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Olbia, il caro-vita spinge agli affitti condivisi: ma chi paga la TARI e cosa bisogna comunicare al Comune?

Anche a Olbia si moltiplicano gli annunci di affitti condivisi

Olbia, il caro-vita spinge agli affitti condivisi: ma chi paga la TARI e cosa bisogna comunicare al Comune?
Olbia, il caro-vita spinge agli affitti condivisi: ma chi paga la TARI e cosa bisogna comunicare al Comune?
Olbia.it

Pubblicato il 16 October 2025 alle 12:30

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Olbia. Con i prezzi delle case ormai alle stelle e la vita quotidiana sempre più costosa, anche a Olbia si moltiplicano gli annunci di affitti condivisi: stanze singole, porzioni di appartamento o soluzioni temporanee messe a disposizione da privati che cercano di arrotondare il reddito. Nei gruppi social dedicati – come “Olbia Sardegna Affitto Case Stanze Senza Agenzie”, che conta oltre diecimila iscritti – ogni giorno si susseguono offerte, richieste e sfoghi di cittadini alle prese con un mercato immobiliare sempre più selettivo.

Ma dietro questa nuova forma di convivenza urbana si nasconde una domanda tanto semplice quanto cruciale: come viene pagata la TARI quando un immobile viene parzialmente affittato?
In molti casi, infatti, chi subentra in una stanza o in una quota di appartamento per periodi lunghi non risulta ufficialmente residente, e spesso nemmeno viene comunicata al Comune la presenza di nuovi occupanti.
Il risultato è duplice: da un lato si alimenta il sommerso fiscale, perché la tassa sui rifiuti continua a gravare solo sull’intestatario dell’immobile; dall’altro, se quest’ultimo dichiara di vivere da solo, finisce per pagare una tariffa inferiore rispetto alla reale produzione di rifiuti generata dagli inquilini presenti. Una distorsione che danneggia il Comune e crea disparità rispetto a chi, invece, rispetta le regole e dichiara correttamente la composizione del proprio nucleo o la presenza di affittuari.

"Buonasera, tutti affittano soltanto per un determinato periodo dell’anno, una volta finito quello la gente che ne ha bisogno per tutto l’anno poi si troverebbe per strada – scrive una cittadina nel gruppo – perché annualmente non ne affitta più nessuno e, soprattutto, se si hanno figli o animali è quasi impossibile trovare una sistemazione stabile". Una riflessione che riassume bene il disagio di chi cerca casa a Olbia per vivere e lavorare tutto l’anno, non solo per la stagione estiva. Se da un lato è legittimo che ciascun proprietario gestisca liberamente i propri beni, dall’altro la normativa impone alcuni obblighi precisi di comunicazione in determinate circostanze. Secondo quanto riportato sul portale ufficiale del Comune di Olbia, chi ospita o cede un alloggio – anche parziale – a cittadini stranieri non comunitari o apolidi deve effettuare una comunicazione entro 48 ore agli uffici comunali. L’obbligo serve a garantire la tracciabilità degli alloggi e rientra tra le comunicazioni che, in caso di omissione, vengono segnalate alla Polizia Locale.

Diverso è il caso delle locazioni occasionali o affitti brevi a scopo turistico, per i quali è prevista una comunicazione preventiva al Comune tramite apposito modulo – anche via PEC – indicando i dati catastali e il periodo di locazione. Si tratta di un adempimento obbligatorio per chi affitta per brevi periodi, ad esempio durante la stagione estiva, e che serve anche all’attribuzione del codice identificativo IUN.

Ma anche per gli affitti residenziali o stanze in condivisione, il Regolamento TARI del Comune di Olbia (delibera n.142/2020) è chiaro: chiunque detenga o occupi a qualsiasi titolo un immobile o parte di esso è soggetto passivo del tributo e tutti coloro che usano in comune le superfici sono responsabili in solido del pagamento.
Inoltre, l’articolo 27 stabilisce l’obbligo di dichiarare ogni variazione che comporti nuovi occupanti o modifiche all’utenza, entro il 31 gennaio dell’anno successivo. In caso di mancata comunicazione o dichiarazione infedele, il regolamento prevede sanzioni dal 50% al 200% del tributo dovuto, con un minimo di 50 euro.

Ciò significa che anche chi affitta una stanza in modo stabile dovrebbe aggiornare la propria posizione TARI, comunicando al Servizio Tributi la presenza del nuovo inquilino: un gesto di correttezza che evita disparità, errori e sanzioni.

Nel frattempo, il caro-vita continua a spingere molti olbiesi a “monetizzare” le proprie abitazioni: «A Pittulongu fra un mese vendo oppure affitto trilocale stagionale, forse annuale, 600 euro al mese più utenze e spese di rifiuti», scrive un altro utente. Segno che il mercato rimane fluido, ma anche incerto, sospeso tra convenienza economica e necessità sociali.

Resta quindi aperta la questione di fondo: come coniugare il diritto alla casa con una corretta contribuzione ai tributi locali, evitando che l’emergere di nuove formule abitative – legittime ma spesso irregolari sul piano fiscale – finisca per creare ulteriori disparità.

In attesa che il Comune e gli uffici preposti forniscano chiarimenti o campagne informative ad hoc, il dibattito nei gruppi social di Olbia continua a fotografare in tempo reale un fenomeno ormai radicato: quello di una città in cui anche la condivisione di una stanza diventa, sempre più spesso, una necessità.