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Olbia corre con Roberto Gallus: il medico–runner porta la Sardegna sul traguardo di Porto

La sfida di correre tra turni ospedalieri e passione la sportiva

Olbia corre con Roberto Gallus: il medico–runner porta la Sardegna sul traguardo di Porto
Olbia corre con Roberto Gallus: il medico–runner porta la Sardegna sul traguardo di Porto
Laura Scarpellini

Pubblicato il 27 November 2025 alle 13:30

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Olbia. Ci sono storie in cui lo sport diventa molto più di una disciplina: diventa un modo per conoscersi nel profondo, superarsi, e dimostrare che la passione non deve necessariamente fermarsi davanti ai ritmi serrati della vita quotidiana. È il caso questo di Roberto Gallus stimato otorinolaringoiatra presso il Mater Olbia Hospital e runner di lungo corso, che nei giorni scorsi ha preso parte alla Maratona di Porto, portando con orgoglio i colori della Sardegna, lungo le strade della splendida cornice portoghese.

Una partecipazione non solo sportiva, ma umana, fatta di sacrificio, preparazione e una straordinaria capacità di equilibrio tra lavoro e passione. Durante il nostro incontro Gallus racconta la sua esperienza, l’emozione di tagliare il traguardo e cosa significhi allenarsi con costanza nonostante gli impegni ospedalieri.

Un esempio di determinazione che dimostra come lo sport possa essere un motore di benessere personale, una valvola di sfogo e un modo per ricordare che i limiti, spesso, sono solo da riscrivere.

 

Da medico otorino molto stimato e da appassionato runner, come riesce a conciliare l’intensa attività professionale con la preparazione atletica necessaria per affrontare una maratona internazionale come quella di Porto?

"Preparare con serietà una maratona è sicuramente un impegno importante, che dura mesi, e concede solo minime variazioni imposte dalla vita di tutti i giorni. Essendomi dato un obiettivo relativamente ambizioso per un neofita solo alla seconda esperienza, ho dovuto dedicare all’allenamento da un minimo di un’ora e mezza nei giorni feriali fino alle tre ore la domenica, necessarie per le uscite lunghe. Questo ha richiesto tante sveglie alle 5 del mattino per rubare meno tempo possibile alla famiglia e al mio lavoro, e molto supporto in casa alleggerendo di qualche incombenza la mia quotidianità di papà e compagno. Chiaramente bisogna anche accettare i limiti imposti dal proprio corpo, e non andare mai oltre quel che si può chiedere a se stessi e soprattutto agli altri".

Quali sono state le emozioni e le sensazioni più forti vissute lungo il percorso della Maratona di Porto, e cosa ha significato per lei portare i colori della Sardegna in una competizione così prestigiosa?

"Chi ha corso una maratona sa che ci sono tre momenti nei quali il cuore batte più forte. Alla partenza il calore trasmesso dai compagni di viaggio, la musica e l’aria di festa che si respira in questi eventi danno una carica incredibile. A Porto la partenza è proprio di fronte all’oceano, e anche l’impatto visivo è notevole. L’adrenalina può anche giocare brutti scherzi in questa fase e portare a “esagerare” bruciando tante energie preziose proprio all’inizio. Il passaggio al trentesimo chilometro, il cosiddetto “muro”, è l’altro momento cruciale. È spesso una fase in cui la stanchezza è già tanta e si rischia di andare in affanno perché si è tenuto un ritmo troppo alto fino a quel momento. Nel mio caso le difficoltà sono iniziate poco più avanti, intorno al 35° km, con qualche accenno di dolore al quadricipite. È bastato però alleggerire un po' il ritmo, e superata la crisi ho iniziato ad assaporare la gioia del traguardo ormai così vicino. Proprio in prossimità di quella fase mia sorella, anche lei appassionata runner neofita, mi ha fatto la sorpresa di farsi trovare sull’ultima salita per fare il tifo, dandomi una carica incredibile. Alla fine il passaggio al traguardo è quasi una liberazione. Come tutte le emozioni che vengono dopo 3 ore di corsa, e mesi di preparazione, è incredibilmente intensa, al punto che qualche lacrima spinge per uscire. Nel mio caso è stata ancora più grande perché questa maratona in cuor mio la stavo correndo in memoria del Prof Alberto Artuso, Primario del Reparto ORL del Mater Olbia e Professore Associato al Policlinico Gemelli, grande maestro e uomo, che purtroppo ci ha lasciati proprio quest’anno. Come tutti i sardi vivo un attaccamento molto forte alla mia terra. Devo dire che in generale siamo sempre molto presenti e sempre molto orgogliosi di portare lo spirito della nostro popolo in giro per il mondo, e una bandiera non manca mai nei concerti e nelle manifestazioni sportive più importanti. Questa volta è toccato a me e ne sono stato felicissimo".

In che modo l’esperienza sportiva influisce sulla sua vita professionale e personale? Lo sport rappresenta solo una passione o anche una forma di equilibrio psicofisico utile nel suo lavoro quotidiano?

"In realtà ho iniziato a correre proprio per cercare un po' di serenità in un momento di grande stress, soprattutto lavorativo. All’inizio la fatica ha prevalso sugli effetti positivi, ma dopo qualche settimana qualcosa ha fatto click, e l’uscita di corsa al mattino non solo ha smesso di essere stancante, ma ha iniziato a darmi una carica incredibile che mi ha permesso di affrontare giornate pesanti con un’energia e una serenità forse mai sperimentate prima. Passare dalla corsa ricreativa alla preparazione della prima maratona ha aggiunto persino qualcosa in più. Credo che la disciplina richiesta da questo tipo di allenamento e il benessere mentale e fisico che mi ha portato la corsa in questi due anni abbiano avuto un impatto positivo sulla mia professione, che richiede di mantenere calma e lucidità anche quando la stanchezza si fa sentire".

Quali consigli si sente di dare ai tanti appassionati che, pur con impegni professionali importanti, sognano di affrontare una maratona internazionale ma non sanno da dove cominciare?

"Devo dire che nel rispondere a una domanda del genere sento tutto il peso del mio essere un “novellino”. Se però al posto del consiglio di un esperto accettano quello di uno che come loro ha appena iniziato ed è solo qualche passo più avanti, direi che il suggerimento migliore è quello di unirsi prima di tutto a un gruppo di corridori locale. Io ho avuto la fortuna di incontrare molto presto un manipolo molto affiatato di runner mattinieri, per gli amici “quelli delle sei”, coi quali ho condiviso tante uscite e dai quali ho imparato tantissimo. Paolo Costi, guida informale del gruppo, rappresenta in pieno lo spirito di inclusività e amicizia che rende questo sport speciale. Il passo alla più grande famiglia della Podistica Amatori Olbia della quale loro facevano parte è stato naturale, ed ha ancora più allargato quel senso di appartenenza a una comunità semplice e aperta, che lungi da instillare competitività malsana, insegna prima di tutto il supporto reciproco al raggiungimento dei propri obiettivi, non necessariamente agonistici, ma anche solo votati al piacere di una corsa assieme".