia nella parlata sardo-logudorese che in quella corso-gallurese dove infatti il termine resta immutato), e per una sola volta, la nostra, il “pittu (longu)” verrebbe ad indicare una penisoletta insignificante, oltre tutto da interpretarsi con un beneficio di inventario da non poco, come visto (ci riferiamo ai punti interrogativi dello scomparso studioso olbiese).

Averla piccola in una foto d Peter Rohrbeck - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=46145819

A risolvere il dubbio ha per noi contribuito l’opera importante quanto utile del compianto prof. Enzo Espa (Dizionario Sardo-Italiano dei parlanti la lingua gallurese, Carlo Delfino editore, Sassari 2008 (edizione speciale per per l’Editoriale La Nuova Sardegna S.p.A.), che alla qualità unisce la facile reperibilità. Al volume 3 il lemma “pittulongu” [2] ribadisce che con questo sostantivo maschile il logudorese antico indica l’averla piccola (Lanius collurio), grazioso uccelletto simile al passero e dal canto melodioso (ascolta qui), che sicuramente tutti gli amanti della campagna sarda hanno potuto udire, essendo una specie molto diffusa nell’Isola, ed il cui habitat è preferibilmente costituito da zone pianeggianti o lievemente declivianti a clima secco, caratterizzate – come ci informa la voce Wikipedia- “da copertura erbosa con presenza di cespugli o alberi isolati”. Sembrerebbe proprio la descrizione del paesaggio della regione olbiese di Pittulongu. Le origini del nome della regione nel territorio di Olbia sarebbero dunque più ragionevolmente da ricercare nella particolare diffusione di questa specie di passeraceo, definito uccello dell’anno 2020 dal Birdlife Svizzera (vedi qui). Peraltro la presenza di ornitònimi (ossia di toponimi riferiti a volatili), di zoonimi (ad animali in genere) e di fitonimi (piante) è oltremodo diffusa ed usuale nelle campagne sarde. Una ragione in più per rendere ancora più accettabile la proposta di interpretazione proposta per Olbiachefu.


[1] D. PANEDDA, I Nomi Geografici dell’Agro Olbiese. Toponimi dei territori comunali di Golfaranci, Loiri-Portosamaolo, Telti, Olbia, Sassari 1991, (Carlo Delfino editore), p. 470, n. 1648, Pittu Longu

2 Ringrazio il dott. Antonio Appeddu, profondo conoscitore di “res Sardiniae”, per la preziosa segnalazione.