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Olbia, ode al Pronto Soccorso: trincea sanitaria tra pazienti spazientiti e dottoresse gentili

Olbia, ode al Pronto Soccorso: trincea sanitaria tra pazienti spazientiti e dottoresse gentili
Olbia, ode al Pronto Soccorso: trincea sanitaria tra pazienti spazientiti e dottoresse gentili
Angela Galiberti

Pubblicato il 11 July 2019 alle 14:12

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Olbia, 11 luglio 2019 - Se la sanità pubblica, a Olbia e in ogni altra città sarda e italiana, va avanti è grazie all'incredibile senso del dovere degli operatori sanitari: medici, infermieri e oss che ogni giorno - tra mille difficoltà - continuano ad aiutare i pazienti, andando spesso oltre il "contratto" di lavoro.

Oggi in redazione abbiamo ricevuto l'ennesimo attestato di stima nei confronti di questi operatori, in particolare di coloro che prestano servizio al Pronto Soccorso del Giovanni Paolo II: una vera e propria "trincea" sanitaria dove si scontrano e incontrano persone, storie e - a volte - intemperanze ingiustificabili.

A voler spezzare più lance nei confronti del Pronto Soccorso di Olbia è una cittadina residente in Gallura che, lunedì scorso, ha potuto constatare personalmente l'enorme professionalità (e il sangue freddo) degli operatori.

"Lunedì sera sono stata male e ho passato 4 ore al triage del Pronto Soccorso di Olbia e ho potuto vedere come hanno gestito il lavoro queste 5 dottoresse giovani, di grande carattere e di grande gentilezza", racconta la cittadina.

"Tra loro c'era una grande sintonia, nonostante la presenza di qualche paziente arrogante. Ho assistito a scene che, se fossero capitate a me, mi avrebbero fatto perdere decisamente le staffe. Loro, invece, pur lavorando con difficoltà hanno reagito con cordialità e gentilezza".

"Tutti parlano male di questo pronto soccorso - continua la cittadina -, sicuramente non lo hanno vissuto dentro".

La cittadina ha superato brillantemente il suo momento di difficoltà e ha osservato il lavoro febbrile del Pronto soccorso olbiese, sempre preso d'assalto durante i mesi estivi.

"Ho notato la disponibilità e l'umanità nei confronti dei malati, la pazienza anche con i parenti, specialmente da parte della dottoressa che fa le registrazioni all'ingresso - continua la cittadina -. Nonostante il casino, dava la possibilità di far star bene anche ai parenti dei pazienti. Ho anche visto un paziente fare lo "spiritoso" con una dottoressa e lei, senza essere scortese, ha risposto con caparbietà. Sono rimasta senza parole, anche perché prima di lui c'erano dei codici rossi e dei bambini piccolissimi".

"Ho parlato a lungo con loro e mi hanno raccontato le loro difficoltà - conclude la cittadina gallurese -. Non le hanno fatte pesare a nessuno".