Thursday, 30 October 2025
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Pubblicato il 30 October 2025 alle 16:00
Golfo Aranci. Nella laguna veneziana prende forma un nuovo capitolo per l’arte contemporanea: un’opera che coniuga maestria artigianale, impegno istituzionale e dialogo con il pubblico. Il 23 ottobre, alle ore 12, nel parco dell’isola di San Servolo, parte della rete patrimoniale della Città Metropolitana, è stata inaugurata la scultura tessile intitolata "Bubu negli intrecci del fanciullino", realizzata dall’ormai golfoarancina, Emanuela Giacco.
L’opera è stata donata definitivamente dall'artista al Comune di Venezia e entrerà a far parte delle raccolte comunali di arte contemporanea, gestite dalla Fondazione Musei Civici di Venezia. Con questa acquisizione, San Servolo consolida la sua funzione di dietrofrontiera tra architettura, paesaggio e linguaggi artistici contemporanei, ospitando interventi che dialogano con opere storiche presenti sul territorio.
La scultura, interamente realizzata con cime nautiche, sorprende per la sua imponenza nonostante la sensibilità materica: una struttura in ferro zincato, rivestita con resina epossidica e verniciata, che esalta i nodi e le trame dei materiali utilizzati. Le dimensioni raggiungono 2,45 metri di larghezza, 2,4 metri di profondità e 2,55 metri di altezza, con un peso intorno alle due tonnellate. La scala cromatica che avvolge la superficie dell’opera richiama con intensità le trasparenze del mare e le sfumature cristalline che abbracciano Golfo Aranci. L’azzurro profondo dei suoi intrecci sembra respirare insieme al verde del parco, creando un dialogo naturale e armonioso tra acqua e terra, tra memoria marina e quiete vegetale. Il titolo evoca legami e dinamiche relazionali, temi centrali in un contesto dove l’arte si mischia a spazi pubblici e percorsi di visitatori, offrendo nuove chiavi di lettura sulla convivenza tra mare, architettura e vita quotidiana.
In questo suggestivo scenario, l’opera si inserisce in un tessuto culturale che comprende anche esemplari di maestri internazionali come dove convivono opere firmate da nomi come Pomodoro e Pistoletto, trasformando San Servolo in un “laboratorio” di letture contemporanee della realtà.
L'opera di Emanuela Giacco si configura come un tassello di lungo periodo per la scena artistica veneziana. L’accordo fra l’artista e le istituzioni locali supera la semplice donazione: stabilisce un modello di custodia condivisa, affidando la gestione, la conservazione e la valorizzazione a un organismo pubblico competente. In questo modo, la tutela dell’opera diventa una responsabilità collettiva, capace di garantire la fruizione pubblica e di assicurare la sua integrità nel tempo, pur lasciando spazio a future esposizioni in contesti urbani diversi e votati al dialogo con i cittadini.
La collocazione dell’opera sull’isola di San Servolo rinforza Venezia come centro pulsante della contemporaneità: un luogo di incontro tra innovazione tecnica, savoir-faire artigianale e linguaggi visivi all’avanguardia. L’opera tessile, realizzata con cime nautiche, dialoga con la vegetazione e con la storia del sito, trasformando il parco in un laboratorio a cielo aperto dove pubblico e arte si sfiorano con naturalezza. San Servolo si conferma così come cornice ideale per una riflessione estetica che attraversa materiali, forme e significati, proponendo nuove letture della relazione tra mare, città e creatività.
La cerimonia inaugurale ha visto la partecipazione dell’autrice e di figure istituzionali che hanno sottolineato come le donazioni possano diventare motori di sviluppo culturale, oltre che strumenti di conservazione. L’evento ha offerto un’occasione per ribadire l’idea di come una cultura pubblica partecipata, sia capace di trasformare il patrimonio in opportunità di incontro, studio e confronto tra generazioni.
Emanuela Giacco, che abbiamo già avuto modo di conoscere per le sue opere che ormai sono integrate nell'architettura golfoarancina, è protagonista di una pratica che intreccia manualità, innovazione e responsabilità sociale. Infatti le sue opere invitano a guardare oltre la materia, a riconoscere nelle corde e nei nodi una memoria condivisa e una prospettiva sulla vita come processo continuo. Grazie a questa scelta, le cime nautiche non raccontano solo una storia marittima, ma trasformano il tessuto stesso della città in un palcoscenico di bellezza, resistenza e dialogo tra comunità e ambiente.
L'artista ci ha resi partecipi di questa sua nuova grande soddisfazione artistica e personale: "Ogni anno tonnellate di fibre tessili sintetiche vengono smaltite e nel peggiore dei casi vengono scaricate nei fondali intaccando postoidonia e tutte le specie. Credo che l'arte parli attraverso le emozioni, motivo per cui il messaggio veicolato sarà sempre molto potente. È per me un immenso onore aver potuto lasciare un piccolo segno nella sconfinata e maestosa collezione di opere d'arte di Venezia. Venezia con la sua fragile bellezza surreale, i suoi scorci magici, il suo sapore romantico, i suoi palazzi scolpiti come merletti, con il suo ingegno, con la sua storia, con la sua maestosa piazza San Marco, i suoi gondolieri, i suoi canali, Venezia è un'opera d'arte senza tempo in cui si respira avanguardia. Con Biennale d'Arte, con Biennale d'Architettura, con la Mostra del Cinema, con il suo Carnevale, Venezia è teatro a cielo aperto di espressioni magiche".
È proprio il caso di dire che in questo intreccio di responsabilità istituzionale e creatività individuale, “Bubu negli intrecci del fanciullino” si propone come nuovo crocevia tra lo spazio verde di San Servolo e le pratiche artistico-culturali della Venezia contemporanea, confermando la vocazione della laguna a essere laboratorio aperto di arti, memoria e partecipazione".
Il vento della Gallura è giunto fino a Venezia, e sta regalando come sempre, grandi emozioni.
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