Olbia - Prima una
scientifica introduzione curata dall'archeologo olbiese
Agostino Amucano, poi le
testimonianze dirette di chi i bombardamenti del 1943 li ha vissuti in prima persona. Un racconto a più voci che ha tenuto incollati sulle sedie decine e decine di ascoltatori stipati nella saletta del
Circolo Nautico di Olbia. I venerdì del Circolo guidato da
Fabio Fiorentino iniziano così: col ricordo di quelle giornate tumultuose. Agostino Amucano, basandosi su fonti "edite" - come ama precisare, racconta la faccia scientifica del bombardamento. Un fatto storico, iniziato col primo attacco il
14 Maggio del 1943 e finito il
3 Luglio con gli ultimi bombardamenti, che ha segnato profondamente la Città di Olbia - che, all'epoca dei fatti, era poco più di un paese dotato di un'infrastruttura importantissima: il secondo porto della Sardegna. Proprio l'
Isola Bianca è il primario obiettivo dei bombardamenti alleati che, in poche settimane, sganciano sulla città circa
2000 bombe da 500 libbre ciascuna. Non si conosce il numero esatto di bombe perchè solo gli americani erano precisi nella "rendicontazione" delle missioni, per gli altri era tutto "carico imprecisato". Le 2000 bombe, gran parte cadute nel golfo, lasciano segni terribili sulla città. Il Municipio viene distrutto, il mercato - che all'epoca era in Piazza Matteotti - raso al suolo, l'idroscalo polverizzato e l'Isola Bianca subisce molti danni. I crateri sono nelle zone nevralgiche della città. E fanno vittime. La prima testimonianza è di
Giuliano Deiana che nei bombardamenti ha perso il padre. Deiana scrive una lettera che viene letta da
Raffaele Bigi, parente della famiglia. Il ricordo di Deiana, che all'epoca era poco più di un pacioccoso pupetto, è vivido e reale come se quell'esperienza terribile l'avesse vista con i propri occhi.
Perchè il padre, morto col fratello in Piazza Matteotti e ritrovato esanime sopra un marciapiede,
quel giorno doveva tornare dalla famiglia per donare al figlioletto delle scarpette fatte con pelle di agnello e sughero. Quelle scarpette verranno ritrovate molti decenni più tardi, quando la salma del padre verrà esumata per essere posta accanto a quella della moglie sopravvissuta. Accanto ai momento commuoventi e toccanti, ecco quelli più divertenti con
Francesco De Angelis, anche lui testimone oculare. L'ex barbiere racconta la sua odissea durante i bombardamenti a suon di battute e frasi veraci che si concludono sempre una risata fragorosa del pubblico presente in sala. E poi, ecco
Elio Bigi che, dopo aver raccontato l'epopea personale alla ricerca del padre e del fratello fortunatamente sopravvissuti, mette in guardia la Capitaneria di Porto dalle bombe inesplose ancora presenti sul fondale sabbioso del golfo interno. Tutto si chiude con un racconto che, a posteriori, possiamo definire quasi esilarante: perchè durante i bombardamenti c'è chi, per difendersi, si è aggrappato letteralmente al
quadro del Sacro Cuore intonando preghiere.
Per poi scoprire che il quadro era ancora appeso e che in braccio teneva uno specchio.