Thursday, 16 October 2025
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Pubblicato il 16 October 2025 alle 08:00
Olbia. Olbia tra mare e luce offre lo spazio ideale per un’artista che l’ha eletta sua seconda casa e che sembra voler far parlare la Sardegna, attraverso la delicata trasparenza dell’acquerello. Paola Blasi, pittrice poliedrica originaria di Saronno, da anni si divide tra tele, creazioni artistiche da indossare e pratiche olistiche, in un percorso creativo che sfiora terra e cielo. Le sue opere scaturiscono da una sensibilità profonda verso la natura, raccontando l’Isola con una palette di colori profuma di onde e di panorami sardi. Ma Blasi non è solo pittrice: è anche una stimata operatrice del benessere, con una lunga formazione rivolta all’Oriente che guida sia le sue mani che i suoi insegnamenti, trasformando così l’arte anche in un’esperienza di ascolto e cura.
La sua attuale residenza ormai per lei è un luogo dove la luce diventa materia e il mare una fonte di ispirazione continua, rendendo ogni suo quadro e ogni creazione un vero e proprio piccolo rituale di riflessione.
In questa intervista Paola Blasi ci conduce nel suo mondo: un luogo dove l’acquerello non è solo tecnica, ma un vero e proprio linguaggio emozionale e dove i monili raccontano storie intrise delle natura sarda che resta la musa più discreta, ma potente.
La sua evoluzione artistica è molto poliedrica: acquerelli, gioielli che altro non sono che miniature di quadri astratti, e corsi di pittura. Cosa la ispira di più nella creazione e come convoglia le diverse forme d’arte in un linguaggio unico?
"Quello che mi ispira di più è tutto ciò che mi emoziona. Posso dire che in questo periodo sono più legata al mare e agli animali, in particolare ai gatti. In precedenza avevo realizzato molti ritratti, soprattutto di musicisti. Amo l'idea dei contrasti accostando qualcosa che abbia sia leggerezza che forza, così come mi attrae il movimento. Ecco quindi svelato il mio amore per il mare, le barche, insomma la dinamicità della vita, anche se amo dipingere sia le imbarcazioni in mare, che quelle parcheggiate sulle spiagge. Questa energia vitale la ricerco anche quando dipingo ritratti. Mi piace cogliere magari un particolare sguardo, il sorriso o la posizione delle mani o della testa. Faccio sempre quello che sento, quindi non adotto un preciso ed unico linguaggio, ma con le diverse forme d'arte esprimo quello che sono, quello che so fare, senza sapere cosa verrà colto dagli altri".
Parla spesso attraverso i gioielli che sono delle vere e proprie miniature di quadri astratti. Puoi raccontarci come nasce questa fusione tra pittura e gioielleria e quale messaggio vuoi comunicare a coloro che lo indossa?
"Chiamarli gioielli mi sembra quasi troppo. Io amo definirli quadri da indossare. L'idea è nata durante il periodo del COVID, quando si stava chiusi in casa e non potevamo fare niente. Quell'anno è stato proficuo sotto il profilo artistico perché ho dipinto molto. Ho realizzato questi piccoli quadretti con l'idea che si potesse portare con sé un piccolo ricordo della Sardegna. Sì, quella Sardegna vista attraverso i miei occhi, da ex turista. Ricordo ancora la prima volta che ho visto il mare, la sensazione che ho provato a 17 anni. Sono nati così questi piccoli quadretti che, pur essendo astratti, volevo evocassero fortemente la Sardegna attraverso i loro colori".
Come operatrice di benessere, quali sono i principi o le pratiche più ricorrenti che mette in atto nei trattamenti volti a migliorare la qualità della vita dei suoi clienti?
"Ho partecipato al primo corso tra il 2003 e il 2004, completando poi un percorso professionale di shiatsu di 1000 ore. Ho frequentato anche corsi minori, di approfondimento e un biennale tra il 2009 e il 2010 per conseguire la qualifica di operatore tecnico di massaggio orientale. Tutta la mia formazione è stata incentrata sulle tecniche e le terapie orientali, per cimentarmi infine anche nel corso di operatore del benessere, della durata di tre anni. Posso dire quindi di non andare ad utilizzare un protocollo fisso perché ho appreso veramente tante tecniche, tanto da poter dire di aver sviluppato un protocollo tutto mio. A seconda delle persone e delle esigenze specifiche, attingo dalla medicina cinese con l'agopuntura, stimolo con le mani o con le coppette. Il fine ultimo è sempre quello di risolvere le problematiche della persona attraverso trattamenti mirati".
Tra i trattamenti più ricorrenti, quando non c'è da affrontare un problema specifico, applico quelli standard come il rilassante-profondo, più energico perché lavora in profondità. C'è poi il decontratturante, molto rilassante, o il drenante richiesto soprattutto dalle donne. Infine il rilassante-leggero che lavora maggiormente a livello emozionale ed energetico. La sfera del benessere è davvero molto ampia".
Cosa porterebbe da Saronno ad Olbia e cosa da Olbia a Saronno?
"Anche se ormai non vive più a Saronno ma nelle vicinanze, porterei qui la mia mamma, mentre a Saronno porterei sicuramente il meraviglioso mare della Sardegna.
Parlando in termini più concreti, mi piacerebbe che qui a Olbia ci fosse più interesse per l'arte, soprattutto per la pittura e le arti figurative. A Saronno non è che la situazione sia molto diversa, tanto che prenderei comunque a riferimento Milano. Ecco, in questo caso il divario è marcato.
Del periodo in cui vivevo dalle mie parti d'origine, quello che mi manca è poter accedere a spettacoli, conferenze, tutto quel fermento culturale che ruota intorno all'arte, così come anche nell'ambito del benessere".
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