Wednesday, 22 October 2025
Informazione dal 1999
Pubblicato il 22 October 2025 alle 14:30
Olbia. È proprio il caso di dire che Gian Marco Leoni è una voce, che brilla nel panorama della divulgazione astronomica. Originario dell'Iglesiente nel sud-ovest della Sardegna ci ha catturato immediatamente con i suoi straordinari scatti presenti alla recente 𝐌𝐎𝐒𝐓𝐑𝐀 𝐀𝐒𝐓𝐑𝐎𝐅𝐎𝐓𝐎𝐆𝐑𝐀𝐅𝐈𝐀 - “𝐂𝐫𝐨𝐧𝐚𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐚 𝐮𝐧 𝐏𝐡𝐨𝐭𝐨𝐧𝐚𝐮𝐭𝐚” all'interno del Festival dell'Aeropsazio, tenutasi ad Olbia il weekend appena trascorso. All'esposizione curata da Daniela Cittadini, Direttrice creativa del MAD – Movimento Arte Design di Olbia era presente anche Federica Govoni direttrice del SRT e dell'INAF di Cagliari. Leoni per l'occasione ha messo a punto una selezione delle sue opere più iconiche, focalizzandosi sul raccontare il cielo non solo come fenomeno fisico, ma come linguaggio universale capace di unire pubblico, ricercatori e appassionati.
In questo interrogarsi tra scienza, fotografia e cultura, Gian Marco Leoni si configura come un moderno divulgatore visuale capace di rendere accessibile l’Universo, senza rinunciare alla profondità analitica che lo contraddistingue. Lui è un appassionato fotografo che ha trasformato la sua curiosità per il cielo notturno in una carriera affascinante, capace di fondere scienza e arte. Da oltre quindici anni Leoni cattura le meraviglie del firmamento trasformando le oscurità in visioni che raccontano non solo dove siamo, ma come funzionano le leggi che governano l’Universo. Le sue immagini hanno varcato confini espositivi e disciplinari, conquistando riconoscimenti in concorsi internazionali e trovando posto in musei e gallerie di tutto il mondo.
La sua fotografia non è solo bellezza estetica ma è una lente attraverso cui si comprende la ricerca scientifica. Leoni collabora con istituzioni di riguardo — tra cui INAF, ESA e Rai — e le sue immagini sono state pubblicate su testate prestigiose come Condé Nast, Bell’Italia e Il Corriere della Sera, contribuendo a un dialogo tra pubblico generale e comunità scientifica. Ogni scatto è una testimonianza di come la scienza possa dialogare con il linguaggio dell’arte, offrendo una chiave accessibile per interpretare fenomeni complessi come nebulose, buchi neri e rapido moto delle galassie.
Il suo lavoro fonde scienza e arte: quale è stata la sua ispirazione iniziale per trasformare l’osservazione astronomica in opere visive che parlano al pubblico internazionale?
"La mia ispirazione iniziale nasce dalla curiosità verso l’ignoto. Passavo le notti a osservare paesaggi, fenomeni e stelle con meraviglia, e da quell’esperienza è nata l’esigenza di creare un linguaggio capace di condividerla. Ho sentito il bisogno di trasformare l’osservazione astronomica in immagini che restituissero quella vertigine e la facessero vivere anche a chi non ha mai puntato lo sguardo — o un obiettivo — verso il cielo".
Ha collaborato con istituzioni prestigiose come INAF, ESA, RAI1, ASTEC e il Festival dell’Aerospazio. In che modo queste collaborazioni hanno influenzato il suo processo creativo e la scelta dei temi?
"Collaborare con INAF, ESA, RAI1 e con ASTEC/Festival dell’Aerospazio mi ha permesso di mettere alla prova il mio linguaggio in contesti diversi: dalla ricerca scientifica alla divulgazione, dall’innovazione alla celebrazione culturale. Ogni esperienza mi ha spinto a scegliere temi in sintonia con la mia visione e a fondere il mio lavoro con il contesto in modo naturale e simbiotico: così ogni collaborazione diventa un tassello che, passo dopo passo, rivela sempre più chiaramente la forma del mio percorso creativo, come un destino che mi guida verso la mia visione".
Le sue opere sono esposte in musei e gallerie: come si contestualizza una mostra di arte astronomica per risultare accessibile sia agli appassionati di scienza sia ai neofiti dell’arte?
