Saturday, 03 May 2025
Informazione dal 1999
Pubblicato il 02 May 2025 alle 13:40
Olbia. Centocinque pale eoliche al largo della Costa Smeralda, alte fino a 300 metri, tra acque cristalline e rotte navali strategiche. È questa la prospettiva che il Coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica denuncia con forza, attraverso un nuovo comunicato in cui si punta il dito contro due progetti eolici off shore in fase avanzata di autorizzazione: Nurax Wind Power e Poseidon Wind Energy.
Il primo, promosso dalla società Nurax Wind Power S.r.l., prevede 33 turbine, con connessione a terra prevista sulle coste di Olbia. Il secondo, presentato da Poseidon Wind Energy S.r.l., prevede 72 pale, inizialmente con connessione prevista a Civitavecchia e ora spostata anch'essa su Olbia. Entrambi i progetti fanno capo alle stesse entità industriali: la danese CIP e GreenIT.
Secondo il Coordinamento, i due impianti sarebbero nati con documentazione quasi identica, tranne che per il punto di approdo dei cavidotti. Dopo la presentazione di osservazioni ufficiali da parte del Coordinamento al progetto Nurax, alcuni documenti di fondamentale importanza per la valutazione di Poseidon sarebbero stati tolti dalla consultazione pubblica, tra cui lo studio sui rischi per la navigazione e quello sulla producibilità dell’impianto. Accessibili solo ad "enti pubblici autorizzati" sarebbero invece la relazione meteomarina e il dimensionamento delle fondazioni galleggianti.
Il Coordinamento sottolinea la pericolosità di questa mancanza di trasparenza su progetti definiti "sperimentali", basati – si legge nel documento – solo su simulazioni software e denuncia l’assenza di valutazioni concrete sui rischi ambientali e sulla sicurezza della navigazione, in una zona attraversata quotidianamente da traghetti e cargo.
Secondo le analisi tecniche presentate nel progetto Nurax, in condizioni meteomarine critiche il raggio dell’area di rischio impatto per una nave passeggeri potrebbe arrivare fino a 130 km. Se si considera l’effetto cumulativo dei due impianti, l’area potenzialmente interessata si estenderebbe da nord a sud per circa 260 km, comprendendo tutta la costa nord e centro-orientale della Sardegna, rientrando quindi anche nelle acque territoriali. Per questo motivo, sostiene il Coordinamento, la Regione Sardegna dovrebbe avere voce in capitolo nel procedimento autorizzativo, a dispetto del fatto che gli impianti si trovino oltre le 12 miglia nautiche.
Nel comunicato viene criticata con durezza anche la Conferenza dei servizi svoltasi il 4 aprile 2025 in modalità telematica. Una riunione definita "frettolosa", in cui, secondo quanto riportato, nessuno dei Comuni interessati avrebbe partecipato: né Olbia, né Loiri Porto San Paolo, né i Comuni attraversati dal tracciato del cavidotto, come Tempio, Telti, Luras, Calangianus, Padru, Perfugas, Erula, Ploaghe e Codrongianus. Nessun diniego, nessuna osservazione, nessuna voce fuori dal coro.
Ancora più grave, secondo il Coordinamento, l’esclusione dalla conferenza di tutti gli altri Comuni costieri potenzialmente impattati, come Arzachena, La Maddalena, Budoni, San Teodoro, Posada, Siniscola, Santa Teresa di Gallura e Palau. Tutti territori che vivono di turismo e il cui paesaggio verrebbe radicalmente trasformato.
La preoccupazione espressa nel documento è netta: anni di lavori, fondali e coste sconvolti, transito marittimo compromesso, spiagge interdette, impatto sulla pesca e sulla fauna marina. Tutto questo in cambio di un progetto definito "impreciso", "incompleto", "sperimentale", calato dall’alto e fortemente speculativo.
Il Coordinamento chiude con un appello diretto ai cittadini, ai rappresentanti politici e agli enti sardi: "Abbiamo detto Nurax. Tenetelo bene a mente questo nome."
01 May 2025
01 May 2025
01 May 2025
30 April 2025
30 April 2025
30 April 2025
30 April 2025