Thursday, 22 May 2025
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Pubblicato il 21 May 2025 alle 17:30
Olbia. Il santuario di Nostra Signora di Cabu Abbas, situato alle porte di Olbia, rappresenta uno dei più significativi epicentri del culto mariano in Gallura. Luogo di pellegrinaggio e di intensa devozione, è anche custode di tradizioni secolari che intrecciano la pietà popolare con le dinamiche identitarie e sociali del territorio. Le celebrazioni legate al mese di maggio, in particolare la festa dell’ultima domenica del mese e quella del primo maggio, configurano un vero e proprio rito collettivo, dove il sacro si coniuga alla memoria storica e alla partecipazione comunitaria.
In un momento storico in cui la religiosità popolare sembra talvolta relegata ai margini del dibattito culturale, risulta di grande interesse la riflessione proposta da Don Gianni Satta, parroco della chiesa di San Paolo di Olbia, sacerdote e studioso attento, che coniuga l’osservazione pastorale con riferimenti di alto profilo filosofico e teologico. Il testo che segue mette in dialogo la tradizione viva del culto mariano con le letture laiche e contemporanee offerte da filosofi come Salvatore Natoli e Massimo Cacciari, restituendo alla figura di Maria una profondità simbolica e antropologica che travalica i confini confessionali.
Pubblichiamo con piacere questo contributo, che si configura come un prezioso invito a rileggere il culto di Maria alla luce di una riflessione colta, capace di tenere insieme dimensione popolare e rigore speculativo.
La Madonna di Cabu Abbas - di Don Gianni Satta
Il mese di maggio, ancora, in qualche misura, per il popolo cristiano è il mese mariano. Il rosario, le rose, i pellegrinaggi, le feste nelle molte chiese campestri dedicate a Maria pullulano di processioni interminabili, corredate di bandiere, con una teoria interminabile di antiche e recenti effigi sacre e nastri colorati, ex voto.
Magari, è scemata quella partecipazione corale, popolare, devota della recita del rosario nelle comunità parrocchiali; che si esprime anche con una irrilevante presenza dei bambini e dei giovani. Solo, certe persone, di una certa età, mantengono viva, oltre la pratica individuale, la recita comunitaria del rosario.
Eppure, agli appuntamenti delle feste mariane in Gallura e in Anglona, c’è una partecipazione vivace, gioiosa, fresca. La partecipazione che si esprime in una generosa convivialità, rallegrata da vini generosi e pietanze tradizionali, con canti e balli. Un mondo del passato che non passa ma che si mantiene e anche si rinnova.
Questa grande espressione della pietà popolare, la devozione mariana, a Olbia si esprime ogni anno nell’ultima domenica di maggio, con la festa, nel santuario mariano cittadino, di Nostra Signora di Cabu Abbas. Fino all’evento infausto del covid, ogni anno, per tutto il mese di maggio, si sono alternati quotidianamente tutti i sacerdoti cittadini per celebrare alle 7:30 la Santa messa con una rilevante partecipazione di fedeli. Molti dei quali si preparavano alla celebrazione raggiungendo a piedi ogni mattina il santuario, recitando il rosario.
In questo quadro, ultimamente, due dei maggiori filosofi italiani contemporanei, Salvatore Natoli e Massimo Cacciari, dichiaratamente non credenti, hanno dato alle stampe due volumetti su Maria. Il primo intitolato Maria, la madre che salva, Morcelliana. Il secondo La passione secondo Maria, Il Mulino.
Verrebbe da dire, subito, incredibile! Due pensatori laici, di valore assoluto, che pongono al centro del loro pensiero Maria. In un campo più ampio della filosofia, altri pensatori agnostici come Emanuele Severino, Umberto Galimberti, Massimo Recalcati, seppur di iniziale cultura cattolica, hanno spaziato su temi teologici, religiosi cattolici non dico abbandonati ma attualmente trascurati da pensatori cattolici.
Perché i nostri due autori si interessano a Maria? Il filosofo Natoli ritiene, anche senza nessun riferimento alla trascendenza, che Maria risveglia nell’anima l’archetipo della maternità. "Monstra te esse matrem: la figura del materno può muovere e commuovere perché la madre è fonte della vita e tutti gli uomini- proprio perché nati da donna- in essa si riconoscono reciprocamente figli e uguali".
Il filosofo rileva che "nei secoli cristiani la figura della “Madre di Dio” ha occupato-e non poteva essere altrimenti- una posizione centrale sia nella liturgia sia nella devozione popolare. E soprattutto in quest’ultima. La Vergine Maria viene, infatti, venerata sotto innumerevoli titoli e nei più disparati luoghi e contrade".
Così, il Natoli articola, per sommi capi, il tema Maria, la Madre che salva, attraverso un percorso biblico sistematico liturgico e antropologico, che conosce molto bene con quattro passaggi. Apre tra storia e mito; si inoltra tra simbolo e allegoria; perviene alla Sancta Dei genetrix: misterium vitae (la Santa Madre di Dio).
Nel terzo passaggio, arriva a Maria di Nazareth prima discepola, prima cristiana. Scrive che la verginità è feconda perché si genera e questo è compito di tutti con le azioni e con le opere, si genera nello spirito. Infine, annota come "oggi, in una società dove si è spesso disposti a concedersi facilmente fino a svendersi, l’appello a mantenersi integri torna più che mai opportuno nella condotta pubblica e privata".
Infine, l’ultimo passaggio, la Mater misericordiae che ripropone sempre e nuovamente il codice materno. Rappresenta il volto materno di Dio. Figura esemplare colei che, accanto a suo figlio, si è messa a totale disposizione nl suo lieto messaggio ai poveri per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi Lc 4,18-19. In questa luce la ragazza di Nazareth non penso possa dire di più di quanto la Madonna Sistina non abbia detto a Grossman: questa Madonna è "l’espressione più atea della vita, di quell’umano a cui il divino non partecipa".
In una contaminazione intellettuale il filosofo Massimo Cacciari riprende, dalla pagina 75 di Natoli, l’immagine dell’affresco di Piero della Francesca, Madonna del Parto. E ne La passione secondo Maria il filosofo veneziano commenta il celeberrimo l’affresco. Due angeli aprono il sipario. E la Madonna mostra da quale ferita si generi Dio.
Una Donna sta al centro del Mistero dell’Incarnazione. "Una Donna assorta in sé, che con la destra custodisce il grembo gravido e con la sinistra sostiene il fianco come fanno tutte nel suo stato quando debbano reggersi in piedi".
L’autore rivela come una Madre puramente spirituale non può generare un Verbo-sarx. Si slaccia la sua veste per rendere manifesto il suo enigma: si dà come icona naturale (il volto affaticato) e, ad un tempo divina (Signora Maestosa).
Infine, seguendo il nostro percorso la Donna del parto matura in sé il Misericordioso, genera Misericordia per tutti…Indicando il taglio al centro del proprio corpo, che è il centro del cosmo, ed è certo anche ferita, ella è perfetta odigitria, colei che mostra il cammino.
A conclusione del breve percorso, un auspicio e un augurio: buona lettura di Maria, la Madre che salva e la Passione secondo Maria!
Don Gianni Satta
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