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Olbia, Deiana ricorre contro il no ai dragaggi: battaglia legale per il futuro del porto

Il progetto di dragaggio del golfo di Olbia ha un valore di 94 milioni di euro

Olbia, Deiana ricorre contro il no ai dragaggi: battaglia legale per il futuro del porto
Olbia, Deiana ricorre contro il no ai dragaggi: battaglia legale per il futuro del porto
Olbia.it

Pubblicato il 16 July 2025 alle 15:10

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Olbia. L'Autorità di sistema portuale del Mare di Sardegna ha deciso di ricorrere contro la bocciatura ministeriale del progetto di dragaggio del porto di Olbia. Il presidente Massimo Deiana ha ottenuto il via libera dal Comitato di Gestione per impugnare la decisione del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), presa di concerto con il Ministero della Cultura.

Il progetto di dragaggio del golfo di Olbia, del valore di 94 milioni di euro, prevedeva di portare i fondali del porto Isola Bianca e del porto Cocciani a 10 metri di profondità e quelli della canaletta di accesso a 11 metri. L'intervento avrebbe permesso l'attracco delle grandi navi da crociera di nuova generazione nel principale scalo passeggeri della Sardegna settentrionale.

La bocciatura ministeriale del 18 giugno 2025 ha riguardato specificamente le vasche di colmata Nord nell'area del pontile ex Palmera, destinate ad accogliere circa 250mila metri cubi di sedimenti di qualità peggiore non riversabili in mare. Secondo il Ministero della Cultura, le vasche avrebbero creato un "ampissimo banchinamento" di circa 5 ettari, danneggiando un paesaggio tutelato dal 1965 per la sua "indiscussa bellezza naturale". L'area rappresenta uno degli ultimi tratti di costa naturale rimasti, non interessati dai banchinamenti che hanno nel tempo artificializzato il tratto di costa a Nord dell'abitato.

Massimo Deiana, presidente dell'Autorità portuale della Sardegna, aveva definito la decisione ministeriale paragonabile a "essere autorizzati a costruire un grattacielo ma senza poter gettare le fondamenta". Con l'approvazione del ricorso, Deiana non esclude anche richieste di risarcimento danni per il blocco dell'opera strategica. L'Autorità portuale sostiene che il dragaggio sia essenziale per modernizzare il porto di Olbia e permettere l'accesso alle navi più moderne e meno inquinanti, in linea con le nuove normative ambientali europee.

Il Consorzio Molluschicoltori di Olbia, guidato dal presidente Raffaele Bigi, aveva espresso preoccupazioni per l'impatto ambientale del progetto già a maggio 2025 durante una conferenza stampa organizzata per rispondere alle dichiarazioni dello stesso Deiana e del sindaco di Olbia Settimo Nizzi. "Non si possono dragare cinque ettari di mare in una zona delicatissima dal punto di vista ambientale", ha dichiarato Bigi, esprimendo soddisfazione per la decisione del MASE. I molluschicoltori, che operano nel golfo di Olbia da oltre un secolo, occupano meno del 2% della costa rispetto alle infrastrutture portuali e hanno denunciato la progressiva riduzione degli spazi produttivi negli ultimi decenni a causa di vari progetti di sviluppo portuale e industriale.

Il settore ha manifestato disponibilità a collaborare per eventuali dragaggi, inclusa la rimozione temporanea degli impianti per facilitare i lavori, purché vengano rispettate le regole ambientali e fornite garanzie economiche. I rappresentanti avevano chiarito di non essere coinvolti nella procedura di Valutazione di Impatto Ambientale e di non essere responsabili dei ritardi burocratici, sostenendo che le limitazioni per l'accesso delle grandi navi derivano dalla conformazione naturale del golfo stesso.

La UIL Trasporti Sardegna ha definito "incomprensibile e irresponsabile, oltre che contradditoria" la bocciatura del progetto. I segretari regionali Valerio Mereu e Giovanni Maria Cuccu hanno evidenziato il rischio per migliaia di posti di lavoro diretti e indiretti nel sistema portuale olbiese, dal personale portuale alle imprese dell'indotto, fino all'intero comparto turistico. Il sindacato ha sottolineato un paradosso della decisione: senza dragaggio, il porto continuerà a ospitare navi più vecchie e inquinanti, con l'aggravio dei costi della tassazione ETS trasferiti sull'utenza, mentre le moderne unità Ro-Ro e passeggeri ecologiche non potranno attraccare per limiti di pescaggio. "Non si può sacrificare lo sviluppo economico e sociale di una Regione in nome di una scelta miope e contradditoria perché per preservare l'ambiente si sceglie di mantenere in servizio le navi più inquinanti", hanno dichiarato i rappresentanti sindacali.

La vicenda del dragaggio di Olbia rappresenta un caso emblematico dello scontro tra sviluppo portuale e tutela ambientale, con ricadute significative sull'economia turistica e marittima della Gallura. Il ricorso dell'Autorità portuale si concentrerà sulla necessità del dragaggio per lo sviluppo economico della Sardegna settentrionale e sulla sostenibilità delle soluzioni tecniche proposte. La battaglia legale potrebbe protrarsi per mesi, mentre il porto di Olbia continua a operare con le attuali limitazioni per le grandi navi.