Tuesday, 09 September 2025
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Pubblicato il 08 September 2025 alle 19:00
Olbia. Una perizia medico‑legale riapre un caso che ha scosso la città: un uomo di 57 anni, Gianpaolo Demartis, è morto dopo l’intervento di due Carabinieri muniti di taser e per settimane si è discusso se l’arma elettrica avesse avuto un ruolo. Ora i risultati dell’autopsia aprono scenari diversi, rilanciando il dibattito sull’uso del taser e sull’adeguatezza delle dotazioni.
Il consulente della Procura di Tempio Pausania, il medico legale Salvatore Lorenzoni, ha comunicato che il decesso di Gianpaolo Demartis, 57 anni, originario di Bultei ma residente tra Sassari e Olbia, non è attribuibile alla scarica del taser impiegato dai carabinieri durante l’intervento del 16 agosto. Secondo la perizia il 57enne è stato colpito da uno scompenso cardiaco in cardiopatia ischemica con stent coronarico; l’infarto sarebbe legato all’assunzione di sostanze stupefacenti e al conseguente aumento della pressione arteriosa. Nel referto si segnalano inoltre un’emorragia subaracnoidea e un edema cerebrale, verosimilmente collegati al trauma cranico e al rialzo pressorio.
La ricostruzione ufficiale riferisce che l’uomo, in evidente stato di agitazione, aveva aggredito alcuni residenti del quartiere Santa Mariedda e uno dei militari intervenuti. Dopo essere stato immobilizzato con il taser, Demartis è stato affidato al personale del 118, ma è morto durante il trasporto in ambulanza verso l’ospedale. La Procura di Tempio Pausania ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e ha iscritto due Carabinieri – il capo pattuglia rimasto ferito al volto e il collega che ha premuto il grilletto del taser – nel registro degli indagati.
Il SIC ha accolto con favore l’esito dell’autopsia e sottolinea che il taser rappresenta un prezioso alleato per la sicurezza degli operatori e della collettività. Secondo il sindacato, l’adozione di modelli più recenti come il T10, che consente di calibrare la potenza della scarica, migliorerebbe ulteriormente la proporzionalità degli interventi. L’organizzazione chiede al Ministero dell’Interno e a quello della Difesa di investire su dotazioni sempre più evolute.
Il caso resta comunque aperto: l’inchiesta della Procura dovrà valutare il comportamento dei militari, mentre i risultati degli esami tossicologici chiariranno definitivamente la natura delle sostanze assunte dalla vittima. La vicenda, insieme ad altri episodi simili avvenuti in Italia, alimenta il dibattito sull’utilizzo di armi a conduzione elettrica e sulla formazione degli operatori.
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