"Ogni mostra è un laboratorio di linguaggio. Non espongo semplici immagini, ma costruisco un contesto narrativo che permette a chiunque di entrare in questo mondo: lo scienziato trova riferimenti solidi, il neofita si lascia guidare dalla suggestione. Un esempio emblematico è la mostra Notturne in Miniere, all’Archivio Storico dell’IGEA: in un luogo che custodisce la memoria del lavoro minerario, le mie opere hanno aperto una finestra sull’universo. Un altro momento significativo è stata la mostra al Festival dell’Aerospazio, dove il dialogo tra arte e astronautica ha coinvolto studenti, ricercatori e pubblico generale, creando un ponte tra innovazione e immaginazione. Sono esperienze che parlano al bambino che sogna guardando le stelle e all’artista che cerca un linguaggio per raccontarle: un dialogo vivo tra la terra e l’infinito del cielo".
Gian Marco Leoni con Federica Govoni direttrice del SRT e dell'INAF di Cagliari
Può raccontare un progetto o una serie che rappresenti al meglio il suo mondo, quale ponte tra ricerca scientifica e linguaggio estetico, inclusi eventuali ostacoli e come li ha superati?
"Ad esempio "Cronache da un Photonauta" allestita al Museo Archeologico di Olbia non è stata soltanto una mostra, ma il racconto di un viaggio di dieci anni. Un decennio di osservazioni, sperimentazioni, notti insonni e visioni che hanno preso forma in un linguaggio nuovo. Le opere non erano semplici immagini: erano tappe di un percorso che chiedeva un interprete, una figura capace di racchiudere quell’esperienza. La difficoltà più grande è stata dare un senso unitario a frammenti così diversi e costruire una progressione che partiva dal suolo per arrivare oltre la nostra galassia. Proprio da questa sfida è nato il Photonauta: esito naturale di un cammino che aveva bisogno di un nome e di un volto per essere compreso. Il bambino che guardava il cielo e l’artista che oggi lo racconta si sono incontrati in quel momento, dando vita a un viaggiatore simbolico che unisce scienza e poesia".
Qual è secondo lei il ruolo dell’arte nel raccontare la scienza al grande pubblico, e quale messaggio sogna che gli spettatori portino a casa dopo aver visto le sue opere?
"La scienza ci spiega come funziona l’universo, l’arte ci ricorda perché vale la pena guardarlo. Con il Photonauta restituisco alla scienza la sua dimensione emotiva: non solo conoscenza, ma esperienza. Il messaggio che sogno di lasciare è che l’universo non è distante: ci attraversa e ci parla, e l’arte può offrirci il linguaggio per ascoltarlo. È lo stesso messaggio che il bambino dentro di me avrebbe voluto ricevere e che oggi l’artista cerca di donare".
Gian Marco Leoni con l'astronauta Roberto Vittori
Un sogno nel cassetto…
"Ho molti sogni nel cassetto, e tra questi c’è quello che il mio linguaggio non resti confinato, ma diventi parte integrante dell’esplorazione umana. Vorrei che potesse accompagnare la scienza nei suoi viaggi, offrendo un modo nuovo per condividere con tutti le realtà più lontane. E, perché no, anche una collaborazione con la NASA non sarebbe male...".
Qual è stata la reazione più sorprendente del pubblico davanti alle sue opere?
"La reazione più sorprendente è stata scoprire un filo conduttore comune tra bambini, adolescenti e adulti. Tutti, con età e vissuti diversi, hanno provato lo stesso stupore: la sensazione di aver aperto gli occhi su qualcosa che fino a quel momento era rimasto invisibile. Le mie immagini hanno reso accessibile ciò che è ignoto e complesso, trasformandolo in esperienza immediata. I bambini si sono incantati davanti alla nebulosa, alla Luna minerale, alla cometa e all’eclissi; gli adolescenti hanno trovato un linguaggio capace di parlare alla loro curiosità; gli adulti hanno riscoperto una meraviglia che credevano perduta. In quegli sguardi diversi ma uniti ho visto la prova che il Photonauta è davvero un linguaggio universale".
Come immagina l’evoluzione del Photonauta nei prossimi anni?
"Il Photonauta non è un progetto personale, ma un linguaggio vivo destinato a crescere e trasformarsi in un movimento. Lo immagino aprirsi a collaborazioni con enti come INAF, ESA, NASA e con il mondo dell’istruzione, diventando anche uno strumento educativo. Un passo naturale saranno le mostre immersive, dove il pubblico non osserva soltanto, ma vive in prima persona il viaggio cosmico".
Un messaggio ai giovani che sognano di unire scienza e arte
"Custodite lo stupore e non temete le sfide. Scienza e Arte non sono mondi separati: sono due viaggi nello stesso universo. Il futuro è di chi osa partire".
22 October 2025
22 October 2025
22 October 2025
22 October 2025
21 October 2025
21 October 2025
21 October 2025
21 October 2025
20 October 2025
20 October 2025
20 October 2025