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Programmatore IT in smart working: ecco i vantaggi

Lo sviluppo tecnologico e i cambiamenti sul lavoro

Programmatore IT in smart working: ecco i vantaggi
Programmatore IT in smart working: ecco i vantaggi
Olbia.it

Pubblicato il 28 August 2023 alle 07:00

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Programmatore IT in smart working: si può?

Lo sviluppo tecnologico e digitale non ha soltanto rivoluzionato il modo di vivere delle persone, ma anche di lavorare: diverse professioni sono nate proprio grazie alla tecnologia, e altrettante sono state trasformate da essa e rese irriconoscibili rispetto a prima. Pensiamo per esempio al programmatore IT, oggi figura estremamente richiesta in tanti ambiti diversi: sono molte le piattaforme che richiedono le sue competenze, da quelle di giochi come ad esempio la piattaforma di Betway finora quelle social, passando per quelle gestionali e tutte le piattaforme che richiedono una figura ad hoc per la gestione tecnica.

E, data la natura delle mansioni di uno sviluppatore, oggi sono tantissime le offerte di lavoro da remoto per questo professionista: lo smart working è una possibilità non solo concreta, ma anche molto comune per il programmatore.

Programmatore in smart working: i vantaggi

Per capire al meglio in che modo un programmatore IT possa lavorare in smart working, bisogna avere le idee chiare su chi sia e cosa faccia di professione. Anche detto sviluppatore (o developer), il programmatore IT è il professionista che si occupa di scrivere i codici sorgente che si trovano alla base di ogni tipologia di software. Dal sito web che stai leggendo in questo momento alle applicazioni scaricate sul tuo cellulare, dalle piattaforme social ai videogiochi: tutto parte da una serie di righe di codice incomprensibile a chiunque, fuorché al programmatore.

A questo punto viene semplice anche immaginare come possa svolgere il suo lavoro da remoto: tutto quello che gli serve è un computer e, solo in alcuni casi, la connessione. Proprio in virtù di questo le aziende che cercano personale IT hanno iniziato ad aprire posizioni da remoto, e il vantaggio innegabilmente interessa entrambe le parti. Il programmatore ha la possibilità di lavorare in smart working, con tutti i benefici che ne conseguono: risparmio sul carburante, sul pranzo, sul tempo per raggiungere il posto di lavoro; l’azienda, dal canto suo, può anch’essa riscontrare un grande risparmio, tagliando le spese di affitti degli uffici e delle bollette conseguenti.

Spesso e volentieri il vantaggio per il dipendente riguarda anche l’orario di lavoro, non più necessariamente così fiscale 9-17: in questo ambito non è raro lavorare per “task”: cosa significa? Semplicemente, significa che il programmatore riceve un compito (o una serie di compiti) da portare a termine entro una data stabilita: che ci metta due ore o dieci giorni è indifferente per l’azienda, ma di certo permette a lui di organizzarsi la vita come meglio crede. Ed è questo proprio il punto di svolta: appurato ormai che non è vero che i giovani non hanno voglia di lavorare, ma che in realtà ciò che cercano sono condizioni più umane di lavoro, non è un caso che quella del programmatore sia una strada sempre più intrapresa.

Anche la formazione del programmatore è da casa

Per potere diventare un programmatore IT naturalmente c’è bisogno di studiare e di formarsi a dovere: in questo caso l’università è una delle possibili vie, ma non l’unica e tantomeno la più scelta, considerando che richiede cinque anni. In realtà oggi esistono svariati corsi di formazione che danno tutte le competenze necessarie per iniziare a lavorare nel campo IT, e che soprattutto possono essere seguiti da remoto. I corsi online, se scelti con attenzione, non hanno niente da togliere a quelli in presenza, anzi: garantiscono il vantaggio di poterli seguire ogni giorno, anche se c’è lo sciopero dei mezzi o la bufera di neve.

Molto spesso poi sono le aziende che erogano questi corsi a immettere il neo- programmatore nel mondo del lavoro, attraverso stage interni o convenzioni con aziende che assumono. Si tratta di un investimento che apre delle porte reali per il futuro e per il mondo del lavoro.

Full remote o ibrido

I vantaggi che offre lo smart working sono tanti ed estremamente rilevanti, ma spesso, accecati da essi, si sottovalutano gli aspetti negativi, che comunque esistono e che alla lunga si fanno sentire. Parliamo per esempio (e soprattutto) del senso di esclusione e di isolamento, così come della sensazione di non lasciare mai casa: è lì che vivi, è lì che lavori, è lì che trascorri il tuo tempo libero.

Ecco perché pare che il futuro del lavoro sia ibrido, vale a dire “un po’ e un po’”: sempre più aziende, infatti, offrono la possibilità di dividere il tempo di lavoro tra smart working e ufficio, in modo da non rinunciare a nessuno dei comfort possibili. Da una parte si sfruttano i vantaggi del lavoro da remoto, dall’altra si può socializzare con i colleghi, incontrandoli da vicino e vivendo una situazione più classica e fuori casa.

Non soltanto il lavoro ibrido è destinato ad avere sempre più successo, ma anche la formazione sta andando verso quella direzione: i corsi professionalizzanti sempre più spesso erogano la parte teorica in e-learning, continuando però a organizzare lezioni in presenza per le parti pratiche.